L’inquinamento atmosferico è uno dei principali driver del crimine a Londra. E’ questa la tesi contenuta in una ricerca della London School of Economics and Political Science dal titol Crime is in the Air: The Contemporaneous Relationship between Air Pollution and Crime. La tesi è chiaramente suggestiva. Secondo lo studio, pubblicato dall’Istituto di economia del lavoro (Iza), livelli più elevati di inquinamento atmosferico aumentano la frequenza dei crimini commessi. In particolare, la correlazione pare più forte per crimini come il taccheggio e il borseggio. Nulla di significativo è emerso sulla relazione tra inquinamento atmosferico e reati più gravi come omicidio, violenza e stupro. Sefi Roth, professore associato di economia ambientale e co-autore del documento, ha dichiarato a World economic forum online: “La nostra ricerca suggerisce che ridurre l’inquinamento atmosferico nelle aree urbane potrebbe essere un modo economicamente efficace per ridurre la criminalità, oltre ai benefici per la salute”.
I ricercatori hanno esaminato 1,8 milioni di reati in due anni tra il 2005 e il 2006 e li hanno confrontati con i dati sull’inquinamento nei quartieri londinesi. Per lo studio sono stati presi in considerazione fattori quali temperatura, umidità e precipitazioni per normalizzare i risultati. Guardando i numeri i ricercatori hanno scoperto come all’aumentare di 10 punti dell’indice di qualità dell’aria (AQI) che misura l’inquinamento atmosferico, cresce il tasso di criminalità dello 0,9 per cento. Facendo i calcoli un AQI che cresce di 35 punti, evento che si verifica in media un giorno su quattro giorni, implica il 2,8% dei reati in più.
Secondo i ricercatori il legame tra l’inquinamento atmosferico e il crimine potrebbe essere collegato agli aumenti dell’ormone dello stress cortisolo che possono verificarsi nelle persone esposte a livelli più elevati di inquinamento. La ricerca ha chiaramente forti implicazioni per altre grandi città come Chicago e New York che soffrono anche di alti livelli di inquinamento e criminalità. E non è l’unica che troviamo in letteratura. L’anno scorso fece discutere uno studio Usa pubblicato sulla rivista Psychological Science. Secondo i ricercatori della Columbia University le città più inquinate sono quelle dove vengono commessi più crimini, anche considerando fattori economici legati al reddito come povertà e disoccupazione. Lo studio ha preso in considerazione dati sull’inquinamento di 9.360 città in un arco temporale di nove anni. La ragione di questa correlazione sarebbe da ricondursi all’ansia provocata dall’inquinamento dell’aria. Meglio, l’effetto ansiogeno dello smog porterebbe a comportamenti poco onesti.
Sappiamo in letteratura come l’ansia è un fattore che può spingere che ne soffre ad assumere comportamenti violenti e aggressivi, e comportamenti non etici ma non violenti, come truffare a scopo di lucro. Il “link” tra la qualità dell’aria e l’ansia e questi comportamenti è stato studiato attraverso uno studio su un campione di adulti americani. I partecipanti sono stati divisi in due gruppi, al primo è stato chiesto si guardare alcune foto di Pechino che ritraevano la città con nuvole e smog. Al secondo gruppo la stessa città ma con il cielo azzurro e il Sole. Successivamente, ad entrambi i gruppi, è stato richiesto di compilare un diario dettagliato di una potenziale giornata vissuta in quella città. A questo punto è stato dato loro da fare un quiz basato sul lancio dei dati. Chi indovinava più risultati guadagnava più soldi. In pratica, i ricercatori hanno potuto così scoprire che il gruppo sottoposto alle foto della città inquinate barava più spesso degli altri.
Ci aspettiamo che in nome della lotta al climate change molti altri studi di questo tipo si guadagneranno spazio, quantomeno sulle pagine dei giornali.