Parlare di immigrati in generale ha poco senso. Uno dei modi più semplici per misurare la presenza degli stranieri è quello di guardare alla cittadinanza originaria. Nel 2018, mostrano gli ultimi dati Istat, il gruppo più ampio è composto da persone di cittadinanza rumena – che si ferma appena sotto le 1,2 milioni di persone. Assai più piccole le comunità che seguono, che hanno origine in Marocco e Albania, con la cinese che si aggira in totale intorno alle 290mila persone.
La grande crescita della comunità rumena inizia intorno al 2007, quando la Romania diventa uno Stato membro dell’Unione Europea e dunque beneficia della libera circolazione delle persone prevista dai trattati comunitari. Con il tempo però i flussi sono rallentati molto, e negli ultimi anni questo gruppo appare solo leggermente in crescita.
Gli altri due gruppi che seguono – albanesi e marocchini – risultano invece in calo dal 2014 circa in avanti. Entrambi si sono fermati prima di raggiungere il mezzo milione di persone ciascuno, e da qualche tempo stanno livellando leggermente verso il basso.
Il calo in alcuni numeri, oltre che da flussi in ingresso minori, può essere spiegato anche dal fatto che le persone presenti da più tempo hanno ormai acquisito la cittadinanza italiana e dunque non sono più considerate “straniere”.
Crescono invece molto le comunità cinesi e ucraine, che – rispettivamente – in sei anni sono passate da 200 a poco meno di 300mila persone; e da 180 a 240mila.
Come d’altra parte hanno fatto e fanno anche gli italiani all’estero, gli emigrati non si spostano in modo uniforme nella nazione verso cui si dirigono, ma tendono piuttosto a raggrupparsi spesso in nuclei intorno a coloro che sono arrivati per primi: parenti, amici.
La comunità cinese – e più in generale dell’Asia orientale – non è certamente la più ampia in assoluto, ma in una città come Milano per esempio è quella di maggior ampiezza, seguita da coloro che arrivano dal nord Africa e poi dal centro e sud America. A Roma, d’altra parte, il gruppo di gran lunga più grande è composto da persone in arrivo da altre parti dell’Ue.