Nel’Info data potete cercare il singolo politico o partito politico o privato cittadino e scoprire quanto ha speso in advertising per le elezioni europee. I dati rilasciati da Facebook sono stati presi a partire dal 17 aprile e fino al 16 maggio. I dati si riferiscono a spese superiore ai 100 euro.
Primo Matteo Salvini, poi il Partito democratico e più sotto Berlusconi. Non sono i risultati elettorali per le elezioni europee della prossima settimana ma la classifica di chi ha speso di più su Facebook in comunicazione politica. Sopra tutti naturalmente c’è il Parlamento europeo come istituzione che negli ultimi trenta giorni ha messo sul piatto 186mila euro. I partiti italiani vedono la Lega con quasi 76mila euro di spesa, poco più sotto il partito democratico con 73mila euro e a una distanza di 10mila euro dal primo Silvio Berlusconi. I dati li ha resi disponibili la stessa Facebook con la nuova policy che si sono dati in vista delle elezioni.
Da marzo a maggio di quest’anno, sono stati spesi sulle pagine di Facebook di di natura politica e temi di interesse nazionale poco meno di 61.900 euro. Diciottomila solo nell’ultima settimana, un segno che l’attività sui social di questo tipo si sta intensificando. Qui trovate dove Facebook spiega cosa si intenda per “inserzioni che riguardano contenuti di natura politica o temi di interesse nazionale“. Nell’articolo sul Sole 24 Ore.com il dettaglio di tutte le campagne.
Il grosso della spesa come si fede nell’Info Data si è concentrato in Lombardia, Lazio e Campania.
Ricordiamo che nei giorni scorsi Facebook ha chiuso 23 pagine in Italia per diffusione di false informazioni e violazione delle regole del social network. La decisione del social network è arrivata dopo aver accertato che le fanpage diffondevano bufale sui migranti e sui vaccini, oltre a messaggi antisemiti. In totale le pagine in questione avevano circa 2,5 milioni di follower. L’azione di Facebook è arrivata dopo la segnalazione di Avaaz, organizzazione non governativa attiva sul tema dei diritti umani, che il 3 maggio scorso aveva segnalato all’azienda di Manlo Park “numerose violazioni delle condizioni d’uso della piattaforma, come cambi di nome che hanno trasformato pagine non politiche in pagine politiche o partitiche; l’uso di profili falsi; contenuti d’odio (hate speech); comportamenti non autentici o di spam delle pagine”, scrivono in in una nota pubblicata oggi sul loro sito.