Il 26 maggio prossimo gli europei voteranno per rinnovare il parlamento europeo, dando così un giudizio su quanto esso ha fatto negli ultimi cinque anni e su quanto si aspettano farà nei prossimi cinque.
Uno dei modi per farsi un’opinione sul lavoro dell’ultima legislatura comunitaria appena conclusa è dare un’occhiata a quanto i suoi membri sono stati attivi, sotto vari aspetti. Il sito Mepranking.eu, per esempio, aggrega tutte le attività pubbliche dei parlamentari europei in un singolo indicatore che riflette quanto essi hanno svolto diversi tipi di compiti.
Dato il tema in ballo, è molto importante sottolineare i limiti di questo tipo di indicatori. Quello che si può fare in maniera automatica è aggregare l’attività di ciascun europarlamentare – presenze alle sedute, discorsi, presentazione di emendamenti e così via – assegnando a ogni cosa che fa un peso e poi sommare il tutto. Si tratta di una rilevazione in un certo senso “meccanica”, perché premia la quantità del lavoro svolto e punisce per esempio chi non partecipa di frequente all’azione politica.
Non esiste però un algoritmo che possa poi entrare nel merito delle attività svolte e giudicare se esse siano positive per la collettività o meno. È del tutto possibile che un ipotetico parlamentare europeo lavori molto e al contempo le sue attività facciano più male che bene. Stabilire se questo è il caso è un compito che nessun altro può svolgere, a parte gli elettori.
Chiarito questo, nella classifica dei più attivi il prima è di gran lunga l’italiano Antono Tajani, presidente del parlamento europeo, seguito dal leader dei popolari europei e futuro candidato a presidente della commissione europea Manfred Weber. Altri nomi noti, in questo gruppo, comprendono il belga Guy Verhofstadt – leader del gruppo dei liberali (ALDE).
L’indice di attività di Tajani raggiunge un valore di 353 punti, mentre per cercare di fare un confronto il valore mediano di tutti gli europarlamentari è 44. Vuol dire che se li mettessimo tutti in fila, da quello con il risultato minore fino allo stesso Tajani, la persona esattamente in mezzo del gruppo avrebbe appunto un risultato pari a 44.
In questo caso come nei successivi come valore di riferimento è stato scelto proprio quello mediano, perché casi “estremi” come appunto quello di Tajani rischiano di rendere la consueta media un po’ fuorviante.
Nell’altro verso troviamo invece coloro che hanno svolto pochissime attività con in cima, fra gli altri, due estoni e due tedeschi. Fra loro spuntano anche i nomi di alcuni italiani, di cui due in arrivo dalla Lega e uno dal Partito Democratico.
Tutti e tre, tuttavia, sono entrati al parlamento europeo solo dopo le politiche del 2018 sostituendo altri politici italiani eletti altrove fra cui lo stesso Matteo Salvini. Il tempo che hanno avuto a disposizione per fare il proprio lavoro è stato dunque inferiore rispetto a chi è stato in carica per l’intera legislatura.
Proviamo, per semplicità, a raggruppare tutti i censiti in “scatole” ognuna composta da 45 punti nella scala di attività proposta. Dei circa 750 parlamentari europei censiti, 132 rientrano fra coloro con un punteggio molto basso, a indicare un’attività scarsissima o quasi nulla, e pochi più nel gruppo appena superiore. Sono una novantina quelli con un’attività intorno al valore mediano, e da lì a salire fino ad alcuni casi molto elevati come appunto quello di Tajani. Si tratta comunque di eccezioni individuali: l’eurodeputato “comune” tende a lavorare molto meno.
Fra tutte le famiglie politiche presenti al parlamento europeo, l’indice di attività maggiore è quello dei liberal democratici del gruppo ALDE (Alliance of Liberals and Democrats for Europe), seguiti dalla sinistra radicale e dal gruppo di conservatori e riformisti (European Conservatives and Reformists, ECR) – alleanza politica animata soprattutto dalla destra inglese e polacca.
Gli indipendenti, ovvero coloro non associati a nessun gruppo, hanno fatto registrare i numeri più bassi. Anche gli ultra conservatori del gruppo ENF (Europe of Nations and Freedom), di cui per l’Italia fa parte la Lega, risultano fra i meno attivi.
Possiamo usare i numeri del sito anche per fare un confronto diretti fra due gruppi agli estremi per risultati: i liberal democratici e gli ultra nazionalisti. Quest’ultimo gruppo è grande grosso la metà del primo, ma risulta comunque avere un numero simile di euro parlamentari poco o pochissimo attivi.
Fra gli ultra nazionalisti troviamo poi un nucleo di euro parlamentari attivi tutto sommato nella media, ma pochissimi sopra quella soglia. Viceversa, fra i liberal democratici ci diversi rappresentati sopra la mediana in termini di attività, e in effetti un certo numero anche fra coloro con i numeri più alti in assoluto.
Nella visualizzazione che segue, oltre a confrontare i gruppi appena citati è possibile selezionarne due a piacimento per scoprire somiglianze e differenze. Bisogna comunque tenere a mente che alcuni sono molto più grandi di altri, e pensare in termini di differenze relative più che assolute.
Se tagliamo la torta dei numeri nell’altro verso – dal punto di vista delle nazioni invece che dei gruppi politici – possiamo invece scoprire quali sono i paesi che hanno eletto rappresentati più attivi.
In questo modo l’Italia risulta poco sopra la mediana generale, precedendo di poco la Spagna, con Malta e Belgio in cima. Dati i risultati della Brexit, non sorprende poi forse troppo trovare gli inglesi molto più in basso, ma in effetti anche i francesi non fanno registrare esattamente valori elevatissimi. Terz’ultimi, per parte loro, gli europarlamentari greci.
Questi, è bene ricordarlo ancora, sono valori quantitativi che rappresentano l’attività svolta ma non possono entrare nel merito delle politiche per capire quanto poi i singoli eurodeputati sono stati efficaci o hanno inciso – nel bene e nel male – sulle leggi e dunque sulla vita concreta delle persone. Già solo far parte di un gruppo all’opposizione, per citare il caso più ovvio, limita molto la possibilità di incidere concretamente sul processo legislativo.
Combinando nazioni e singoli gruppi politici possiamo anche farci un’idea di quanto i partiti italiani sono più o meno attivi rispetto ai loro corrispettivi di altri paesi. Già in partenza sappiamo che gli ultra nazionalisti non appaiono particolarmente attivi, ma i loro membri italiani – in effetti i leghisti – lo sono ancora meno del resto del gruppo.
Caso opposto è invece quello di chi è stato eletto con il Movimento 5 Stelle, che in media risulta avere un livello di attività molto maggiore rispetto a quello generale della famiglia politica di cui fa parte.
Sono numeri che, in effetti, rendono il gruppo dei Cinque Stelle il più attivo fra tutti quelli italiani presenti al parlamento europeo. Dopo di loro vengono, nell’ordine, liberal democratici e verdi, con i socialisti europei del Pd appena sopra la mediana generale. Parlare di gruppi, nel caso specifico di liberal democratici e verdi, non è però del tutto corretto perché in entrambi i casi in effetti si fa riferimento soltanto a singoli euro parlamentari. Le destre tendono a fare abbastanza mle e questo vale sia per i popolare europei di Forza Italia (nel grafico in rosa) e gli ultraconservatori della Lega (in fondo alla classifica). Anche i tre parlamentari italiani censiti sotto la bandiera della sinistra radicale appaiono sotto la media.
Tutti i rappresentanti eletti in Italia e censiti da MEPranking.eu sono stati inseriti nella tabella che segue, in cui è possibile cercarli uno per uno e confrontarli fra loro. Sapere quanto sono stati attivi non può essere certamente l’unico metro di paragone, prima di giudicarli o giudicarle alle urne fra pochi giorni. Ma quanto meno sapere se alcuni di loro non hanno fatto praticamente nulla, nel tempo che hanno avuto a disposizione, male non può fare.
La metodologia completa usata per costruire l’indicatore usato è disponibile online a questo .