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politica

Lega vs. Cinque Stelle: come sono cambiati nei Comuni i rapporti di forza

 Sulla mappa è rappresentata la differenza tra la percentuale ottenuta dalla Lega e quella del M5S. I comuni il cui territorio è dipinto di giallo sono quelli in cui la percentuale registrata dai grillini è più alta di quella leghista. In quelli colorati di blu, invece, Salvini ha ottenuto più voti di Di Maio. Il filtro in alto consente di zoomare su una regione. A sinistra è rappresentata l’Italia uscita dalle urne il 4 marzo dello scorso anno. A destra quella fotografata alle elezioni europee del 26 maggio scorso.

E se è vero che si tratta di due consultazioni con un’affluenza ben diversa (il 72,93% le politiche, il 56,1% per le europee), bassa lo scorso fine settimana soprattutto in quel Sud che dei Cinque Stelle è grande bacino elettorale, resta il fatto che in un anno i rapporti di forza interni alla maggioranza sono drasticamente cambiati.

Un anno fa Luigi Di Maio giurava al Quirinale da vero vincitore della competizione elettorale, forte di quel 32,7% dei consensi che fecero del Movimento5Stelle il primo partito. Matteo Salvini era invece l’alleato a lungo cercato dai grillini, che dopo settimane di trattative accettò di sottoscrivere quel contratto alla base del programma del governo guidato da Giuseppe Conte. In dodici mesi lo scenario è completamente cambiato.

Alle politiche dello scorso anno non c’era un comune da Roma in giù in cui la Lega fosse riuscita ad ottenere una percentuale più alta rispetto ai Cinque Stelle. Lo stesso era avvenuto in buona parte dei comuni del centro. Ed anche in molte zone del Nord-Est la Lega non riusciva a superare i futuri alleati grillini. Anche a Milano, per dire, il M5S ottenne il 17,9% contro il 16,5% di Salvini e soci.

Guardando ai risultati di domenica, invece, bisogna scendere fino in Molise per trovare i primi comuni nei quali i Cinque Stelle abbiano ottenuto una percentuale più alta degli alleati di governo. Ma i territori colorati di giallo sono comunque stretti in una morsa blu. A segnare un completo ribaltamento dei rapporti di forza all’interno della maggioranza.

Non è tutto. Sì, perché l’astensione più alta nelle zone del Sud, notoriamente bacino di voti grillino, non spiega del tutto quanto avvenuto domenica. Si prenda, ad esempio, il caso del Piemonte. Qui il calo di affluenza è stato minore di quello nazionale. Nel senso che si è passati dal 75,2% delle politiche al 64,7% delle europee.

Un anno fa M5S e Lega si contendevano la regione, con ampie zone in cui erano stati i grillini ad ottenere risultati migliori dei leghisti. Il Piemonte uscito dalle urne domenica scorsa, invece, è quasi completamente dipinto di blu. Resta gialla, ma con differenze percentuali più contenute rispetto ad un anno fa, l’enclave grillina della Val di Susa. Dove Salvini, dichiaratamente a favore della Tav, difficilmente potrà sfondare.

Tutto questo per dire che la storica scarsa affezione degli italiani per le elezioni europee non è probabilmente l’unico elemento che ha penalizzato il Movimento5Stelle. Certo, manca la controprova. Per capire il reale consenso grillino sarà necessario misurarlo alle elezioni politiche. Ma visti i risultati di domenica, è difficile immaginare che a Di Maio interessi verificarlo tanto presto.