Il Parlamento appena eletto e la nuova commissione che si insedierà nel giro di qualche mese dovranno assegnare i fondi per la coesione per il settennato 2021-2027. Nel periodo compreso tra il 2014 ed il 2020 sono stati distribuiti qualcosa come 351 miliardi di euro.
Uno dei criteri per l’assegnazione delle risorse a livello regionale riguarda il rapporto tra il Pil delle singole regioni e quello medio europeo. Nello specifico, ricevono una quota maggiore quelle aree definite meno sviluppate, in cui il pil pro capite espresso in Ppp è inferiore al 75% di quello medio europeo. Se è maggiore del 90% la regione viene considerata più sviluppata. Mentre quelle ricomprese nell’intervallo sono considerate in transizione.
La mappa fotografa la situazione al 2017. Come si può notare, le aree meno sviluppate si concentrano nelle regioni del Sud e dell’Est Europa. Alcune si trovano nel Regno Unito, ma non è detto che ricevano fondi. O almeno, bisognerà prima capire cosa succederà con la Brexit.
L’Italia è, al solito, spaccata in due. Ma se Campania, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia erano considerate meno sviluppate già nella ripartizione dei fondi 2014-2020, la situazione è peggiorata per Molise e Sardegna. Lo stesso vale per l’Umbria, scesa nella fascia di transizione. L’auspicio è che i fondi europei aiutino ad invertire la rotta.