Quanto conta la televisione nell’era dei social media? Tanto, sopratutto in Italia: parliamo di decine di milioni di persone che ne fanno uso, per diverso tempo, ogni giorno. Che rapporto c’è fra l’informazione e la politica, una questione fondamentale per qualunque società democratica. L’idea più semplice, per farsi un’idea, può essere per esempio capire quali politici oppure quali partiti ottengono più spazio in Tv.
Il progetto Agcom.g0v.it, promosso dall’associazione indipendente Copernicani e reso pubblico pochi giorni fa, si occupa proprio di questo: mettere a disposizione del pubblico una serie di informazioni sull’ecosistema televisivo per cercare di tracciarne una mappa.
Se guardiamo ai singoli politici, dunque, quello cui è stato concesso più spazio in assoluto è stato il leader della Lega Matteo Salvini, seguito da Luigi Di Maio e – abbastanza più indietro da Giuseppe Conte e Silvio Berlusconi. Per fare un confronto, il valore di Di Maio è più che doppio rispetto a quello del segretario del PD Nicola Zingaretti.
Il risultato dei partiti è leggermente diverso, e vede invece in testa – nel complesso – il Partito Democratico, con il Movimento 5 Stelle subito dopo. Ancora di seguito troviamo i membri del governo, con l’altro partito che ne fa parte a chiudere i primi quattro posti.
Nel pesare questi risultati, bisogna tenere a mente che chi appartiene alla squadra di governo fa quasi sempre parte o è comunque molto vicino ai soggetti politici che sostengono l’esecutivo; 5 Stelle e Lega, appunto. Significa, a conti fatti, che i valori reali delle presenze di questi due partiti sono in qualche misura maggiori delle singole voci che li compongono.
Questi numeri non considerano però che le trasmissioni televisive sono diverse fra loro, quanto ad ascolti, e quindi trascurano che alcune di esse sono assai più seguite di altre e dunque in grado di portare il messaggio dei politici a un maggior potenziale di spettatori-elettori.
Il solo “tempo di parola”, che in gergo indica quanto spazio viene lasciato a un soggetto che parla a schermo, è allora un indicatore senz’altro interessante ma alla fine parziale.
Per cercare di capire quanto vale realmente l’esposizione dei politici in Tv, gli autori della piattaforma agcom.g0v.it hanno “pesato” i tempi di parola misurati dall’autorità garante delle comunicazioni (AGCOM) con i dati Auditel per cercare di stimare quant’è il pubblico potenziale ci ciascuna trasmissione.
Essi hanno ottenuto così una misura cui hanno dato il nome di “impressioni Tv”, che come ricordano nella pagina di spiegazione sul sito rappresenta “una stima grezza del numero giornalieri di frasi destinate a tutti i potenziali spettatori TV”.
Questa misura dovrebbe in teoria darci un’idea migliore di quali sono i politici che comunicano di più con il grande pubblico usando la televisione. Confrontando i risultati del semplice tempo di parola con quelli delle impressioni TV le posizioni di Salvini e Di Maio, per esempio, si invertono. Questo suggerisce che il primo ha ottenuto certamente più spazio del secondo, ma presumibilmente in trasmissioni meno popolari.
Usando la stessa metrica migliora la posizione relativa del segretario del Pd, che si situava al quinto posto considerando solo il tempo di parola ma è stato ospite di programmi che lo hanno esposto a un’audience piuttosto ampia – fattore che lo porta al terzo posto per impressioni Tv.
Sia Berlusconi che Conte, per parte loro, in quest’ultima misura fanno peggio che guardando semplicemente al tempo di parola, a indicare che anche nel loro caso le presenze in Tv sono state forse molte per quantità ma non sempre in trasmissioni molto viste dal pubblico.
Fra i diversi editori, mostrano ancora i dati della piattaforma, è la Rai che dedica più spazio in assoluto ai temi politici, mentre su Sky i valori che misurano questo aspetto sono grosso modo la metà.
Anche a Mediaset lo spazio totale della politica è ampio, anche se non quanto nel servizio pubblico, mentre nel gruppo Cairo Communication (di cui fa parte La7) troviamo valori più vicini ai minimi di Sky che altri grandi editori.
I numeri del sito riflettono la situazione nel periodo subito prima delle elezioni europee del 26 maggio scorso, il che ci consente di farci un’idea di come sono andate le cose in questo periodo critico. Da marzo a maggio, mostrano le rilevazioni, il tempo di parola medio giornaliero è salito moltissimo per Di Maio fino a raggiungere il picco appena prima del voto.
Una traiettoria simile, pur se più accentuata, di quella del segretario del PD Nicola Zingaretti.