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economia

Non tutte le periferie sono uguali. Torino la città più “equilibrata”

Non tutte le periferie sono uguali. Ce ne sono di più o meno “funzionali” a seconda della presenza e assenza di servizi di diverso tipo: commerciali, sociali e sanitari, infrastrutture, di riqualificazione urbana, turistici e culturali. Si parla di “effetto città”, e di periferia “funzionale” quando in una certa zona sono presenti tutte queste variabili.

La cattiva notizia è che in Italia siamo ancora ben lontani dall’avere periferie davvero funzionali. Man mano che ci allontaniamo dal centro l’effetto città è sempre più rarefatto. In molti casi la periferia di una grande città è ancora un luogo sbilanciato, monofunzionale, spesso solo commerciale.

I dati li ha raccolti l’Atlante delle Periferie Funzionali del MiBACT, con dati aggiornati alla fine del 2016, che ha esaminato nove città metropolitane (esclusa Roma) – Bari, Bologna, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Reggio Calabria, Torino, e Venezia – sezione per sezione, comparto per comparto, per capire come si articola questa rarefazione dell’effetto città. Nel complesso per tutte le città si osserva un gradiente impietoso, sia che si parli di cultura, che di servizi per il tempo libero, che di progetti di riqualificazione urbana.

Nel grafico abbiamo accostato i dati sul numero di sezioni con caratteristiche urbane, per distanza dal centro e tipologia di attività, dove la classe 1 è la più vicina al centro (meno di 500/1000 metri) e la classe 5 la più periferica. A Milano si passa dalle oltre 6000 sezioni del centro che possiedono luoghi per attività culturali (librerie, biblioteche, cinema, musei, spazi per rappresentazioni culturali dal vivo, accesso a banda larga, spazi di co-working, sedi di imprese creative e di associazioni culturali, e istituti universitari), alle appena 129 dell’area più periferica. Fra le attività sociali, sanitarie e sportive (fra cui anche scuole e sedi di associazioni sociali per la comunità) si passa dalle oltre 8000 del centro alle 200 della periferia urbana più lontana.

La strada per combattere le disuguaglianze sociali passa anche per una riqualificazione mirata delle periferie, dove avviene il primo fondamentale accesso ai servizi per molte persone. È proprio lì che si gioca la partita di chi rimane indietro, ma è necessario conoscere l’assetto della propria specifica periferia.

La città con la maggiore presenza in termini assoluti di sezioni censuarie a carattere urbano nel quale si registra il fenomeno delle periferie funzionali è Milano, anche se esse sono quasi esclusivamente caratterizzate dalla presenza isolata di servizi commerciali e/o artigianali. È Torino la città più equilibrata quanto a varietà dei tipi di periferie funzionali, con casi di distretti culturali e sportivi periferici. Restano però esempi marginali.

Bologna è invece la città che presenta la minor incidenza di monofunzionalità (gli esperti usano anche il termine demixitè, come sinonimo), in particolare di aree unicamente legate al commercio e all’ artigianato. A Firenze la presenza rilevante di periferie funzionali sul totale della superficie a carattere urbano si caratterizza per l’importante presenza di funzioni artigianali e servizi commerciali isolate, in alcuni casi in compresenza con attività e servizi per il turismo e il tempo libero.
Male a Venezia, dove l’incidenza delle periferie funzionali rispetto al totale delle sezioni censuarie a carattere urbano è ancora molto scarsa e al suo interno contempla quasi esclusivamente tipi di periferie commerciali, artigianali e turistiche.

Napoli vive una situazione ambigua: a una presenza molto importante di sezioni urbane identificabili come periferie funzionali, si abbina la massima varietà dei tipi di periferie e un’importante presenza delle periferie demix, lasciate cioè a se stesse in termini di servizi. Lo stesso vale per Genova, una città in cui il fenomeno della demixitè appare significativo in termini assoluti, ma dove si segnala la presenza prevalente di aree caratterizzate dalla concentrazione di attrattori territoriali e programmi di riqualificazione edilizia in aree dove mancano altri generi di servizi.

Infine, a Bari sono prevalenti le aree caratterizzate dalla presenza isolata di un articolato insieme di funzioni turistiche e commerciali, mentre a Reggio Calabria la presenza delle periferie funzionali (soprattutto presenza isolata di servizi commerciali e/o artigianali) non è ancora particolarmente significativa.