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cronaca

Sicurezza alimentare, italiani poco interessati a quello che c’è nel piatto

Nei giorni scorsi l’EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, ha pubblicato i risultati del primo sondaggio condotto dal 2010 su quanto gli europei si interessano di ciò che mangiano. L’Italia non ne è uscita certo bene: solo il 17% degli intervistati ha dichiarato di preoccuparsi personalmente di sicurezza alimentare, contro una metà europea del 41%.
Si informa il 12% dei ragazzi con meno di 15 anni, il 16% degli adolescenti e una persona su 4 con più di 20 anni. Ma se in media in Europa si osserva un gradiente fra working class e strati di popolazione più benestanti, dove questi ultimi sono molto più consapevoli, in Italia questo gradiente non emerge così nettamente, tranne che per il ceto medio alto della società.

In realtà non è che gli italiani si disinteressino completamente degli alimenti che acquistano: ci sono alcuni ambiti che ci preoccupano abbastanza. Siamo per esempio molto attenti ai rischi di eventuale tossicità, ben più della media europea (ha risposto affermativamente il 61% degli intervistati italiani contro il 50% di quelli europei), e sulla provenienza degli alimenti, che preoccupa il 61% dei connazionali contro il 53% degli europei. È interessante osservare che nella scelta di un prodotto la questione costo non è fra le nostre priorità: l’ha segnalata solo un italiano su tre, contro la metà degli europei.

La prima fonte di informazione, non solo per noi italiani, è ancora la televisione, con buona pace di chi punta il dito contro le fake news che riempiono i social media. 7 italiani su 10 si informano su questi temi in tv, solo 3 su 10 su internet (esclusi i social) e il 23% sui social network. C’è una buona notizia: nel nostro paese è più alta rispetto alla media europea la percentuale di persone che si informano tramite pubblicazioni di settore, lezioni, seminari e conferenze. Circa un intervistato su dieci. Eppure, solo una persona su quattro ha dichiarato che quanto ha appreso in materia di sicurezza ha inciso sulle sue abitudini in cucina.

Purtroppo la fiducia nelle istituzioni che si occupano di sicurezza fra gli italiani è molto bassa rispetto alla media europea. Uno su tre è d’accordo sul fatto che in Italia ci siano delle norme che garantiscono che gli alimenti che mangia siano sicuri (in Europa lo pensa il 43%), mentre il 19% è tranquillo che le autorità nazionali ed europee garantiscano in materia di rischi alimentari (media europea del 29%). Solo il 14% degli intervistati è a conoscenza del fatto che esista l’EFSA e il 17% ritiene che la consulenza scientifica sia indipendente da conflitti di interesse.

La metà degli intervistati in Italia non si fida dei giornalisti, una percentuale in linea con la media europea, Il 38% delle istituzioni: autorità nazionali, ONG ed Europee. La buona notizia è che la categoria di cui ci si fida maggiormente sono gli scienziati: solo il 18% degli italiani preferisce non ascoltarli.

Alla domanda “di quali questioni riguardanti la sicurezza ha sentito parlare?” solo su additivi e antibiotici oltre la metà degli italiani è stato raggiunto da una qualche informazione. In particolare il gap rispetto alla media europea è elevato per quanto riguarda la presenza di residui di antiparassitari negli alimenti: solo il 38% degli italiani ne ha sentito parlare, contro il 65% degli europei.

Considerato che su dieci risposte si poteva rispondere affermativamente solo a cinque, in Italia si osserva una minor polarizzazione rispetto alla media europea. A preoccuparci maggiormente sonno i residui di antibiotici, steroidi e ormoni nella carne, questione indicata dal 44% degli italiani come prioritaria. Seguono gli inquinanti presenti per esempio nel pesce o nei prodotti lattiero caseari, mentre solo il 24% si dice preoccupato dagli OGM, contro una media europea del 27%. Gli unici due aspetti che preoccupano più gli italiani della media europea sono le reazioni allergiche a cibi o bevande e le tracce di materiali che entrano a contatto con gli alimenti, come plastica o alluminio.