Oltre che da un punto di vista geografico, i risultati scolastici cambiano moltissimo anche in base alla scuola frequentata. Da tempo, ormai, prove di questo genere mostrano come gli studenti dei licei tendano ad andare meglio di quelli degli istituti tecnici, con i professionali in fondo alla classifica. Non si tratta di differenze piccole: punteggi tanto differenti ai test riflettono un gran divario di competenze fra gli uni e gli altri.
Per paradossale che sembri, non tutti i risultati scolastici dipendono dalla scuola. Una parte importante della formazione dei ragazzi deriva dal contesto sociale, economico e familiare in cui essi crescono, e che ha anch’esso un’importanza fondamentale.
Come ricorda Iinvalsi nel suo rapporto, “la ricerca nel campo dell’educazione ha più volte dimostrato che l’ambiente di provenienza influisce in modo determinante sulla motivazione a imparare, sulle aspettative future, sui risultati delle prove di apprendimento, sulla scelta degli studi, e, in generale, sul profitto e sulla carriera scolastica e professionale degli studenti. Di questo fattore occorre tenere conto quando si confrontano classi e scuole diverse”.
Per farlo le prove sottoposte ai ragazzi raccolgono anche informazioni sulla loro condizione sociale, economica e culturale, e la sintetizzano in un indicatore statistico che può essere usato per capire che legame esiste fra questo genere di fattori e i risultati scolastici.
In generale, si legge, “in tutte le materie testate dall’Invalsi e in tutti i gradi scolari, dalla scuola primaria alla scuola secondaria di secondo grado, è osservabile una correlazione positiva tra indice di status e punteggio nelle prove” – o per dirla in altre parole i ragazzi che provengono da un contesto più favorevole tendono ad avere risultati migliori.
Questo si lega ai diversi risultati di licei e altri tipi di scuola. “La scuola secondaria di secondo grado appare socialmente stratificata”, infatti, nel senso che i figli di famiglie benestanti tendono a frequentare più spesso i licei, da cui ottengono di solito una preparazione migliore, mentre il contrario succede per chi al contrario parte da una situazione più sfortunata. Chi sta già meglio ottiene di più dal sistema scolastico, e viceversa.
Una situazione che rende più rigida la mobilità sociale, tanto che “a parità di risultati scolastici, in particolare quando questi non sono brillanti, uno studente con uno status sociale elevato sceglie più facilmente una scuola di tipo liceale rispetto a uno studente di condizione famigliare più modesta”.
Il risultato finale è che, secondo l’Ocse, “la mobilità intergenerazionale rispetto al livello d’istruzione raggiunto è relativamente bassa: in base ai dati del 2012, l’81% degli adulti nella fascia d’età 25-64 i cui genitori non hanno un titolo di studio d’istruzione secondaria superiore ha terminato gli studi allo stesso livello dei genitori (media OCSE: 37%), mentre solo il 19% è riuscito a raggiungere un livello più alto”.
Seconda puntata (segue)