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cronaca

Stranieri (minorenni) e reati: non c’è nessun “effetto sbarchi”

Nella proporzione di reati compiuti da minorenni stranieri e italiani non si riscontra nessun effetto rilevante dovuto agli sbarchi. Nel 2018, così come nel 2002, tre minorenni su quattro in carico agli Uffici di servizio sociale dell’area penale sono italiani, mentre uno è straniero. Tra le provenienze comunitarie prevalgono la Romania e la Croazia, mentre tra le altre nazionalità si distinguono l’Albania, maggiormente nell’area penale esterna, la Bosnia Erzegovina, la Serbia. Tra le provenienze africane, invece, continuano a prevalere i minorenni e i giovani adulti del Marocco, dell’Egitto, della Tunisia.

Lo mostrano chiaramente gli ultimi dati pubblicati il 13 giugno scorso dal Ministero della Giustizia, sui minorenni e giovani adulti italiani e stranieri dell’area penale in carico ai Servizi della Giustizia Minorile ospitati nelle strutture residenziali, Centri di prima accoglienza (CPA), Istituti penali per i minorenni (IPM) e Comunità.

Se la presenza degli stranieri è maggiormente evidente nei servizi residenziali, si osserva in questo gruppo un calo maggiore di utenti negli ultimi 15 anni, rispetto al gruppo di italiani. Dai dati dell’anno 2018 si osserva che è dovuto a soggetti stranieri il 43% degli ingressi nei centri di prima accoglienza (472 collocamenti su 1.090), ma se fra gli italiani si è passati da 1.561 ingressi del 2002 ai 618 del 2018, tra gli stranieri da 1.952 a 452 ingressi.

I Centri di prima accoglienza accolgono temporaneamente i minorenni fermati, accompagnati o arrestati in flagranza di reato dalle forze dell’ordine su disposizione del Procuratore della Repubblica per i minorenni. Il minore permane nel Centro di prima accoglienza fino all’udienza di convalida, per un tempo massimo di novantasei ore. Durante l’udienza, il giudice per le indagini preliminari (GIP) decide se convalidare l’arresto o il fermo e quale delle quattro possibili misure cautelari previste per i minorenni applicare: prescrizione, permanenza in casa, collocamento in comunità, custodia cautelare in carcere. Qui emerge una prima differenza etnica: i minorenni stranieri tendono a essere rinviati a custodia cautelare con più frequenza, anche se in numero assoluto sono di meno. Riceve questa disposizione il 31% dei non italiani contro il 22% dei cittadini italiani. Di contro, le decisioni di permanenza in casa sono maggiormente applicate a favore degli italiani piuttosto che dei non italiani.

Per quanto riguarda l’immissione in comunità, si registra un trend complessivo in crescita in questo senso negli ultimi anni, non solo quale misura cautelare, ma anche nell’ambito di altri provvedimenti giudiziari, per la sua capacità di contemperare le esigenze educative con quelle contenitive di controllo. Sebbene gli stranieri rappresentino il 38% dei collocamenti nelle comunità (739 ingressi su un totale di 1.961), la crescita nel loro numero assolito dal 2002 a oggi è stata molto più contenuta rispetto a quella degli italiani.

I meno fortunati all’uscita dai CPA sono invece collocati negli Istituti penali per i minorenni (IPM), dove vengono eseguite la misura della custodia cautelare e la pena detentiva. Riguarda gli stranieri il 44% degli ingressi negli IPM (496 su un totale di 1.132), ma anche qui il numero di utenti si è dimezzato dal 2002, mentre fra gli italiani è rimasto stabile.

Il secondo aspetto rilevante di questi dati riguarda il tipo di reato. I minorenni stranieri si dedicano maggiormente al furto rispetto agli italiani, ma molto meno allo spaccio di stupefacenti, a estorsioni e maltrattamenti in famiglia.  La prevalenza di furti rispetto ai reati contro la persona, specie fra gli stranieri, si riscontra a tutti i livelli di accoglienza residenziale, sia fra i minori presenti nei CPA, che nelle comunità, che negli IPM. Segno che le storie vanno sempre e comunque inserite all’interno del contesto e non assunte come simbolo per un’etnia. Cittadinanza a parte, la maggior parte del criminalità minorile è connotata dalla prevalenza dei reati contro il patrimonio e, in particolare, dei reati di furto, rapina e spaccio, mentre le lesioni personali volontarie occorrono in molte meno occasioni.