Negli asili nido italiani c’è posto per un bambino su quattro. Il riferimento è l’anno scolastico 2016/2017, durante il quale, stando ad Istat, le strutture pubbliche e private presenti sul territorio italiano erano in grado di accogliere solo il 24% dei bambini sotto i tre anni. Un dato lontano dall’obiettivo europeo, che chiede ai Paesi membri che nei nidi ci sia spazio almeno per un terzo della popolazione di riferimento. Ed è appunto mettendo a confronto i posti disponibili su base provinciale con i residenti di età inferiore a 2 anni dei rispettivi territori che Infodata ha costruito questo grafico.
I punti in marrone rappresentano le province del Nord, quelli azzurre il centro, quellie arancioni il Sud e le Isole. Il filtro in alto a sinistra consente di spostare l’analisi su una singola regione.
Il colpo d’occhio dice che, a parità di popolazione, nelle regioni del Nord ci sono più posti disponibili negli asili. Valga, su tutti, il confronto tra le province di Milano e Napoli. Nella prima i residenti under 2 al 1 gennaio 2016 erano 83mila, contro i poco meno di 87mila della seconda. Eppure nel capoluogo lombardo i posti disponibili negli asili erano 15mila, contro gli appena 2mila della ‘capitale’ campana.
Il punto più in alto a destra sulla mappa, come è facile intuire, è rappresentato dalla provincia di Roma. Capace di accogliere negli asili nido del territorio poco meno del 20% dei bambini di età inferiore ai due anni. In generale, il record positivo spetta a Gorizia, che ha spazio per il 29,7% dei bambini. Mentre la prestazione peggiore si registra a Caserta, dove i nidi garantiscono un posto ad appena lo 0,3% della popolazione di età inferiore ai 2 anni.
Uno dei temi, quando si parla di questo tipo di servizi, riguarda la percentuale del costo che viene lasciata in carico alle famiglie. Su questa mappa Infodata ha messo in relazione questo dato con quello relativo alla copertura del servizio.
Le dimensioni di un punto indicano la percentuale di bambini che può trovare spazio nei nidi: più è grande, più c’è posto. Il colore, invece, rappresenta la quota a carico delle famiglie: più è scuro, maggiore è la somma che i genitori devono versare ogni mese.
La provincia in cui questo costo è maggiore è quella di Cuneo, dove in media il 40% della retta è in carico alle famiglie. A Vibo Valentia, in Calabria, i genitori pagano appena il 2,5% del costo del servizio. In generale, si può notare che le maggiori percentuali di costi scaricati sulle famiglie si registrano nei territori nei quali è anche più alta l’offerta di posti disponibili. Mentre in quelle province in cui l’offerta è minore è anche più bassa la somma a carico delle famiglie. In Sicilia, per dire, mandare un figlio al nido costa meno che nelle regioni del Nord. Certo, a patto di riuscire a trovare un posto.
Articolo pubblicato in marzo 2019