Gli uomini che lavorano part-time lo fanno perché non hanno trovato un’occupazione a tempo pieno, le donne perché devono prendersi cura di un familiare, sia esso un bambino o un adulto non autosufficiente. Vale in Europa e vale, soprattutto, in Italia.
I numeri arrivano da Eurostat e fanno riferimento al 2018. Il filtro sotto il titolo (in alto a sinistra per chi legge da desk) consente di selezionare uno dei Paesi dell’Unione.
Come si può osservare, a livello europeo le due ragioni principali per cui si lavora part-time sono l’impossibilità di trovare un impiego a tempo pieno, vale nel 25,6% dei casi, o la necessità di occuparsi di un bambino o di un adulto non autosufficiente, circostanza che riguarda il 23,5% di chi ha un contratto a tempo parziale. Solo l’8% sceglie questa formula perché sta completando gli studi.
Se però si distoglie lo sguardo dalla colonna verde, che indica il totale dei lavoratori part-time, e si presta attenzione alla suddivisione di genere, si vede emergere una differenza. Solo il 22,6% delle donne che hanno un’occupazione a tempo parziale si trova in questa condizione perché non ne ha trovata una full-time, contro il 35,6% degli uomini. Al contrario, il 28,7% delle lavoratrici part-time ha fatto questa scelta perché deve occuparsi di un familiare contro appena il 5,9% dei colleghi maschi.
Concentrandosi sull’Italia, si nota come questa tendenza sia ancora più marcata. Appena l’1,2% degli uomini che lavorano con un contratto a tempo parziale lo ha scelto perché deve occuparsi di un familiare, contro il 18,7% delle donne. È a queste ultime, dunque, che si chiede di sacrificare la propria carriera, o comunque un reddito che derivi da un’occupazione a tempo pieno, per occuparsi della famiglia.
Occorre però sottolineare come il principale motivo per cui si lavora part-time in Italia è che non si riesce a trovare un impiego full-time: succede all’80,4% degli uomini che hanno un impiego di questa natura e al 60,7% delle donne. Dato che rappresenta un indicatore significativo del mercato del lavoro nel nostro Paese.
E proprio parlando di mercato del lavoro, è interessante notare come cambi la situazione nei diversi Paesi europei. In questa mappa è visualizzata la percentuale di lavoratori part-time sul totale degli occupati, sempre nel 2018.
Le dimensioni delle bandiere sono legate alla percentuale di contratti a tempo parziale: più sono grandi, più è alta quest’ultima. Come si può osservare, le percentuali più significative si registrano nell’Europa occidentale. Mentre nei Paesi dell’ex patto di Varsavia la quota di lavoratori part-time è decisamente più bassa.
In Bulgaria, ad esempio, appena l’1,8% degli occupati ha un contratto a tempo parziale. In Olanda, invece, si arriva al 46,8%: come a dire che una persona su due lavora 4 ore al giorno invece che 8. In Italia, infine, questa percentuale si attesta al 18,3%, appena due decimali al di sotto della media europea del 18,5%.