Dove vivono gli ultra-ricchi, quelli insomma con un patrimonio superiore ai 30 milioni di dollari? Ogni anno questa èlite è misurata dal World Ultra Wealth Report di Wealth-X. Secondo l’ultima rilevazione per esempio ci sarebbero 11 milioni di High Net Worth Individual (Hnwi) nel mondo. In Italia solo 168mila individui, il che ci collocherebbe in decima posizione nel mondo, il che non è affatto male se consideriamo i “fondamentali” della nostra economia, ovvero se guardiamo anche alla ricchezza che il nostro Paese è in grado di generare. Fondamentalmente noi ospitiamo più ricchi di quanto ricchezza generiamo. Ma proviamo a inquadrare il fenomeno dall’alto.Prima un po’ di nomi. La classifica di Forbes elaborata da Statista è sempre un buon punto di partenza per guardare in cima alla classifica. E infatti troviamo sempre un po’ i soliti nomi. Le bandierini vicine ai nomi forniscono un indizio chiaro.
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Va detto che chi possidede oltre 30 milioni di patrimonio non è detto che li abbia investiti tutti nel Paese in cui ha la residenza. Esistono nazioni che attirano ricchi con una serie di misure legislative create ad hoc per tutelare i loro risparmi o per garantirgli regimi fiscali più vantaggiosi. Se proviamo a guardare le classifiche scopriamo che la nazione che ha la fortuna di ospitare più “fortunati” è l’America del Nord, gli Stati Uniti. Qui sotto la classifica di Statista.
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In cima alla lista ci sono gli Stati Uniti, dove lo scorso anno risiedevano 81.340 persone ultra ricche. Al secondo posto ma molto più indietro c’è la Cina con 24.965. Ovviamente parliamo di numeri assoluti. Nel 2018 la ricchezza assoluta di questi individui ammontava a 9,8 trilioni di dollari, rispetto ai $ 3,8 trilioni della Cina. Quindi non c’è confronto. Se invece ragioniamo “pro capite” se cioè spalmiamo questa “créme” su tutta la popolazione scopriamo che la classifica si ribalta. Gli Stati Uniti scendono al decimo posto con 306 e Hong Kong sale in cima con 1.364. I paesi più piccoli e ricchi come la Svizzera entrano quindi nel mix, il primo al secondo posto con 848 e il secondo al 699.
Diverso è il dato sulle città. Come mostra l’infografica di Statista, la maggior di loro risiede a New York e Hong Kong.
Questo almeno se guardiamo al patrimonio. Se invece volessimo ragionare in termini di ricchezza reale, senso di capacità di acquisto della popolazione dovremmo dimenticarci almeno per un attimo dei super-ricchi e guardare al reddito delle persone normali. Qui sotto Davide Mancino ha calcolato il reddito disponibile in Europa per capire come siamo messi come italiani.
Di misure per cercare di capire come sono messi a livello economico gli italiani ce ne sono tante, ma alcune sono senza dubbio più utili di altre. Un po’ per comodità, un po’ per abitudine siamo abituati a sentir parlare di PIL, a voler dire la somma dei beni e servizi prodotti in un certo luogo e in un certo periodo di tempo.
Pur con i suoi limiti si tratta di un dato utile, che però a volte può essere lontano dall’esperienza comune di persone e famiglie. Loro, spesso, contano quanti soldi hanno a disposizione in tasca e quanti ne ricevono ogni mese per il lavoro che fanno – che per l’economia domestica quotidiana è la cosa che importa davvero.
Per arrivare al reddito “vero” serve sottrarre, solo per citare le cose più ovvie. tutta una serie di imposte e contributi che alla fine della fiera ne riducono parecchio il totale, e di conseguenza quanto poi possiamo spendere in ciò che ci serve o che ci piace.
Per fortuna alcune agenzie statistiche internazionali come Eurostat hanno provato a stimare quanto vale il reddito netto disponibile, così che possiamo farci un’idea più realistica – dal punto di vista delle famiglie – di quanti soldi esse hanno davvero a disposizione.
Cominciando dall’Italia possiamo intanto fare una panoramica per regioni e province autonome, trovando che in quella di Bolzano compare il valore più elevato per abitante. Quasi la metà dello stesso e in fondo alla classifica invece la Calabria, che in questo senso risulta la più povera.
Tutti i numeri qui presentati fanno parte di un’indagine statistica che include anche stime dell’economia sommersa. Quando si tratta di confronti internazionali essi poi tengono anche in conto che nazioni diverse hanno un diverso costo della vita: per esempio in generale i servizi sono più economici in Italia che in Germania e così via, e dunque lo stesso euro da noi è in grado di comprare leggermente più cose che nel paese teutonico.
Zoomando un po’ fuori dall’Italia e guardando invece all’intera Unione Europea troviamo in sostanza una divisione in tre grandi aree; in ordine decrescente di reddito: centro-nord, sud e est. Fra regioni che appartengono a quest’ultima e le più ricche del continente la differenza di reddito disponibile arriva a essere anche sei o sette volte il totale.
Nel sud Italia troviamo valori vicini e a volte persino inferiori che nelle aree più avanzate dell’est come Polonia o Repubblica Ceca, mentre il settentrione è senz’altro messo meglio ma comunque non arriva al livello di tante regioni più a nord del continente, come tra l’altro ce ne sono diverse in Germania.
La singola regione dove il reddito disponibile appare maggiore è quella che comprende una parte di Londra, e nello specifico il centro politico e finanziario del Regno Unito. Berlino insieme alla nostra Roma sono invece due aree che fanno eccezione alla regola secondo cui è spesso la regione che ospita la capitale a essere la parte più ricca del paese.
Portato all’estremo, questo è esattamente il caso di Parigi. In Francia troviamo una delle separazioni più nette fra ambiente urbano e rurale, con lavori (e redditi) migliori concentrati nella capitale mentre però il resto della nazione si trova abbastanza più indietro.
Viaggiando verso est il reddito medio comincia a calare, per raggiungere il minimo registrato in Romania e Bulgaria.
Il caso italiano ci aiuta anche a mettere nella giusta proporzione, quanto a peso complessivo per una nazione, i numeri del reddito medio. Sappiamo appunto che Bolzano è l’area dove si registra il reddito medio disponibile maggiore, ma quanto incide davvero questo nell’intera Italia? Non moltissimo, in effetti, perché a ben vedere si tratta di poco più di mezzo milione di persone sugli oltre 60 milioni di italiani.
A spostare l’equilibrio tutto da un lato è intanto la Lombardia, che è comunque fra le aree meglio messe e insieme ospita circa un italiano ogni sei. La bilancia pende invece dal lato opposto considerando Campania e Sicilia, regioni meridionali dove vivono 11,7 milioni di persone dal reddito netto assai inferiore.
Fra i quattro principali nell’unione, l’Italia è il terzo più popoloso e solo in Spagna gli abitanti sono meno. La Germania, per parte sua, non solo in questo senso la nazione più grande ma risulta anche la meno povera: lì sempre secondo Eurostat il 10% della popolazione con il reddito minore ha comunque un tenore di vita migliore rispetto all’identico gruppo di italiani.
Anche considerando la situazione nel complesso, l’Italia appare una nazione dove il reddito è distribuito in maniera più disuguale che in Germania, e per esempio ancora al 10% più povero va una fetta molto minore (il 3,2 contro il 2%) del reddito totale prodotto nell’intero paese. Una differenza importante è che rispetto agli altri in Italia una parte maggiore del reddito guadagnato finisce ai ceti medio-alti, cosa che succede molto meno in Spagna, Francia o Germania.