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cronaca

Cannabis e cocaina: i sequestri, lo spaccio e il nodo delle frontiere marittime

Marijuana e Hasish sono le sostanze stupefacienti di gran lunga più consumate. Come anticipato qui, il numero di sostanze sequestrate è aumentato in maniera imponente nell’ultimo decennio. Quasi tutta questa crescita va imputata proprio ai derivati della cannabis, moltiplicati di sei volte dalle circa 25 tonnellate del 2010 alle quasi 150 del 2014. In leggero declino nello stesso periodo, invece, le persone segnalate alle autorità per questo tipo di sostanza.

Dopo un calo di un paio di anni, però, dal 2016 in avanti entrambi questi numeri sono tornati a crescere. I sequestri non hanno più toccato il picco del 2014, mentre nelle segnalazioni troviamo un nuovo massimo storico nel 2017 e poi un lieve calo nel 2018.

 

Grande variabilità regionale c’è anche nella quantità di derivati della cannabis sequestrati. Nel 2017 valori maggiori sono emersi lungo la costa adriatica, in particolare al sud, mentre lo scorso anno la Puglia è rimasta su valori elevati rispetto alla media nazionale ma quantità significative di queste sostanze sono state sequestrate anche in Sicilia.

 

Sempre nel 2018, come ricorda il rapporto, la maggior parte di questo genere di sequestri è avvenuto nelle frontiere marittime. Nel caso dell’hashish, i principali paesi di provenienza sono stati il Marocco e le spagnole isole Canarie. Poco meno del 60% dell’hashish, in effetti, è stato sequestrato in acque internazionali.

 

Più raro il trasporto via frontiere terrestri, e ancora di più quello per via aerea: “tale ambito, si legge, viene infatti marginalmente utilizzato per trasportare i derivati della cannabis, in considerazione dei bassi margini di guadagno derivanti dall’estremo frazionamento di queste tipologie di stupefacente veicolate con tale modalità di trasporto”.

Per la marijuana, i sequestri sono avvenuti soprattutto nei porti di Lecce, Foggia, Brindisi e Bari: “è stato dunque interessato in modo quasi esclusivo il versante adriatico italiano, confermando consolidate rotte di traffico di tale stupefacente. L’Albania, principale canale di approvvigionamento per l’Italia, si conferma il paese di origine della maggior parte dei quantitativi intercettati”.

 

 

Secondo le migliori stime disponibili, la cocaina è la seconda droga consumata più di frequente.Se dal 2009 al 2014 il trend delle operazioni per cocaina è risultato in continuo calo, ricorda il rapporto, dal 2015 appare in costante crescita. Per le denunce, invece, è stata registrata una crescita tendenziale fino al 2010 per poi subire, a partire dal 2011 una flessione che si è ripetuta negli anni successivi. I sequestri, la cui media decennale è di kg 4.500, hanno avuto un picco con kg 6.348 nel 2011”.

 

Il mercato italiano, concludono gli autori, è alimentato per la maggior parte dalla cocaina prodotta in Colombia e proveniente dal Brasile, Cile, Spagna, Ecuador, Perù, Olanda, Francia, Argentina, Repubblica Dominicana e Colombia”. Proprio i primi due paesi, con oltre una tonnellata di sostanze sequestrate nel 2018, rappresentano da soli la quasi totalità delle nazioni di partenza dei carichi.

Anche nel caso della cocaina le frontiere marittime rappresentano il luogo dove i sequestri avvengono di gran lunga più di frequente. Parliamo di luoghi come i porti di Livorno e Genova, oppure Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria – quest’ultimo “per anni la principale porta di ingresso italiana dei grossi carichi di cocaina” ma “in controtendenza rispetto al recente passato”.

 

Rispetto ai derivati della cannabis, nel traffico di cocaina hanno però maggior spazio le frontiere aree. In effetti si tratta, come ricorda il documento, proprio della “sostanza maggiormente sequestrata in frontiera aerea”.

 

Poiché si tratta di operazioni di polizia, questi numeri riflettono l’attività delle forze dell’ordine più che l’effettivo uso delle sostanze da parte delle persone. È possibile ma non per forza ovvio che le aree dove ci sono state più operazioni, sequestri e arresti siano anche quelle dove è più diffuso l’uso di stupefacenti, ma è improbabile che le abitudini di consumo siano tanto diverse da una regione all’altra come queste statistiche fanno sembrare.

 

Pare plausibile che i numeri del numero del ministero dell’interno riflettano facciano chiarezza soprattutto su le autorità contrastano il traffico di droga, e magari anche sui luoghi in cui le organizzazioni che ne trafficano agiscono con maggior frequenza. Dal punto di vista di chi quelle sostanze le consuma le cose sono diverse: è del tutto possibile, per esempio, che un individuo o un gruppo che si dedica alla vendita di droga venga arrestato in una regione ma la sua attività si estenda anche altrove – soprattutto se parliamo di grandi quantità.