Al di là dei casi più recenti, le tavole dell’Istat ci consentono di tornare indietro fino al 2010. Sono sei Governi fa. E grazie a questi dati possiamo ricostruire la storia dei conti pubblici italiani con un po’ più di contesto intorno.
Il grosso dell’aumento di tasse e spesa pubblica, dopo la grande crisi, arriva con il governo Monti del 2011. In un paio di anni le entrate totali aumentano di oltre quattro punti percentuali di PIL, con le uscite che crescono anch’esse – pur meno in fretta – sia considerando la spesa per gli interessi sul debito pubblico che escludendola. Si trattò comunque di un esecutivo di emergenza, chiamato a lavorare (peraltro con numeri record alla fiducia in Parlamento) per rimediare al precario stato dei conti pubblici lasciato dall’uscente governo Berlusconi.
Con i Governi successivi il percorso si inverte, e comincia un periodo di modesta riduzione della pressione fiscale e ancora più modesta della spesa. Né le entrate né le uscite (soprattutto quelle al netto degli interessi) tornano comunque in questo periodo al livello degli anni precedenti.
La direzione cambia ancora dal 2018 con la coalizione 5 Stelle-Lega, ai tempi del primo governo Conte ormai concluso da qualche tempo: anno in cui lo stato è tornato a spendere di più e insieme a chiedere maggiori risorse ai propri cittadini.