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cronaca

Il gender gap dei monumenti. E una proposta

Qualche mese fa, per la festa della donna la città di New York ha annunciato che avrebbe aggiunto le statue di quattro donne negli spazi pubblici nel tentativo di controbilanciare l’apparente mancanza di monumenti che commemorano le donne che hanno fatto la storia: la cantante jazz Billie Holiday, l’attivista per i diritti civili Elizabeth Jennings Graham, la dottoressa Helen Rodríguez Trías e Katherine Walker, guardiana del Faro di Robbins Reef che salvò oltre 50 marinai nel corso della sua vita. Attualmente a New York vi è una statua dedicata a Gertude Stein a Bryant Park, mentre a Riverside Park, a Manhattansi può salutare Eleanor Roosevelt.

Come mostra una ricerca curata da Statista, basata sulle indagini nei database del New Statesman britannico e del Washington Post, negli Stati Uniti e nel Regno Unito c’è un’incredibile mancanza di statue pubbliche di donne. Rispettivamente il 7% e il 13% delle statue in questi paesi raffigurano delle donne realmente esistite, cioè che non siano rappresentazioni di allegorie, virtù o qualsiasi altra buona cosa che la donna da sempre ha dovuto simboleggiare. L’analisi condotta nel Regno Unito ha mostrato che se si includono i personaggi immaginari, il conteggio delle singole statue femminili sale al 30%: ben 110 statue di donne nel Regno Unito sono rappresentazioni di figure allegoriche o mitiche.

E in Italia? Numeri certi a livello nazionale ancora non ne abbiamo. Sappiamo però da un ricerca condotta a Milano da Giuseppe Landonio, medico, ex consigliere comunale e Giuseppe Cozzi, fotografo, che su cento monumenti nelle piazze e nei parchi cittadini, nessuno è dedicato a una donna che ha inciso nella storia cittadina. Eppure ce ne sono state, e molte: Beatrice d’Este Cristina Trivulzio, Ada Negri, Lalla Romano, Camilla Cederna, e anche Maria Montessori. Solo per citarne alcune.
Lo stesso è stato verificato a Torino dove non è rappresentata nessuna donna reale che ha fatto la storia cittadina, ma solo allegorie, virtù o figure mitologiche. Eppure anche qui
dalle attiviste del centro studi “Pensiero Femminile” che nel 2018 aveva lanciato il progetto “Monumentale dimenticanza” una flash mob svoltosi a Torino l’8 marzo 2019 all’interno del progetto progetto SAFE, realizzato in collaborazione con Toponomastica Femminile, gruppo nato nel 2012 per mappare questo gap in tutta Italia e che oggi conta oltre 10 mila partecipanti, coinvolgendo anche le scuole.

Se passiamo dalle statue alle strade, il gap rimane forte. Toponomastica Femminile nel 2016 ha contato che a Roma esistono 16.140 strade o piazze, 7.600 delle quali dedicate a personaggi maschili e 630 a nomi femminili. A Milano oltre la metà delle strade censite hanno nomi maschili (2535 su 4241), a Torino si contano 1054 intitolazioni maschili e 65 femminili, a Napoli 1726 maschili e 279 femminili), a Bari 1220 maschili e 90 femminili, mentre a Palermo su 4925 vie, 2406 ricordano personaggi e solo 239 femminili.

La differenza è che l’iniziativa She Built NYC  negli Stati Uniti è partita nientemeno che dalla moglie del sindaco De Blasio, Chirlane McCray, insieme alla vicesindaca e commissaria per gli affari culturali, Alicia Glen Tom Finkelpearl. Sono stati resi disponibili 10 milioni di dollari stanziati dal Department of Cultural Affairs, da utilizzare nei prossimi quattro anni per istallazioni artistiche dedicate alle rappresentazioni di figure femminili importanti nella storia di New York. Requisiti richiesti: rappresentare una donna non più vivente, nota per un’azione compiuta almeno 20 anni fa. Il noto giornate The New Yorker ha fatto la sua parte invitando 400 lettori a inviare dei suggerimenti di donne che avrebbero voluto rappresentate su dei monumenti.

Che possa essere uno spunto utile anche per gli artisti italiani? 

Noi di infodata ci proviamo: quali donne italiane vorreste rappresentate nelle nostre città?

Una curiosità e un dato demografico. Parliamo della divisione fra popolazione maschile e femminile, che non è paritaria ma è leggermente in favore di quest’ultima. Come ha scritto Davide Mancino a scavare emergono anche comuni con valori più estremi, in un senso o nell’altro, ma si tratta di eccezioni e comunque di località spesso molto piccole. Per scoprire se il comune in cui viviamo ospita più uomini o (spesso) più donne è possibile cercarsi nella visualizzazione che segue.