Nel 2018 pochi altri popoli sono stati insoddisfatti della propria vita quanto gli italiani. Secondo gli ultimi numeri resi noti dallo European Social Survey, un’indagine accademica con base a Londra e realizzata ogni due anni da un team di scienziati sociali sparsi lungo tutto il continente, in una scala da zero a dieci oltre il 4% degli italiani ha detto che almeno una fra le tre opzioni più negative possibili ne rispecchiava lo stato d’animo.
Fra le grandi nazioni sviluppate d’Europa solo la Francia fa peggio usando lo stesso indicatore, con oltre il 5% del totale, mentre Serbia e Bulgaria superano di poco – rispettivamente – l’11 e il 18%. Nell’altro verso troviamo invece olandesi e norvegesi, che con gli svizzeri risultano ultimi in questa classifica. Diverse nazioni dell’est si trovano in cima, in effetti, con però l’eccezione della Repubblica Ceca che invece compare in mezzo al gruppo dei meno insoddisfatti.
Diverse ricerche mostrano che una parte significativa – anche se certamente non tutta – della soddisfazione di vita delle persone dipende dalla loro situazione economica. Nel 2010, per esempio, l’economista Daniel Kahneman e il premio Nobel Angus Deaton hanno analizzato circa 450mila risposte a un sondaggio giornaliero organizzato dalla società Gallup, trovando che in generale la soddisfazione tendeva a crescere con il reddito ma soltanto fino a un certo punto.
La relazione fra felcità e soldi è in effetti più complicata di quanto potremmo pensare: più reddito aumenta la soddisfazione, ma in misura sempre minore con una specie di “tetto” intorno ai 75mila dollari annui oltre il quale non sembravano esserci ulteriori benefici. D’altra parte alla povertà erano certamente associate condizioni psicologiche negative, allo stesso modo di eventi della vita come divorzi, malattie o l’essere soli.
In generale, comunque, gli abitanti delle nazioni ricche tendono a dichiarare maggior soddisfazione nella propria vita rispetto a quelle povere, ma a incidere molto sono anche fattori soggettivi relativi alla percezione di come stanno andando le cose rispetto alle altre persone o ad altri momenti nel tempo.
Un caso evidente risulta proprio dai numeri dell’indagine dello European Social Survey. Per citare due soli Paesi, in questo senso, l’Italia è certamente in media una nazione più ricca della Polonia. Secondo Eurostat infatti il reddito netto degli italiani nel 2016 è stato di 18.200 euro l’anno, contro gli 11.900 dei polacchi, a parità di potere d’acquisto. La differenza però è che l’Italia arriva da almeno vent’anni di stagnazione economica, tanto che il reddito dei nostri concittadini è fermo praticamente allo stesso livello di fine anni ‘90, mentre per chi vive in Polonia è praticamente raddoppiato.
La situazione italiana è comunque migliorata (leggermente), almeno rispetto ai risultati delle indagini precedenti del 2012 e 2016. Nel primo anno l’Italia era all’apice o quasi della crisi economica post 2008, al culmine della quale il PIL pro capite era crollato di oltre il 10%. Sorprende poco dunque il malumore espresso dagli italiani.
Da allora comunque il nostro Paese ha vissuto una modesta ripresa economica, che benché fra le più lente fra le economie avanzate ha comunque portato un qualche miglioramento alla vita delle persone. E in questo contesto di leggera risalita i numeri sulla soddisfazione di vita sembrano essersi mossi di conseguenza.
Per trovare invece la nazione i cui abitanti dicono di essere più insoddisfatti, almeno fra quelle censite dallo studio, bisogna invece andare in Russia. Qui i numeri arrivano solo fino al 2016, ma almeno in quell’anno superavano di gran lunga tutti gli altri resi disponibili dalla ricerca. Altra nazione da tenere sott’occhio per questa metrica è l’Ungheria, che aveva nel 2012 oltre il 12% di persone in qualche misura insoddisfatte e ancora quasi l’8% nel 2018.
Si tratta di un esempio come l’economia faccia parecchio ma non tutto. Anche lì come in Polonia il Pil per abitante è cresciuto molto, negli ultimi due decenni, ma dopo grandi balzi in avanti di recente ha rallentato, pur consentendo agli ungheresi un tenore di vita ormai superiore per esempio rispetto ai greci. Anche l’economia russa cresce di pochissimo, tanto che anche i suoi abitanti hanno oggi un Pil medio pari a quello dei greci.
Fra le nazioni censite gli olandesi sono oggi ed erano anche in passato coloro che dichiarano maggior soddisfazione per la propria vita. Meno di uno su cento degli intervistati si dice insoddisfatto: numeri leggermente migliori ma tutto sommato simili a quelli di norvegesi o svizzeri.
In Repubblica Ceca la situazione è migliorata assai rapidamente, con la fetta di individui insoddisfatti diminuita di un terzo, mentre fra i Paesi con grossi peggioramenti troviamo in particolare la Finlandia (che però partiva da una situazione molto favorevole, per cui anche piccoli cambiamenti risaltano di più), e il Regno Unito – uniche due nazioni in cui il livello di insoddisfazione riportato è più alto nel 2018 che nel 2012.
Come mostrano altri numeri compilati dall’istituto europeo di statistica, comunque, a contare non è certamente solo l’economia. In generale per esempio i single tendono a dichiarare di essere leggermente meno soddisfatti di chi vive in famiglia, mentre non risultano grosse differenze fra aree urbane e non. Anche da quest’altra indagine tuttavia emerge che chi si trova nel 20% superiore dei redditi tende ad avere un maggior livello di soddisfazione dichiarata rispetto al 20% più povero – un po’ in tutte le nazioni dell’unione. I soldi non sempre fanno la felicità, ma certamente la povertà non rende proprio contenti.
Nota metodologica: i dati e le informazioni usate per questo articolo sono liberamente disponibili (previa registrazione) su una piattaforma online http://nesstar.ess.nsd.uib.no/webview/ realizzata in collaborazione con lo European Social Survey. Sono state prese in considerazione le statistiche relative agli anni 2012, 2016 e 2018, in quanto le più recenti che includevano l’Italia. I numeri sono stati ottenuti ponendo una serie di domande su diversi temi a centinaia e più spesso migliaia di persone in ogni nazione, selezionate in modo da creare un campione rappresentativo della popolazione generale di quel Paese. Come suggerito dallo stesso European Social Survey e da alcuni esperti contattati durante la realizzazione di questa analisi, i dati grezzi sono stati pesati attraverso gli strumenti disponibili sul sito in modo da renderli più affidabili.