Un team di UN Women, piattaforma delle Nazioni Unite, ha pubblicato recentemente una mappa di quante donne sono presenti fra le più alte cariche dello stato in tutti i paesi del mondo al 1 gennaio 2019. Risultato: su 193 paesi solo 10 hanno una donna come capo di governo.
Sono invece 55 su 279 (il 19,7%, cioè uno su cinque) le donne a capo di una camera parlamentare (ci sono paesi, come l’Italia, con due organi paralleli: la Camera dei Deputati e il Senato). Sono donne inoltre 180 sui 638 vicepresidenti di una camera: il 28,2%, cioè poco più di un vicepresidente su quattro.
Il progresso delle donne in politica è stato lento. Secondo i dati più recenti dell’Unione parlamentare internazionale, la prevalenza femminile è solo raddoppiata in termini percentuali rispetto a 20 anni fa: oggi solo il 24% dei parlamentari di tutto il mondo sono donne. Uno su quattro.
Nella categoria dei sistemi camerali con un’unica camera o con l’equivalente del nostro Parlamento, nelle Americhe il 30% dei deputati è donna, mentre in Europa ci fermiamo al 28%. Nell’Africa Subsahariana ci sono solo il 23% di deputate, in Asia il 19,9%, in Medio Oriente e Nord Africa il 19% e nelle isole del Pacifico appena il 16%. Nei sistemi camerali che prevedono l’equivalente del nostro Senato le percentuali di donne sono ancora più basse: nelle Americhe si registra il 31% di senatrici, in Europa il 28%, in Africa Subsahariana il 22,2%, in Asia il 17,4%, in Medio Oriente il 12,5%, mentre nel Pacifico il 36%.
Se invece consideriamo i ministri in carica, è la Spagna il primo paese al mondo per percentuale di donne sul totale: il 64,7% (11 donne su 17 ministri). Fino al 2018 solo due dei 28 paesi dell’UE avevano gabinetti con pari rappresentanza per genere. Seguono il Nicaragua (55,6% di ministre), la Svezia (54,5%), l’Albania (53,3%), la Colombia (52,9%), il Costa Rica e il Ruanda (51,9%), il Canada e la Francia (50%). Questi sono gli unici nove paesi al mondo dove la percentuale di ministre è almeno uguale a quella dei ministri. Per il resto siamo molto lontani dall’equilibrio e in molti casi il gap è ancora enorme, anche in Europa, dove il governo nazionalista ungherese detiene un record: una sola posizione ministeriale è ricoperta da una donna. Se viene da obiettare che “Non è importante il numero di donne, se poi non sono brave”, basta ricordarsi che questo asserto vale anche per gli uomini.
I dati non comprendono l’attuale Governo Conte, entrato in scena il 5 settembre scorso, ma in ogni caso siamo ben lontani dalla top 20. L’attuale governo è composto da 21 ministri, fra cui 7 donne: 4 donne su 13 fra i ministri con portafoglio e 3 donne su 8 fra i ministri senza portafoglio.
Il discorso del “portafoglio” non è secondario. Su 1412 portafogli in 188 paesi, le donne tengono 109 ministeri degli affari sociali, 107 ministeri della famiglia, 95 dell’ambiente, 87 del lavoro, 84 dell’industria, 79 dell’istruzione, 70 della cultura, 63 degli affari esteri, 61 della ricerca, 53 della salute. Per contro, solo 5 ministeri degli affari parlamentari sono governati da donne, 21 ministeri dell’economia, 22 della difesa, E soprattutto: solo 76 ministeri delle pari opportunità sono gestiti da donne. Per questo il caso della Spagna fa scalpore. Le donne hanno assunto molti dei ruoli con portafoglio, tra cui il ministero della difesa, quello dell’economia, della finanza e dell’istruzione.
E in parlamento? Oggi in Italia abbiamo 319 senatori, di cui 112 donne (il 35,11%), e 630 deputati di cui 227 donne (il 36,06%). Sono chiaramente la fasce più giovani a presentare percentuali leggermente maggiori di donne, anche se in ogni caso nella fascia d’eta dove le donne sono più presenti nel nostro parlamento (40-49 anni), non si supera il 33,5%, cioè esattamente una donne ogni due uomini. Fra la fascia di deputati più giovani sorprende osservare che la presenza femminile non tocca il 30% (29,52%), mentre fra gli over 50 le deputate sono solo il 26&, una ogni 3 uomini. Fra le senatrici la fascia d’età più femminile è quella dei 50-59 enni, con il 43% di donne.