Ridendo e scherzando, siamo arrivati alla fine di un decennio. Ci siamo chiesti se non fosse possibile utilizzare i dati per raccontare come siamo cambiati in questi dieci anni.
[in realtà 8, i dati arrivano solo fino al 2017]
Ve la ricordate la 10 years challenge, quel giochino per cui si postavano su Facebook due foto scattate a dieci anni di distanza?
[ma sì, quel gioco che in realtà serviva ad addestrare gli algoritmi di riconoscimento facciale]
Ecco, abbiamo provato a farlo con i dati.
Beh, rispetto a dieci anni fa siamo un pochino meno ricchi, visto che il Pil pro capite è sceso da 26.700 a 26.300 euro. Forse è perché lavoriamo meno, visto che la disoccupazione è cresciuta dal 7,7 all’11,2%.
Studiamo di piu, i laureati sono cresciuti dal 10 al 13,2%. Viviamo un po’ più a lungo, l’aspettativa di vita alla nascita è salita da 81,6 a 82,5 anni. E ci sono più stranieri: nel 2009 erano il 7% della popolazione, oggi sono l’8,5%.
I furti sono calati del 4%, gli omicidi quasi del 40. E no, lo spirito del Natale non c’entra. Tanti auguri.
Qui sotto il post del 18 gennaio 2019
C’è chi dice, probabilmente a ragione, che non sia solo un innocente giochino social. Quanto piuttosto un modo per fornire materiale per addestrare gli algoritmi di riconoscimento facciale. Sia come sia, la #10YearsChallenge, la mania di pubblicare due foto di sé stessi scattate appunto a dieci anni di distanza, sta spopolando su Facebook.
Infodata ha deciso di adeguarsi, utilizzando ovviamente i dati per scattare due foto del nostro Paese a dieci anni di distanza l’una dall’altra. Anzi, per la precisione a nove: sì, perché tutti gli indicatori presi in considerazione sono aggiornati al 2017 e sono stati confrontati con quelli del 2009. Inoltre, visto che gli anni di distanza sono nove, altrettanti sono gli indicatori scelti. Ecco, allora, la #10YearsChallenge dell’Italia:
Il primo tema riguarda l’aspettativa di vita, informazione fornita dalla Banca Mondiale. Un italiano venuto al mondo nel 2009 poteva aspettarsi di vivere per 81,6 anni. Uno nato nove anni dopo, invece, poteva puntare a spegnere 82,5 candeline. Insomma, a vivere per 82 anni, 6 mesi e qualche giorno. Sotto questo profilo, dunque, la situazione è migliorata.
Si è ridotto, invece, il tasso di fertilità delle donne. Un indicatore dal nome forse non propriamente politically correct che però vuole rappresentare il numero medio di figli per donna. Nello specifico, siamo passati da 1,41 ad 1,32. Che sia un bene o un male dipende da come lo si guarda: da un lato, infatti, il tasso di fertilità è un’indicatore che si riduce tanto più un paese diventa ricco. Dall’altro, però, il nostro Paese è ormai a crescita zero sotto il profilo demografico.
Sono aumentate, e questo è senz’altro un dato positivo, le coperture vaccinali a 24 mesi per il morbillo. Secondo il ministero della Salute, la percentuale di bimbi sottoposti a profilassi è passata dall’89,9 al 91,84%. Va detto che dieci anni fa il vaccino contro il morbillo era solo raccomandato, mentre a metà proprio del 2017 è divenuto obbligatorio. Ma, per quanto l’obiettivo del 95% fissato dallo stesso dicastero sia ancora lontano, sono stati fatti dei passi avanti.
Così come è cresciuta la percentuale di laureati, che Infodata ha calcolato come percentuale della popolazione over 15 in possesso di una laurea. Siamo passati dal 10,6 al 13,18%. Stringendo il campo alla fascia di età tra i 30 e i 34 anni, dice Eurostat, nel 2017 siamo arrivati al 26,5%. Mentre in Europa la media è del 39%. Giusto per ricordare che, anche in questo caso, il miglioramento è solo il primo passo di un cammino ancora lungo.
È cresciuto, e questo è in assoluto un dato negativo, il tasso di disoccupazione: nel 2009 il 7,7% degli italiani attivi sul mercato del lavoro non aveva un’occupazione. Nel 2017 questa quota è salita all’11,2%. Beninteso, parliamo del dato generale: la disoccupazione tra i 15 ed i 29 anni è cresciuta dal 18,3 al 26,7%.
Il 2009 era l’anno successivo allo scoppio della crisi dei mutui subprime e, dieci anni dopo, il Pil pro capite italiano non è ancora riuscito a tornare a quei livelli. I dati dell’Ocse dicono che siamo passati da 26.701 dollari pro capite a 26.334. Ci mancano, insomma, 367 dollari di Pil a testa.
In questi dieci anni la presenza di cittadini stranieri nel nostro Paese è andata crescendo. Dieci anni fa gli immigrati rappresentavano il 7,02% della popolazione italiana, mentre nel 2017 sono arrivati all’8,51%. Ovviamente, la situazione cambia profondamente tra nord e sud, tra le città e le aree rurali. Ma questo, al di là delle percezioni, è il dato complessivo.
Infine, due indicatori che parlano di sicurezza. Il primo è quello che riguarda i furti, che in dieci anni si sono ridotti di 52mila unità. Il secondo è invece relativo agli omicidi, passati da 586 a 368. Da questa #10YearsChallenge esce quindi il quadro di un Paese più sicuro, in cui si vive più a lungo (magari anche perché ci si vaccina di più) anche se si fanno meno figli. Si lavora e si guadagna di meno e cresce la quota di residenti stranieri. Così, in dieci anni, è cambiata l’Italia.