Finiscono le feste, riaprono gli uffici, si fermano le auto. L’inizio del 2020 porta infatti con sé il blocco dei veicoli più inquinanti in diverse città italiane: Torino, Milano, Roma e Venezia, ma anche molti centri della Lombardia, del Piemonte e del Veneto. Livelli di Pm10 oltre la soglia consentita, fissata in 50 microgrammi per metro cubo, e sindaci che corrono ai ripari bloccando il traffico, perlomeno quello dei mezzi più inquinanti.
Eppure i principali responsabili della pessima qualità dell’aria non si muovono di un centimetro. Anzi, sono ben saldi nelle cantine di condomini e palazzi: si tratta delle caldaie. Secondo il Rapporto sull’ambiente urbano redatto da Ispra, infatti, é il riscaldamento il principale responsabili delle emissioni inquinanti.
L’infografica mostra un confronto tra le emissioni di Pm10 nel 2005 e nel 2015. Con i filtri é possibile isolare il dato relativo ad una singola regione o ad una singola città. Da un punto di vista generale, é certamente positivo il fatto che le emissioni di polveri sottili si siano ridotte. Qui trovate l’analisi su Infodata.
Da segnalare, però, il fatto che nel periodo preso in considerazione il trasporto su strada ha ridotto del 50% le proprie emissioni, mentre il riscaldamento le ha aumentate grosso modo della stessa quota. Col risultato che le caldaie emettono tre volte e mezza il Pm10 di auto e camion. Ma, appunto, quando la qualità dell’aria peggiora sono questi ultimi a fermarsi.
Detto che, per ragioni abbastanza ovvie, per le polizie locali é certamente più semplice controllare le automobili rispetto alle caldaie, rimane il fatto che l’aria che si respira in questi giorni in diverse zone d’Italia é, appunto, irrespirabile. Questa mappa, realizzata nell’ambito del progetto World Air Quality, mostra la situazione dell’aria in Italia, o almeno di quelle zone monitorate, mentre scriviamo:
Altre mappa sulla qualità dell’aria. Il database dell’Oms copre tremila città in 103 Paesi nel mondo. Qui trovate la mappa Cliccando sulla mappa si ha uno zoom che arriva a livello provinciale. Molti dei dati sono relativi al 2013 per quanto riguarda l’Italia.