La corruzione è un fenomeno diffuso in tutta Europa, ma in Italia lo è anche di più. Stando ai dati dell’European Regional Competitiveness Index, vi è un gradiente che si muove dal Nord al Sud dell’Europa sui fenomeni corruttivi che riguardano i cittadini.
Tuttavia i dati presi in esame si riferiscono solo alla percezione del fenomeno, non a quella vera. Una cosa, infatti, è avere l’idea che esistano tangenti e mazzette (o favori di altro tipo) verso la politica, la pubblica amministrazione o sui luoghi di lavoro; altra cosa è invece essere stati coinvolti oppure testimoni diretti di questi fatti.
In molti ambiti, ricerche campionarie sulla percezione di fenomeni tendono a sovrastimare (o sottostimare) un problema. A riprova di questo, una recente indagine di Istat fa emergere la misura della corruzione con maggiore precisione, indagando la conoscenza e il coinvolgimento in atti illeciti e prescindendo sia – da un lato – dall’idea che i cittadini hanno (la percezione, appunto), sia – dall’altro – dalle denunce (visto che la complicità di corrotti e corruttori potrebbe non far emergere il fenomeno nelle sue dimensioni reali).
La classifica mostrata nell’Info Data, tuttavia, ci è utile proprio per capire il sentiment che i cittadini di una regione europea hanno sul funzionamento corretto della burocrazia e dei rapporti con i servizi pubblici in quel luogo. Laddove i fenomeni corruttivi non vengono percepiti come un problema, vi è anche maggiore fiducia che l’azione pubblica si svolga nell’interesse dei cittadini. Viceversa, dove vi è sfiducia e rassegnazione, è probabile che il risultato della Pa sia comunque considerato inefficiente perché “inquinato” da interessi privati, indipendentemente dal fatto che lo sia o meno.