Nella serata del 30 gennaio sono accadute due cose che riguardano l’epidemia di Coronavirus in corso in Cina. La prima è che il presidente del consiglio Giuseppe Conte, durante una conferenza stampa (il video è qui) ha confermato la presenza di due casi di 2019-nCov in Italia, precisamente a Roma. Attualmente sono ricoverati all’Istituto Sperimentale Italiano Lazzaro Spallanzani, eccellenza in ambito internazionale per le malattie infettive.
Accanto a Conte sedeva Giuseppe Ippolito, direttore dell’istituto, il quale ha chiarito che non ci sono ragioni per essere preoccupati. La coppia è stata prontamente isolata al comparire dei primi sintomi ed è stata attivata la sorveglianza sanitaria con le persone entrate in contatto – stretto e ravvicinato – con loro a Roma. Da quanto si apprende le autorità stanno provvedendo a fare lo stesso nelle altre città italiane dove la coppia ha soggiornato dal 23 gennaio a oggi. “Abbiamo motivi di pensare che non ci siano altre persone esposte. Siamo abbastanza tranquilli“, afferma Ippolito
Da dove iniziare ad informarsi?
Sicuramente il primo documento da leggere è l’informativa urgente del Ministro della Salute, Roberto Speranza, sulle iniziative per prevenire e contrastare la diffusione del nuovo Coronavirus. E’ stata diffusa dal ministero, e il testo lo si trova qui.
Ma cosa comporta?
“Cosa cambia? Per l’uomo della strada nulla. Due casi non fanno un’epidemia. Anzi, neanche 100 casi farebbero un’epidemia se si trattasse di casi importati che non hanno dato nessuna trasmissione. Si parlerebbe di introduzione ma non di contagio. Ogni anno in Italia arrivano tra 100 e 200 persone infette dai virus più strani: Dengue, Chikugunya, Zika. Tutti potenzialmente epidemici perché trasmessi da zanzare. Ma a parte rarissimi casi di piccole catene di contagio (come per Chikungunya nel 2007 e 2017) nessuna epidemia. E nessuno si chiude in casa ogni estate per paura di contagiarsi“. A parlare, in un post sul suo profilo Facebook, è Giovanni Maga, virologo dell’istituto di Genetica Molecolare del CNR.
“Le procedure di contenimento, isolamento e tracciamento dei contatti sono scattate subito. Ovviamente il livello di allerta delle strutture sanitarie adesso è più alto, come deve essere. L’OMS ieri ha dichiarato l’epidemia di nCoV una emergenza sanitaria di rilevanza internazionale. Un atto dovuto, ormai, visto che casi, seppur singoli o molto limitati, sono comparsi in nazioni anche distanti dal focolaio epidemico. Ma il significato di questa decisione sta nei poteri che dà all’OMS di coordinare le misure di precauzione nei paesi membri e di vincolare gli stessi all’obbligatorietà di condividere tutte le informazioni sull’andamento delle infezioni e di consultare l’OMS sulle azioni da intraprendere. Non significa che ci sarà una pandemia. Rischio di contagio: tutti i dati indicano che il contagio richiede una vicinanza prolungata con la persona infetta: abitare insieme, stare seduti intorno allo stesso tavolo in un ufficio, stare seduti vicini in aereo per ore etc.etc. L’infezione non è letale, nell’80% dei casi ha decorso benigno (cioè si guarisce) senza particolari complicanze“.
La decisione dell’Oms
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato quella del Coronavirus “Public Health Emergency of International Concern“, in gergo PHEIC. Per chiarire, ci sono state altre PHEIC nel mondo di recente, e in questo momento ve ne è un’altra attiva: quella di Ebola in Repubblica Democratica del Congo. Non è la prima volta nella storia, quindi è bene evitare inutili allarmismi.
Negli ultimi dieci anni sono state dichiarate altre cinque emergenze sanitarie di interesse internazionale, specifica l’OMS : H1N1 nel 2009, poliomielite ed Ebola in Africa occidentale entrambe nel 2014, Zika nel 2016 e la già ricordata Ebola nella Repubblica Democratica del Congo nel 2019. Il Direttore dell’OMS ha precisato che l’emergenza è stata dichiarata per supportare al meglio i paesi del mondo i cui sistemi sanitari sono più deboli, nel caso dovessero verificarsi dei casi. Non per l’Italia, insomma.
L’ultimo rapporto giornaliero dell’OMS è consultabile qui. Tra le altre cose viene precisato che il nome ufficiale scelto per l’epidemia è “2019-nCoV acute respiratory disease”.
Per tenere monitorati i numeri su casi e morti in Cina e nel mondo, è possibile visualizzare la mappa interattiva della Johns Hopkins University, aggiornata in tempo reale.
Ma che cosa significa la dichiarazione dell’Oms?
L’OMS formula raccomandazioni temporanee (la PHEIC solitamente ha la durata di tre mesi), cioè misure non vincolanti dal punto di vista operativo e politico che possono riguardare viaggi, commercio, quarantena, screening, cure.
Questa situazione, tuttavia, non è certo certo da sottovalutare.
E la buona notizia è che non la si sta affatto sottovalutando. Il documento diffuso dall’OMS riporta infatti le raccomandazioni peri tecnici di sanità pubblica, i governi e per la comunità globale.
Per informarsi adeguatamente, la fonti fondamentali da tenere sotto controllo sono quelle ufficiali, prevalentemente il sito dedicato al Coronavirus del Ministero della Salute, quello dell’OMS e quello dell’ECDC, nonché che i relativi social network. Chi scrive ha aperto una lista twitter a cui è possibile iscriversi, raccogliendo gli account che rappresentano fonti autorevoli e verificate a proposito dell’epidemia, e la si trova qui. Per chi preferisse utilizzare Instagram, Roberta Villa sta seguendo continuativamente l’epidemia tramite la pubblicazione di storie sul suo profilo.
La prima analisi dei 425 casi.
La rivista medica New England Journal of Medicine ha pubblicato questo articolo il 29 gennaio che analizza i primi 425 casi, evidenziando alcuni aspetti. Anzitutto la metà dei primi casi è correlato con il mercato del pesce di cui si è parlato, mentre man mano che l’epidemia ha preso piede è aumentata la percentuale di contagi da esseri umani ad altri esseri umani.
Va precisato, come indicato nella tabella sottostante, che non tutti i casi risultati correlati con il contatto animale sono legati al mercato di Wuhan, ma vene ne sono altri legati ad altri mercati simili.
Il secondo aspetto riguarda il periodo di incubazione, stimato a 5,2 giorni. Ciò significa che dall’inizio della malattia alla prima visita sono passati in media 5 giorni, mentre il 95esimo percentile ha incubato per 12 giorni. Gli autori consigliano dunque di attendere due settimane come periodo di controllo. Terzo elemento: gli autori stimano, sulla base dei dati ai primi di gennaio, che l’epidemia sarebbe duplicata come numero di casi ogni sette giorni, in linea con ciò che sta accadendo.
L’analisi del Lancet su 99 casi
Anche il Lancet ha pubblicato il 29 gennaio un articolo che analizza 99 casi registrati a Wuhan al 20 gennaio 2020. Si tratta di pazienti che sono stati trasferiti all’ospedale Jinyintan da altri nosocomi in tutta Wuhan. Risultato: in generale, le caratteristiche dei pazienti deceduti erano in linea con il modello di allerta precoce per predire la mortalità nella polmonite virale in studi precedenti.
Contagio da asintomatici: come è andata davvero in Germania.
Una fonte di ansia che emerge dai social network è la famigerata possibilità di essere a contatto con persone contagiate ma asintomatiche, come è avvenuto in Germania. Sempre il NEJM ha pubblicato una lettera su questo aspetto, dove un gruppo di clinici tedeschi hanno spiegato come sono andate le cose.
Il 20 e il 21 gennaio, vicino a Monaco, una compagnia privata aveva organizzato un meeting con una collega cinese, arrivata da Shanghai. L’incontro di lavoro avviene e nessuno presenta sintomi. Il 24 gennaio un collega della donna, un 33enne sano, inizia a presentare i primi sintomi: febbre a 39 e tosse, ma non si assenta immediatamente dal lavoro, non immaginando il problema. Controllato successivamente, risulta positivo al Coronavirus. Nel frattempo, la donna cinese presenta i primi sintomi il 26 gennaio, in volo verso la Cina e il 27 informa subito la compagnia, che provvede a controllare i colleghi dell’uomo tedesco e altre tre persone risultano positive. Una perché entrata in contatto ravvicinato e prolungato con la donna e due entrate in contatto con il collega tedesco. Al momento, spiegano i clinici, nessuno presenta forme gravi di malattia, e, a dieci giorni dal meeting, non risultano altri casi confermati.
Quindi, come si sta diffondendo il contagio?
Come spiegato da chi scrive in questo articolo pubblicato nei giorni scorsi, gli esperti ECDC sono onesti: al momento è presto per trarre conclusioni o peggio affermare previsioni nette. Stiamo ancora raccogliendo dati e facendo i conti, quindi ogni giorno abbiamo nuovi tasselli del puzzle. Basta vedere il numero di nuovi articoli scientifici su riviste prestigiose che quotidianamente vengono pubblicati. Stiamo studiando la virulenza e la patogenicità del virus, la modalità di trasmissione e la fonte di infezione. In questi casi in epidemiologia si ricorre a un indicatore, R0 (“R naught”) che indica quanto è contagiosa una malattia infettiva e quanto un’infezione si riproduce diffondendosi fra le persone. Un rapporto condotto dall’Imperial College di Londra ha stimato attualmente un valore di 2019-nCon pari a 2,6: significa che per ogni persona contagiata se ne stanno infettando 2,6 di nuove.
E’ un valore alto? No. Per fare un paragone, la SARS aveva un indice di R0 intorno a 3 all’inizio dell’epidemia, mentre con morbillo e varicella siamo rispettivamente intorno a 12 e a 15.
E il vaccino?
In questi giorni sono arrivati i primi annunci di prototipi in fase di studio, che significa che vi sono già delle ipotesi di vaccini che verranno sottoposti a trial pre-clinico, quindi su modello animale e, qualora venissero superati i test di efficacia e sicurezza, a trial clinico, cioè sull’uomo. Nel momento in cui un prototipo di vaccino fosse efficace e sicuro anche per l’uomo si potrebbe iniziare a produrlo. Il primo è stato annunciato in Cina, seguito da uno negli Stati Uniti. Secondo quanto riferisce l’Ansa sono almeno cinque le aziende che nel mondo occidentale stanno lavorando in questa direzione, una delle quali si trova in Italia.