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cronaca

Ristorazione, turismo, viaggi e cultura. Quanti sono gli addetti dei settori “bloccati” dal Coronavirus?

Che impatto avrà l’epidemia di Coronavirus – o più esattamente del virus SARS-CoV-2 – sul sistema economico? La risposta più onesta a questa domanda, a meno che qualcuno abbia qualcosa da vendere, è che al momento non esiste davvero un modo per saperlo. Data però la gravità crescente di quello che sta succedendo sembra ragionevole aspettarsi conseguenze non da poco, anche se al momento impossibili da quantificare esattamente.

Il premier Giuseppe Conte ieri 11 marzo ha annunciato restrizioni in tutta Italia fino al 25 marzo. In tutta Italia ci sarà «la chiusura delle attività commerciali, tranne il commercio di beni di prima necessità e le farmacie». A chiudere saranno ad esempio parrucchieri e centri estetici, mentre per le attività produttive ci saranno incentivi allo smart working, ricorso alle ferie e l’invito a chiudere i reparti non indispensabili per la produzione. Qui trovate il testo del decreto  e qui invece trovate cosa resta aperto e cosa invece chiude.

Vediamo i settori che sono e saranno più colpiti. Le attività dei servizi di ristorazione, ci dice l’Istat, avevano nel 2017 circa 1 milione e 200mila addetti divisi fra 277mila imprese diverse. O per dirla in altri termini circa il 7% di tutti gli addetti italiani lavora nel settore, e così il 6% delle imprese.

Nell’intero territorio nazionale, d’altra parte, saranno sospese manifestazioni, eventi e spettacoli (inclusi cinema e teatro), interrotte la attività di pub, sale scommesse e discoteche, chiusi i musei. Questi ultimi, insieme a biblioteche, archivi e altre attività culturali, rappresentano una fetta minore dell’economia italiana e impiegano nel complesso circa 11mila addetti in un migliaio di imprese differenti.

 

 

A livello complessivo, l’Italia partiva da una situazione difficile anche già prima dell’epidemia. Organizzazioni internazionali come l’OCSE stimavano che la crescita nel 2020 sarebbe stata pari a zero, nel quadro di un’economia globale in generale rallentamento. Pochi giorni fa l’organizzazione parigina ha pubblicato poi un aggiornamento dei propri numeri sottolineando che probabilmente ci saranno delle ripercussioni a livello globale, Italia inclusa. Da noi esiste ormai un’eventualità concreta che esse ci riportino in recessione, in effetti l’OCSE ha tagliato le previsione di crescita di circa un punto fra 2020 e 2021, portandole a -0,4 per quest’anno e allo zero per il prossimo. Dal punto di vista globale l’espansione perderebbe circa mezzo punto percentuale con in particolare i cali di Cina (-0,8) e India (-1,1).

 

Si tratta di valori che però vengono presentati in una situazione di estrema incertezza e volatilità, quando ancora resta ancora tutto da vedere come si evolverà la situazione dell’epidemia, soprattutto ora che i focolai si stanno diffondendo anche in altre nazioni sviluppate dall’Europa agli Stati Uniti.