Gli aggiornamenti quotidiani sui nuovi casi (in rosso) e i nuovi decessi (in nero). Sono stati riportati i totali da inizio 2020, l’andamento giornaliero, la distribuzione geografica per ogni nazione e due doppie liste dei dieci paesi in cui si sono registrati il maggior numero di episodi in assoluto e accompagnati dal rapporto per ogni diecimila abitanti, in modo da “normalizzare” i valori tra paesi altrimenti potenzialmente non confrontabili.
Cliccando sui riferimenti delle nazioni (mappa o istogramma) si otterrà un filtro sia per valore complessivo che per l’andamento nel tempo.
Inoltre è possibile selezionare un range di date nello specifico o, in alternativa, affidarsi alla selezione di periodi temporali predefiniti (ultimi 30, 15 e 7 giorni).
Sono complessivamente 75.528 i malati di coronavirus in Italia, con un incremento rispetto a ieri di 1.648. Domenica l’incremento era stato di 3.815, più del doppio. Il dato è stato fornito dalla Protezione Civile. Si registrano 11.591 i morti, con un aumento rispetto a ieri di 812. Domenica l’aumento era stato di 756.
Crescono anche i guariti. Sono 14.620 le persone guarite in Italia dopo aver contratto il coronavirus, 1.590 in più di ieri. E’ l’incremento più alto dall’inizio dell’emergenza. Il dato è stato reso noto dalla Protezione Civile. Ieri l’aumento dei guariti era stato di 646. L‘Italia supera i centomila contagiati dal coronavirus. A 40 giorni dalla scoperta del ‘paziente uno’ – il 38enne di Codogno – il numero di coloro che hanno contratto il virus, comprese le vittime e i guariti, è di 101.739.
Secondo i calcoli statistici pubblicati dall’Istituto Einaudi per l’Economia e la Finanza (Eief), basati sui dati forniti ogni giorno dalla Protezione civile, il periodo compreso fra il 5 e il 16 maggio potrebbe vedere il possibile azzeramento dei casi di coronavirus in Italia. Il Trentino Alto Adige dovrebbe essere la prima area a vedere l’azzeramento dei casi. Seguiranno per ultime Lombardia (22), Emilia Romagna (28), Toscana (5 maggio).
Per allargare lo sguardo noi di Infodata abbiamo messo su una mappa i dati raccolti dall’European Centre for Disease Prevention and Control che quotidianamente pubblica gli aggiornamenti raccolti sulla base dei dati pubblici riguardati il COVID-19 e provenienti dalle varie nazioni sul globo.
Come premesso, i dati sono raccolti a partire dai dati pubblici su scala mondiale, quindi è da mettere in preventivo che possano esserci dei disallineamenti rispetto ai singoli aggiornamenti a carattere nazionale che escono praticamente ogni paio di ore.
Dando uno sguardo all’orizzonte temporale appare evidente che, tolto il picco nei casi di metà febbraio, dovuto essenzialmente alla situazione cinese, nell’ultimo mese c’è stata una vera impennata globale alimentata in particolar modo nei giorni del 20 e del 26 di marzo, culminata con l’apice del 29.
Lasciando libera consultazione dei numeri, sia a livello temporale con la doppia possibilità di filtro, sia selezionando la nazione di interesse, uno dei dati che salta maggiormente all’occhio è ovviamente l’altissima concentrazione di casi, ed in maniera più contenuta anche di decessi, nell’area europea in cui Italia e Spagna sono tra i paesi più colpiti sotto entrambi i fronti.
Pur con un numero di abitanti decisamente più contenuto rispetto a Stati Uniti e Cina, le due nazioni europee figurano al secondo e quarto posto in fatto di casi registrati, rispettivamente con circa centomila e ottantamila contagi in una graduatoria che vede gli USA al primo posto con più di centoquarantamila casi.
Non ci si deve quindi stupire nel vedere Spagna ed Italia in cima all’elenco normalizzato per il numero di abitanti (con riferimento al 2018, ed osservando i soli paesi con almeno dieci milioni di persone) – anche se a posizioni invertite – con la nazione iberica caratterizzata da 16,8 contagi ogni diecimila individui, mentre il nostro paese si assesta appena poco più sotto con 16,1 con un netto distacco rispetto al Belgio, terzo a fronte di poco meno di 9,5 casi.
Per capire quando l’Italia ne sarà fuori e potrà ripartire da un punto di vista economico bisognerà tenere in considerazione del contagio di ritorno. Come è ormai chiaro, non viviamo in una scatola, ne usciremo quando tutti (o quasi) ne saranno usciti.