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cronaca

Decessi “con” o “per” il coronavirus? La statistica della mortalità

“Con” o “per” il coronavirus? I dati dell’Istituto superiore di sanità mostrano abbastanza chiaramente come vi sia correlazione tra la presenza di malattie pregresse e l’incidenza della letalità tra i positivi alla covid-19.

Ad esempio, secondo il bollettino aggiornato al 13 aprile, nel 70,6% dei deceduti era già presente una diagnosi cronica di ipertensione arteriosa, nel 32,6% di diabete mellito tipo 2 e nel 27,9% una cardiopatia ischemica.

Inoltre, un fattore particolarmente aggravante è la presenza di più di una di queste patologie: tra i morti, ben il 60% avevano già 3 o più patologie prima di contrarre il virus, mentre una su cinque ne aveva due e solo il 3% nessuna.

Nulla, tuttavia, sappiamo dei guariti. Per fare un confronto, quindi, occorre attenerci ai dati disponibili sull’incidenza delle malattie sulla popolazione e presumere che i decessi ne siano un campione rappresentativo. Poiché sappiamo che la maggior parte di questi sono anziani, possiamo assumere che il termine di paragone sia la popolazione over 65, con una accettabile approssimazione.

Quelli sui morti da covid sono numeri impressionanti, e tuttavia lo sono anche quelli della diffusione patologie croniche tra gli italiani, specialmente quelli più anziani. Secondo l’annuario 2019 di Istat, ben più di due terzi degli over 75, la fascia di età più colpita, ha una malattia di questo tipo. La percentuale scende, ma non di molto, tra quelli di età compresa tra i 65 e i 74 anni e tra questi più di uno su due ne è affetto. Complessivamente si tratta di quasi 19milioni di italiani. Uno su tre tra gli over 65, inoltre, ha due o più patologie.

Considerando la popolazione totale di ultrasessantacinquenni, tra coloro che soffrono di una patologia cronica solo 3milioni dichiarano di essere in buona salute: sono il 16% del totale. Inoltre, uno su tre ha due o più malattie croniche. Parliamo di sette milioni e 800mila italiani in questa condizione.

Incrociando i dati del totale dei decessi per le patologie disponibili con quelli di Istat, la sproporzione appare evidente: mentre quasi il 30% degli anziani soffre di ipertensione, uno su sette tra i morti, “per” o “con” fa poca differenza, aveva anche questa patologia. Un rapporto ancora maggiore riguarda i diabetici: il 10% contro uno su tre.

E mentre solo un over 65 su tre ha due o più patologie croniche, tra i deceduti da covid-19 ben otto su dieci erano in questa condizione. Infine, se questa può essere una buona notizia, chi non ha una malattia cronica in atto è il 20% degli anziani totali: tra i morti da coronavirus il rapporto scende al 3%.

Ultimi commenti
  • Marzio Maragno |

    Ma prima del COVID quanta gente moriva per patologia?

  • MAURO |

    Sarebbe ora di fare chiarezza in TV e spiegare chiaramente queste cose: nel 2019 sono morte 647.000 persone, circa 2000 al giorno. Ma si fa notizia solo con i numeri dei morti, come se, in assenza di covid nessuno morisse mai!

  • BRUNO SPAZIANI TESTA |

    Mi spiace constatare che non pubblicate tutti i commenti. Come li selezionate?

  • BRUNO SPAZIANI TESTA |

    Giungete a conclusioni che contrastano con i dati che voi stessi fornite. Un esempio dite che gli ipertesi sono il 30% della popolazione ma solo 1/7 ( 14% circa) dei deceduti. Detto così io leggo che l’ipertensione lungi dall’essere un fattore di rischio è un fattore che che protegge dal covid 19 riducendo il rischio decesso di un buon 50%.

  • Gabriele Poole |

    Non è del tutto così: se è vero che senza sapere i contagiati non si può sapere la vera letalità per un dato gruppo, questo non vuol dire che non si possano accertare, sulla base dei decessi la “letalità relativa” tra gruppi confrontando la percentuale tra i decessi e la percentuale nella popolazione. Per esempio, se le donne sono piu’ o meno metà della popolazione ma solo 1/3 dei deceduti bastano due conti per capire che hanno un rischio di morte che è la metà degli uomini. Questo potrebbe anche dipendere da fattori sociologici che portano ad una minore esposizione al contagio ma è piu’ plausibile, a mio giudizio, che dipenda dalla letalità per genere. Lo stesso discorso si può fare per classi di età. E’ abbastanza chiaro che se noi riuscissimo a proteggere i soggetti con patologie e quelli oltre una certa età riusciremmo ad avere un rischio molto basso senza rovinare la vita di milioni di persone che stanno perdendo il lavoro. Ma per stabilire bene i profili di rischio serve , e non capisco perchè non l’abbiano ancora fatto, è uno studio serio con un campione scientificamente selezionato che ci dica qual è la letalità assoluta e non solamente quella relativa.

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