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cronaca

Fase 2: la matematica dei (non) congiunti

Il congiunto è mio, e me lo gestisco io. La questione che sta emergendo in questi giorni a proposito dell’annuncio del Governo di permettere le visite ai “congiunti” nella cosiddetta fase 2, solleva un aspetto importante, che non passa solo attraverso la definizione legale di chi siano i congiunti, ma di chi può decidere quali sono le persone che posso visitare. Il problema è che al momento l’abbiamo posta sul qualitativo e non sul quantitativo: lo Stato ha deciso arbitrariamente che possiamo visitare i familiari senza porre un limite numerico (sono ammessi i parenti fino al sesto grado, cioè i figli di cugini possono incontrarsi), ma non si possono vedere i non familiari.

Non fraintendiamo il problema: un criterio andava trovato, altrimenti non si riusciva a porre un limite al numero di incontri fra nuclei che abbiamo con fatica mantenuto per quasi due mesi in isolamento. Ma ci chiediamo: perché non un criterio quantitativo, basato per esempio sul poter decidere le tre, o cinque, persone che possiamo vedere in questa cosiddetta fase due?

Non servono grandi competenze statistiche per stimare che una persona con uno stuolo di fratelli e cugini (quindi che può entrare in contatto con n nuclei familiari) ha più probabilità di esporre la comunità a contagio rispetto a una persona che decide di vedere al massimo, poniamo, tre persone.

Inoltre, una persona che non ha (o non vuole avere) la famiglia vicino ma che magari conta su una rete forte di amici (ricordiamo che non ci si può spostare fra regioni) sarà penalizzata rispetto a chi vive una situazione più classicamente vittoriana, dove le relazioni reali sono “stabili”. Come nel curriculum famoso stilato da Wislawa Szymborska: “A prescindere da quanto si è vissuto il curriculum dovrebbe essere breve. […] Di tutti gli amori basta quello coniugale, e dei bambini solo quelli nati.”

Statisticamente le reti di sostegno familiare in Italia sono numericamente ampie. Secondo l’ultimo rapporto ISTAT, nel 2016, gli italiani con 18 e più anni possono contare su una rete familiare potenziale di circa 7 persone, gran parte delle quali è costituita da parenti stretti, il che significa che estendere la possibilità di vedersi a tutti i “congiunti” significa liberalizzare reti sociali estese, anche se – ricordiamo – viene mantenuto l’obbligo di distanziamento fisico e di uso, laddove previsto, delle mascherine, che in ogni caso potrebbe valere anche con persone esterne alla famiglia.

Il nocciolo della faccenda è ancora e ancora il distanziamento fisico. Lo conferma anche Nature, che il 27 aprile pubblicava un articolo dove si racconta che al momento  è stato organizzato un grosso team internazionale che sta esaminando i dati dai vari paesi per capire quali misure stanno funzionando meglio, ma al momento risposte non ce ne sono. Non per inadempienza dei ricercatori, ma perché su queste cose i tempi della storia e quelli della scienza non coincidono.
Siamo ancora nella fase in cui “per precauzione stiamo distanti, genericamente e il più possibile, che è l’unica cosa che possiamo fare”.

Ma vediamola un po’ questa Italia dei non congiunti, a partire dai dati Istat “Popolazione residente per stato civile”. Anzitutto, Nella classe di età 15-64 anni, coniugati e celibi quasi si equivalgono: è sposato il 49% della popolazione considerata, mentre il 47,7%  non lo è. Nel complesso ci sono 12 milioni di nubili e 13 milioni di celibi in Italia. Nella classe di età 25-34 anni in particolare, dal 1991 a oggi i celibi sono passati dall’ 48,1% all’ 80,6%  del totale e le nubili dal 29,2% al 64,9%. Nella classe di età 45-54 anni quasi un uomo su quattro non si è mai sposato mentre è nubile quasi il 18% delle donne. Aumentano in tutte le età divorziati e divorziate: oltre 1 milione e 672 mila, molti dei quali – si suppone – abbiano delle nuove relazioni, stabili e non. Tra i 25 e i 34 anni non sono ancora sposati l’81% degli uomini e il 65% delle donne.

Sempre Istat mette in luce come sono le reti sociali degli italiani, specie i più anziani. Il Rapporto sulla situazione del Paese 2019 riporta che con l’avanzare dell’età aumentano le persone che possono contare solo su reti di sostegno (amici, parenti, vicini di casa): dall’8,4% dei 65-74enni si passa al 12,9% dei 75-84enni, per arrivare al 22,8% degli ultra 84enni. Il problema è presente già fra gli over 55. Il 6% dei 55-64 enni può contare solo su reti di amici e un altro 7% su nessuna rete. Solo l’8% degli over 55 conta solo sulla propria famiglia.

Ultimi commenti
  • Ilaria |

    Per non parlare di chi ha congiunti fuori regione. Io ad esempio vivo in toscana e il mio congiunto qui accanto, in Liguria. 105 km che ci separano. Per di più non ho parenti qui in toscana a parte la mia famiglia. Fase 2 uguale alla fase 1 per me.

  • Tiziano Magri |

    L’assunto è “un criterio andava trovato“
    Le domande sono : quale è questo criterio?
    È chiaro?
    Raggiunge l’obbiettivo?

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