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cronaca

Il Covid-19 è diventato una delle principali cause di morte nel 2020. Ecco cosa dicono i dati

La prima morte attribuita al Covid-19 è avvenuta il 9 gennaio nella città cinese di Wuhan. Da allora oltre 235.000 persone hanno perso la vita a causa della malattia, rendendola più mortale delle epidemie di SARS, H1N1, MERS ed Ebola messe insieme. Ma sta anche uccidendo più persone di altre, più familiari, cause di morte.

 

Un calcolo retrospettivo dell‘Economist suggerisce che più persone muoiono a causa di covid-19 a livello globale che per quasi ogni altra cosa. Secondo il Global Burden of Disease, uno studio annuale dell’Istituto per le metriche e la valutazione della salute (IHME) che racconta le vite perse a causa di 282 malattie e lesioni in 195 paesi e territori, il diabete è responsabile in media di 20.000 decessi a settimana, nel 2017 (l’ultimo anno per il quale sono disponibili i dati). Gli incidenti stradali ne hanno uccisi 25.000 persone a settimana. Tumori polmonari e tracheali, 36.000. Infezioni respiratorie inferiori, come polmonite e bronchite, altri 49.000. Durante un periodo di sette giorni particolarmente mortale in aprile, il coronavirus ne ha uccisi oltre 50mila.

E in Italia? Come precisa il report dell’Iss e Istat pubblicato il 4 maggio considerando il mese di marzo si osserva a livello medio nazionale una crescita del 49,4% dei decessi per il complesso delle cause. Se si assume come riferimento il periodo che va dal primo decesso Covid-19 riportato al Sistema di Sorveglianza integrata (20 febbraio) fino al 31 marzo, i decessi passano da 65.592 (media periodo 2015-2019) a 90.946, nel 2020. L’eccesso dei decessi è di 25.354 unità, di questi il 54% è costituito dai morti diagnosticati Covid-19 (13.710).  

I morti che sfuggono alle statistiche ufficiali. Oltre ai decessi attribuiti ufficialmente al coronavirus, nel periodo 20 febbraio-31 marzo si osservano altre 11.600 morti che potrebbero essere correlabili al virus, sia direttamente che indirettamente. Lo sottolinea l’Istat nel suo report sulla mortalità in Italia, redatto insieme all’Iss.

“Una delle conseguenze più drammatiche degli effetti della epidemia riguarda l’incremento complessivo dei decessi. D’altra parte il dato dei morti riportati alla Sorveglianza integrata Covid-19 fornisce solo una misura parziale di questi effetti, essendo riferito ai soli casi di deceduti dopo una diagnosi microbiologica di positività al virus. Si tratta, pertanto, di un indicatore influenzato non solo dalle modalità di classificazione delle cause di morte, ma anche dalla presenza di un test di positività al virus”.

Come si conteggiano i morti. L’ammontare totale dei decessi 2020 è il risultato dell’interazione di diverse componenti: la mortalità direttamente imputabile a Covid-19 e quella per altre cause non direttamente a esso correlata. Quest’ultima componente, a sua volta, è stata in parte modificata dagli effetti indiretti dell’epidemia.

Nel marzo 2017, le cause principali di morte sono state le malattie del sistema circolatorio con il 36% dei decessi totali, seguono i tumori con il 27%, le malattie del sistema respiratorio (9%), le demenze e l’Alzheimer (5%), le malattie dell’apparato digerente (4%) e il diabete (3%). Questa distribuzione è lievemente diversa solo per la macro area a bassa diffusione, prevalentemente costituita da province meridionali, dove la percentuale delle cause cardiocircolatorie è leggermente superiore (39%)

In altri termini, a marzo 2017 sono morte mediamente ogni giorno 1.523 persone, delle quali 555 per malattie circolatorie, 413 per tumori, 132 per malattie respiratorie, 79 per demenze o Alzheimer e 53 per diabete.  Il picco di decessi giornalieri delle tre macro aree di Covid-19 è stato raggiunto il 25 marzo 2020, con 837 casi, nello stesso giorno i decessi totali sono stati 2.902.

Già il 4 marzo 2020 nelle aree ad alta diffusione dell’epidemia, la mortalità di Covid-19 ha toccato le frequenze dei decessi osservati nel 2017 per le malattie del sistema respiratorio. Il 10 marzo i decessi Covid-19 raggiungono il numero complessivo dell’insieme delle malattie respiratorie e dei tumori. Solo sei giorni dopo, l’aumento dei decessi Covid-19 è stato tale da superare tutti i decessi delle due cause precedenti insieme a quelli del sistema circolatorio. In poco più di venti giorni i decessi quotidiani riportati dalla Sorveglianza integrata Covid-19 hanno superato l’ammontare della mortalità giornaliera per tutte le cause registrate nel 2017. 

Come avviene la certificazione di decesso a causa di COVID-19?  Non è banale. Deve essere accompagnata da parere dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS). Per questo motivo, è stato creato un gruppo di lavoro dedicato allo studio delle cause di morte dei pazienti deceduti che risultavano positivi all’infezione da SARS-CoV-2.

L’analisi si basa sui dati contenuti nelle cartelle cliniche e nelle schede di morte ISTAT recanti le cause di decesso di questi pazienti. La raccolta dati avviene tramite la piattaforma web http://covid-19.iss.it, già utilizzata dalla sorveglianza nazionale, epidemiologica e virologica, dei casi di COVID-19 in Italia (coordinata dall’ISS e attivata dalla Circolare ministeriale del 22 gennaio 2020, n.1997).

Ciò premesso come Infodata ci siamo domandati: Il Coronavirus sarà la causa di morte in Italia più frequente nel 2020? Ecco cosa ci dicono i dati

Per mettere a confronto la mortalità da Covid-19 rispetto alle altre cause, abbiamo utilizzato i dati Istat. L’istituto di statistica riporta i principali motivi di decesso registrati in Italia nel 2017, ultimo anno disponibile. In tre anni non vi sono stati così tanti cambiamenti (demografici, sociali oppure clinici) tali da ipotizzare che nel 2020 vi possano essere dei numeri tanto differenti da stravolgere questa classifica.

Poi abbiamo formulato, per semplificare il ragionamento, un’ipotesi: che cioè per ciascuna malattia, le morti da questa siano distribuite in modo lineare attraverso tutto l’anno. Ovviamente non è così, perché ci sono dei fenomeni di stagionalità, anche marcati, per diverse cause. E, speriamo, così sarà anche per la Covid-19. E’  tuttavia una forzatura utile per confrontare i dati in modo omogeneo.