Bulgaria, Grecia e Romania. Con queste tre eccezioni, se volete vivere in un Paese europeo più digitale dell’Italia non avete che l’imbarazzo della scelta. A dirlo, numeri alla mano, è la Commissione europea, che ha rilasciato l’ aggiornamento 2020 (ma basato su valutazioni del 2019) dell’ indice Desi. Un acronimo che sta per Digital economy and society index e che appunto misura la digitalizzazione dei Paesi europei.
L’Italia non solo si trova al 25simo posto della classifica, ma ha addirittura perso due posizioni rispetto allo scorso anno, quando era arrivata al 23simo posto. La Finlandia e la Svezia si confermano rispettivamente prima e seconda, Danimarca e Olanda si sono scambiate di posizione rispetto allo scorso anno.
In totale il nostro Paese ha ottenuto una valutazione complessiva di 43,65, una decina di punti sotto la media europea di 52,62. Mentre la Finlandia ha superato quota 72. Nonostante l’Italia sia uno dei più avanzati rispetto all’implementazione del 5G, per quanto riguarda la connettività il nostro Paese scende dalla 12 alla 17sima posizione.
A penalizzarci è anche l’utilizzo di Internet, che ci vede al 26simo posto in Europa. Siamo invece al 19simo posto per quel che riguarda i servizi pubblici digitali. Il nostro capitale umano, infine, è il più analogico d’Europa: sotto questo profilo siamo all’ultimo posto in Europa. Va detto che questo indice è calcolato sulla base della situazione al 2019, ovvero prima che la pandemia costringesse l’Italia, così come il resto del mondo, ad accelerare il percorso verso la digitalizzazione.
L’edizione 2021 dell’indice Desi sarà l’occasione per misurare quanto le misure di lockdown necessarie per contenere la pandemia abbiano giovato al Paese per quel che riguarda la digitalizzazione. Il sottinteso, che ovviamente è bene esplicitare, è che si sarebbe fatto volentieri a meno di una digitalizzazione forzata figlia di una pandemia che, al 10 giugno, ha ucciso più di 34mila persone in tutto il Paese.