C’è una sottile (ma neanche tanto) linea rossa che connette i programmatori di videogiochi e i giornalisti di dati. Da alcuni anni in modo spesso disordinato vengono gettati ponti tra i due mestieri. Nel 2006, per esempio, sul portale internet Shockwave.com viene pubblicata una nuova generazione di videogame. Airport security, Bacteria Salad, Oil God ed Extreme Xmas Shopping: modesti nella grafica, immediati nel gameplay ma con ambizioni che vanno oltre il puro intrattenimento. Come editoriali esprimono opinioni. Quattro anni dopo esce Newsgames di Ian Bogost, Simon Ferrari e Bobby Schweizer. Il libro da pochi giorni nelle librerie statunitensi è una raccolta di saggi che analizzano queste forme di interazione videoludica. La tesi è sorprendente e sta già facendo discutere. Secondo i ricercatori della Georgia Tech University questi giochi possono rappresentare un nuova strada per fare del buon giornalismo. «Partiamo dalla definizione. Per noi il giornalismo – spiega Simon Ferrari – non è una industria e neppure una professione, bensì una pratica che combina la ricerca dei fatti con l’interesse pubblico per produrre materiale che può aiutare i cittadini a compiere delle scelte. L’articolo completo sulla nascita dei Newsgame e sul libro di Ian Bogost lo trovate qui. Nel video sopra invece trovate lo speech di Ian Bogost dal titolo “Play Anyting”. In questo intervento il pluripremiato designer di giochi rivela che il gioco non è una fuga insensata dalla noiosa realtà. Invece, il gioco è ciò che accade quando accettiamo limitazioni, restringiamo la nostra attenzione e, di conseguenza, ci divertiamo. Ed è anche come vivere una bella vita. Manipolare le carte per fare una mano di poker non è diverso dal trattare le faccende e gli obblighi come strumenti attraverso i quali possiamo scoprire una nuova felicità.
Qui invece trovate il video con la presentazione “Oltre il data journalism: newsgame, contesti e geni del male” di Luca Tremolada e Riccardo Saporiti al Festival Internazionale del giornalismo di Perugia del 2019.
Questo è il quarto di una serie di contributi video che nascono da segnalazioni di utenti-lettori del blog per riflettere sulle prospettive di una società mossa dai dati.
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