La popolazione italiana di età compresa tra 15 e 64 anni si ridurrà di oltre 3 milioni nei prossimi quindici anni. Lo scrive Bankitalia e lo ha ricordato Ignazio Visco nella sua ultima relazione annuale. “Le nostre proiezioni demografiche non sono favorevoli, anche tenendo conto del contributo dell’immigrazione stimato da Eurostat in circa 200.000 persone in media all’anno“. Le conseguenze del Covid-19 si faranno sentire anche sul nostro profilo demografico. Ragionando sul lungo termine perché questo possiamo fare, potremmo provare a inserire nella stessa “equazione” l’impatto delle pandemie e le conseguenze sulla speranza di vita. L’analisi è articolata anche solo per la gestazione di una metodologia di ampio respiro. La ricerca complessa non tanto per la raccolta dati quanto per la capacità di individuare un arco temporale adatto a generare evidenze statistiche significative. Ci limiteremo quindi a mettere in fila qualche numero per avere contezza delle dimensioni con cui ci confrontiamo.
Partiamo dalla speranza di vita. Solo nell’ultimo ventennio abbiamo avuto almeno tre epidemie virali simili (Ebola, SARS e MERS) che, nonostante non abbiano avuto la stessa estensione geografica di Covid-19, non sono completamente risolte. Qui su Infodata trovate dal 1920 al 2019 la timeline interattiva realizzata dall’Oms con le pandemie (e le epidemie influenzali). I dati sono stati raccolti dalla rete Centers for Disease Control and Prevention.
Per avere una idea di quanto siamo aumenta l’aspettativa di vita nel mondo questo video di 13 secondi pubblicato dall’utente di Reddit u / karthikvcp mostra come il miglioramento della salute pubblica negli ultimi decenni ha alzato l’età sia per le donne che per gli uomini. Una versione interattiva la trovate in Our World in Data.
Cosa ci dice questa animazione? In primo luogo che le pandemie sono un evento raro atipico. Colpiscono l’umanità in modo ciclico e imprevedibile. Gli effetti dipendono da vari fattori come le scoperte in campo farmaceutico e il progresso della medicina. Il più importante è riconducibile alle risorse a disposizione della salute pubblica. In 65 anni, negli ultimi 65 anni per la precisione, la medicina moderna ha alzato sensibilmente la retta della speranza di vita in tutti i Paesi del mondo. Le pandemie hanno avuto un impatto che è stato però riassorbito negli anni a venire. Come sappiamo bene lo strumento più efficace per combattere una pandemia è il vaccino, e purtroppo richiede tempi in media molto lunghi. L’eccesso di mortalità delle malattie infettive quindi resta lo strumento migliore per misure gli effetti delle pandemia sulle speranza di vita
Come si misura la contrazione nell’aspettativa di vita alla nascita.
Come ha scritto il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo ci sono due momenti nella storia recente in cui assistiamo a una anomalia nell’eccesso di mortalità. Se escludiamo gli eventi bellici, un importante rialzo di mortalità si è osservato, negli oltre 70 anni trascorsi dal secondo dopoguerra ad oggi, in almeno un paio di occasioni . La prima nel 1956, con circa 50 mila morti in più, concentrati nel periodo invernale – complice la bassa temperatura – e in corrispondenza delle età anziane, verosimilmente attribuibili a fattori influenzali. La seconda volta è accaduto nel 2015, con un incremento ancora nella stessa misura su base annua (+50 mila), anche in questo caso riconducibile in buona parte all’azione di virus influenzali in epoca invernale, cui si sono associati gli effetti letali di un’estate particolarmente torrida (nel mese di luglio). Va anche tenuto conto che, nel rialzo di mortalità del 2015, le conseguenze drammatiche dell’influenza sui soggetti più deboli sono state verosimilmente accentuate da una improvvida riduzione delle vaccinazioni nei mesi”.
Quanto è aumentata l’eccesso di mortalità in questi mesi?
L’ultimo rapporto sull’eccesso di mortalità prodotto dall’Istituto nazionale di statistica (Istat) e dall’Istituto superiore di sanità (Iss) relativo al 4 giugno indica che i decessi in eccesso rispetto alla media 2015-19 sono stati rispettivamente 26.350 a marzo e 16.283 in aprile. Da gennaio ad aprile 2020 si è ridotta in Italia la mortalità complessiva per tutte le cause. A livello nazionale i decessi totali si sono ridotti dagli 80.623 di marzo a 64.693 di aprile e la stima dell’eccesso di mortalità è passata dal 48,6% di marzo al 33,6% di aprile. Siamo vicini ai 50mila indicati dal presidente di Istat.
Il bilancio demografico degli anni scorsi.
L’ultimo dato ufficiale sul numero di decessi in Italia è contenuto nel bilancio demografico del 2019 e viene indicato in 647 mila casi – erano stati 633 mila nel 2018 – mentre la tavola di mortalità più recente (Istat, 2018) segnala – nella versione aggregata senza distinzione per sesso – una speranza di vita di 82,98 anni alla nascita e di 20,89 al 65° compleanno.
Secondo l’analisi dell’Istat sul numero di decessi totali, la contrazione nell’aspettativa di vita alla nascita per il 2020 varierebbe tra lo 0,4 e 1,4 anni. “Tuttavia – precisa Istat – data la forte eterogeneità territoriale nella diffusione del virus, è probabile che le previsioni sottostimino l’impatto reale di Covid-19 sulla speranza di vita”. Inoltre, come sappiamo bene il virus ha colpito in modo asimmetrico concentrandosi nel Nord d’Italia.
La speranza di vita nelle province lombarde.
Un recente articolo pubblicato su La Voce.info di Simone Ghislandi e Benedetta Scotti (l’articolo in pre-print lo trovate qui) ha stimato l’impatto della prima ondata di Covid-19 sulla speranza di vita nelle cinque province più colpite – Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Piacenza – e nell’intera regione Lombardia. Nello scenario realista, si legge, la speranza di vita nelle zone considerate si è contratta marcatamente. Nella provincia di Bergamo, la più colpita, l’aspettativa di vita nel 2020 si riduce di 3,6 anni per gli uomini e di 2,5 anni per le donne rispetto alla media 2015-2017, attestandosi sui livelli registrati 15 anni fa.
“È probabile – osservano i due ricercatori – e certamente lo speriamo, che il calo stimato per il 2020 sia riassorbito nei prossimi anni, con un ritorno della mortalità ai trend storici. Se confrontato con l’andamento dell’aspettativa di vita da inizio Novecento a oggi, è però evidente che per le popolazioni delle cinque province lombarde l’ondata epidemica del Covid rappresenta l’evento più traumatico, in termini di costi umani, dal secondo dopoguerra a oggi“.