Articolo pubblicato a maggio 2020
Le emissioni di anidride carbonica potrebbero scendere quest’anno del 7%. Le misure di lockdown messe a terra dai governi per contrastare l’epidemia del coronavirus hanno cominciato ad avere un impatto anche sui gas serra. Uno studio del Nature Climate Change di martedì scorso ha analizzato su base quotidiana le emissioni di andride carbonica di 69 Paesi perlopiù negli Stati Uniti e in Cina responsabili del 97% delle emissioni globali di CO2. Guidata dall’Università britannica dell’East Anglia con quella di Stanford e il Center for International Climate research di Oslo (Cicero) la ricerca ha sviluppato un metodo per stimare la variazione delle emissioni da gennaio ad aprile 2020. Sono stati poi esaminati i cali di carbonio in sei settori: i trasporti terrestri hanno rappresentato quasi la metà (43%) della riduzione, anche energia elettrica e industria insieme hanno contato per il 43% e l’aviazione il 10%. Secondo le evidenze sarebbe il calo annuale più grande dalla seconda guerra mondiale, dicono i ricercatori ma sarebbe comunque temporaneo e insufficiente.
Qui sotto come Infodata abbiamo confrontato il calo del prodotto interno lordo per la crisi del 2008 con il taglio di emissioni di CO2. Il risultato è riassunto in questa mappa:
Il punto di partenza sono state le percentuali di calo del prodotto interno lordo dovute alla crisi dei mutui subprime, forniti da Eurostat. Ufficio statistico europeo che ha reso disponibili anche i dati relativi alle emissioni di gas serra da parte dell’industria nel 2008 e nel 2009, sulla base dei quali Infodata ha calcolato la variazione percentuale. Infine ci si è rivolti al Fondo monetario internazionale per le stime di riduzione del Pil nel 2020.
Dopodiché si è applicata una semplice proporzione matematica: il calo percentuale del Pil nel 2009 sta al calo delle emissioni di CO2 registrato nello stesso anno come la contrazione del prodotto interno lordo previsto per il 2020 starà alla riduzione delle emissioni.
Cosa dice lo studio. A livello globale le emissioni di CO2 sono diminuite del 17% (pari a 17 milioni di tonnellate di anidride carbonica) durante il picco delle misure di lockdown del 7 aprile rispetto ai livelli medi giornalieri nel 2019, scendendo a una quota osservata l’ultima volta nel 2006. In Italia, il calo massimo delle emissioni è stato del 27,7%. Lo dice la prima analisi con riscontro scientifico sul calo delle emissioni di Co2 durante il lockdown per la Covid-19.
Il rapporto dell’Unep (il programma ambientale dell’Onu) – scrive l’ANSA, ha previsto che sono necessarie riduzioni di gas serra del 2,7% all’anno dal 2020 al 2030 per mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2 gradi centigradi e del 7,6% all’anno per mantenerlo al di sotto di 1,5 gradi (uno degli obiettivi dall’Accordo di Parigi del 2015).
Nel rilevare che il lockdown porterà forse alla più grande diminuzione annuale delle emissioni assolute di gas serra dalla fine della seconda guerra mondiale, gli autori osservano tuttavia che questo non avrà un grande impatto sui cambiamenti climatici, perché poco consistente rispetto alle emissioni accumulate finora e ai tagli che sarebbero necessari. Il suggerimento ai governi che devono far ripartire l’economia è di applicare misure che non aumentino le emissioni future ritardando il Green Deal. Serve dunque concentrarsi su trasporti, mobilità e energie rinnovabili.
“Queste riduzioni estreme sono probabilmente temporanee, in quanto non riflettono i cambiamenti strutturali nei sistemi economici, dei trasporti o dell’energia” ha osservato l’autore principale della ricerca, Corinne Le Quéré intervistato dall’Ansa, osservando che “nelle città e nelle periferie, sostenere gli spostamenti a piedi e in bicicletta” non solo “è molto più economico”, ma è la scelta “migliore per il benessere e la qualità dell’aria, e in più preserva la distanza sociale”.
Il Co-autore Prof. Rob Jackson dell’Università di Stanford e presidente del Global Carbon Project ha spiegato che “il calo delle emissioni è sostanziale ma mostra la sfida di raggiungere i nostri obiettivi climatici dell’Accordo di Parigi. Abbiamo bisogno di un cambiamento sistemico attraverso le energie rinnovabili e le auto elettriche, non di riduzioni temporanee dovute a comportamenti imposti”. Il coautore Glen Peters, direttore di ricerca presso il Cicero ha aggiunto che “anche se il COVID-19 è una tragedia umana, ci ha costretti a guardare al problema del clima con occhi nuovi. Le politiche di confinamento per il coronavirus non hanno lo scopo di risolvere la crisi climatica, ma i dati in tempo reale che raccogliamo ora possono aiutarci a progettare politiche climatiche più efficaci in futuro”.