Articolo pubblicato a maggio 2020
Il cerchio sociale si restringe. Non c’è fase due o tre che tenga. Vacanze, scuola, lavoro, i luoghi della collettività sono e saranno sempre meno collettivi. Il combinato disposto delle regole di distanziamento sociale e l’effetto psicologico indotto dal coronavirus ci ha cambiato dentro. Dati non ce ne sono. Si potrebbero studiare meglio le mappa di mobilità, impostare un sondaggio o studiare ma il rischio della fase 3, è quello di risvegliarsi dalla fase due più soli e più chiusi. Classisti come nel Novecento ma imprigionati in bolle comunicative da social a parlare sempre delle stesse cose con le stesse persone. Non ce ne siamo accorti ma è già accaduto.
Filter bubble e la disuguaglianza strutturale. Lasciamo in pace K.Davis, W.E.Moore, Max Weber e Karl Marx. Stiamo su The Filter Bubble: What the Internet Is Hiding from You perché chi frequenta i social già lo sa. Siamo nella bolla. Lo facciamo ogni giorno, ormai ci siamo abituati e va bene così perché è verosimile che qualcuno sia sempre d’accordo con noi o sempre in disaccordo con noi. Tanto è la stessa cosa visto che si condivide lo stesso frame comunicativo. Per esempio, chi scrive frame comunicativo sa che dall’altra parte nessuno chiuderà o smetterà di colpo di leggere questo pezzo, infastidito dalla scelta dei vocaboli. “Frame comunicativo” in un “pezzo” proprio non si può leggere ma sui social ci siamo abituati a persone che ci accettano e accettano come siamo fatti. Nel bene e nel male. Se arriva qualcuno e ci ricorda che “frame comunicativo non lo scrive nessuno” non lo cancelliamo dalla lista degli amici/follower. Troppo. Una parte del nostro cervello però lo rende irrilevante, il suo commento quasi scompare dalla timeline, rispondiamo solo a chi sta dentro il nostro mind-set sociale. Come dire, sappiamo che fuori dai social c’è un mondo, non siamo mica matti. Però nella Fase 2/3 questo mondo rischia però di essere un po’ più piccolo. E non hai neanche il senso di colpa di sentirti in dovere di uscire dalla tua comfort-zone.
I colleghi di lavoro e la selezione alle macchinette del caffè. Ad oggi chi non è rientrato non sa ancora nel dettaglio come saranno organizzati i luoghi per ospitare la collettività. Una idea precisa ce la stiamo formando con le prime aperture. Avremo le mascherine, staremo a distanza e ogni giorno verrà sanificato il sanificabile. Pensiamo agli uffici: sappiamo, per esempio, che incontreremo meno persone di prima, a orari diversi e i luoghi saranno meno affollati. Sei sei un lavoratore dipendente del terziario avanzato è per esempio difficile che ritroverai la tua compagna di banco divorziata che ha figli sotto i 12 anni. Ne abbiamo parlato qui. Quindi ti toccherà frequentare sul lavoro solo chi se lo può permettere, chi ha responsabilità e stipendi importanti per organizzare la vita a casa, o chi non si può permettere di restare in smartworking. In ogni caso è prevedibile che alla macchinetta del caffè troveremo colleghi a cui nell’era pre-covid non avremmo mai rivolto la parola scoprendo però che per il solo fatto di essere lì con voi avete qualcosa in comune. Ralf Dahrendorf se potesse sarebbe lì con noi e ci abbraccerebbe fortissimo.
La scuola/1, gli amici li scelgono mamma e papà. Se sei un bambino sotto i 12 anni sono dolori. A quell’età gli amici te li fai al parco giochi, a scuola o se fai attività sportiva. Nell’età post-covid gli amici te li selezionano i genitori che sceglieranno le famiglie di cui si fidano di più. Se quindi anche prima ti toccava frequentare solo quelli della tua zona adesso a parte i cugini e quelli del tuo nucleo famigliare la cerchia di amichetti si restringerà. Un po’ come il cerchio della fiducia del film americano “Ti presento i miei”.
La scuola/2, la geolocalizzazione degli affetti. Se sei sopra i 12 anni gli amici te li scegli tu. La negoziazione con la famiglie è un culturale e geopolitica, dipende cioè da che pasta sono fatti mamma e papà e dal luogo in cui vivi. In ogni caso a giugno cinema e teatri riapriranno ma le opportunità di viaggiare o girare per il mondo sono limitatissime. Diciamo che non sembra l’estate giusta per farsi nuovi amici. Vediamo quello che succederà ma sembra da escludere almeno per questa estate eventi alla Woodstock, corsi di lingue all’estero o tour in comitiva. Se va bene gli amici del muretto, i soliti, quelli sono e quelli restano. In qualche modo la bolla dei social si allargherà alla vita.
Sono solo aneddoti, dati non ce ne sono. Del resto non ci sono serie storiche per comprendere la fase storica che stiamo vivendo. Le suggestioni vanno tutte bene. Ma ci sono dati di realtà più chiari di altri. Ora che stiamo imparando a uscire per convivere con il virus ci ritroveremo più soli e più diseguali di prima. La polarizzazione delle ricchezze sarà il primo vettore di trasformazione da misurare. Più difficile sarà invece capire cosa avverrà nella nostra testa, come e se questi mesi di lockdown incideranno sul nostro mind-set valoriale e sociale. Il mondo, là fuori, puzzava già di chiuso prima dell’emergenza Covid. Spalancare le finestre sarà più complicato del previsto e neppure auspicabile fino a quando la pandemia non sarà finita. Il lockdown rischia di sopravvivere al virus. Dopo tutta la fatica per uscire dal Novecento potremmo ritrovarci là dentro. Individualmente e collettivamente.
L’esercizio non ha pretesa di scientificità ma vuole solo indicare il possibile calo di rapporti personali in tre ambienti nei quali si svolge la nostra vita quotidiana: al lavoro (o a scuola/università), sui mezzi di trasporto e nei bar, ristoranti, supermercati e negozi nei quali acquistiamo beni o servizi. I valori di partenza sono una stima (arbitraria) per chi vive in una media città e si sposta con mezzi pubblici, lavora in un piccolo ufficio o officina e pranza fuori casa. È possibile modificare questi dati inserendo una valutazione personale delle proprie abitudini prima dell’emergenza Covid-19 e come il proprio atteggiamento viene modificato con la Fase 2. Si smetterà di prendere i mezzi pubblici? Lavoreremo – noi e i colleghi – più frequentemente in smart working? Si rinuncerà al cappuccino del bar alla mattina? Il risultato è la contrazione della “bolla”, ossia quanto più piccola diventa la nostra cerchia di contatti escludendo, in un certo senso, quelli “casuali” quando siamo fuori casa