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cronaca

Perché gli italiani sono convinti di indossare le mascherine più spesso degli altri

In un campione di otto diverse nazioni sviluppate, gli italiani sono risultati fra coloro che dichiarano più spesso di indossare mascherine durante l’epidemia di COVID-19.

È il risultato di alcuni studi riassunti in una pubblicazione congiunta di Royal Society e British Academy, che ha analizzato cosa sappiamo finora dell’efficacia dei diversi tipi di protezione e dell’attitudine delle persone a farne uso o meno.

Autori e autrici pongono in particolare l’attenzione su alcune analisi internazionali, rappresentative delle popolazioni interessati, condotte da metà marzo a metà aprile 2020. Chiaramente riflettono momenti e condizioni diverse dell’epidemia in varie nazioni, con diverse combinazioni di misure restrittive in vigore, focolai più o meno ampi e così via: tutti fattori che, oltre alle scelte individuali delle persone, non possono che influenzarne la scelta di indossare una mascherina.

Il primo studio è stato condotto dal Max Planck Institute for Demographic Research fra il 13 marzo e il 19 aprile, intervistando circa 66mila persone in Belgio, Francia, Germania, Italia, Olanda, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti. Il risultato è che intanto risulta un drastico incremento nell’uso di mascherine, che in Italia supera l’80%, in Spagna il 65%, negli Stati Uniti il 70%. In Francia e Belgio nello stesso periodo si alza intorno al 40%, mentre Olanda e Regno Unito riportano i livelli minori, con quest’ultimo che supera a malapena il 20%. Nella stessa direzione anche la diffusione di una maggiore igiene per le mani, che di nuovo è diventata ben più frequente in Italia così come in Germania, Regno Unito e Stati Uniti.

Un’altra analisi è quella di IPSOS in 15 paesi, dal 12 marzo al 12 aprile, secondo cui la propensione a indossare mascherine era particolarmente elevata – nonché stabile da diverso tempo – in luoghi come Vietnam (91%), Cina (83%), Giappone (77%) e India (76%). Anche qui viene confermata la rapida adozione di questo comportamento in Italia, che arriva all’81%.

L’uso di mascherine non è l’unica risposta possibile da parte delle persone, e anzi rientra in un ventaglio più ampio di comportamenti di sicurezza possibili per fronteggiare l’epidemia, in mancanza di cure o vaccini efficaci. La pubblicazione ne ha analizzati diversi altri, per capire in che misura essi sono stati presi in considerazione dal pubblico.

A risultare più diffuso, in maniera pressoché unanime in tutte le nazioni studiate, è stato il distanziamento sociale e la propensione a evitare il trasporto pubblico. A essa ha fatto seguito una maggiore attenzione alla pulizia delle mani, in linea con ricerche condotte durante pandemie precedenti di SARS (2002) e H1N1 (2009) e che ha mostrato come gli individui fossero ben familiari con comportamenti di igiene respiratoria – come il modo “corretto” di tossire e starnutire – o per le proprie mani. Azioni “percepite come accettabili e di buon senso che possono essere adottate facilmente per ridurre la trasmissione” dell’infezione, si legge.

Ancora dopo è venuto l’uso di disinfettanti a base di alcool, che invece è risultato variare in misura significativa da nazione a nazione, benché questa differenza potrebbe essere dovuta non alla volontà delle persone ma a “una mancanza di offerta di prodotti”.

In dettaglio, uno studio fra quelli citati mostra sempre valori superiori al 90% per il distanziamento sociale, con l’Italia al 95% e un minimo degli Stati Uniti appunto al 90%. L’igiene delle mani viene citata dall’88% dei nostri concittadini, terzo risultati più basso fra le otto nazioni censite, mentre gli italiani risultano ultimi se invece viene chiesto loro quanto spesso hanno evitato il trasporto pubblico – il 66% del totale vicino al valore degli Stati Uniti ma inferiore a diversi altri che invece arrivano al 75% se non di più. Nell’adozione di mascherine, come anticipato, le risposte degli italiani li pongono primi fra gli altri otto paesi all’84%, seguiti a distanza da Spagna e Stati Uniti al 64-66%. In Olanda, d’altra parte, ci si ferma al 7%.

D’altra nell’uso di disinfettanti l’Italia appare più indietro, e a dichiararne l’uso è poco più di metà dei rispondenti mentre altrove arriviamo spesso anche a oltre due su tre. Piccola anche la fetta di persone che dice di aver fatto scorte di beni: il 16% del totale così come nel Regno Unito, in effetti valori non dissimili da quegli degli altri a parte Stati Uniti e Germania dove invece si supera il 25%.

Per mettere questi risultati nel giusto contesto bisogna ricordare che è impossibile misurare direttamente se le persone indossano le mascherine, come, e quanto spesso. I risultati degli studi presentati qui riflettono le risposte delle persone quando viene domandato loro come si comportano, e come succede talvolta quando si indagano temi “delicati” possono non sempre essere veritiere. Sembra improbabile, per esempio, che in occidente l’adozione delle mascherine abbia potuto raggiungere il livello di nazioni asiatiche come il Giappone dove essa rappresenta un comportamento ormai socialmente quasi dato per scontato.

Le analisi citate, si premura poi di sottolineare la pubblicazione, sono pre-print e non sono state sottoposte a peer review, a intendere che si tratta di ricerche pubblicate attraverso un processo più rapido del solito e senza che siano state ancora verificate in maniera indipendente da altri scienziati, come invece avviene di solito quando vengono pubblicate su riviste scientifiche. Questo significa che nel valutarne i risultati conviene usare un po’ più di scetticismo del solito.

… Segue