Capelli, occhi, guancia, faccia, labbra, sono parole più da donna. Cervello, fronte, naso, orecchie, pupille, sguardo, sono parole più da uomo. Per non parlare degli aggettivi, ancora profondamente gender-bases.
Stiamo parlando dei termini (in realtà in lingua inglese) che sono stati usati finora in letteratura a proposito dei due generi principali. A tentare questa analisi è Erin Davis, scrittrice e giornalista canadese, che ha usato la data-analisi per esaminare il lessico di 2000 libri quasi tutti pubblicati fra il 1900 e il 2020. Circa il 35% di essi ha almeno un’autrice.
In questo modo è riuscita a creare un database, visualizzato poi con una serie di infografiche interattive, che mostra che tipo di aggettivi e di attributi vengono riferiti a soggetti femminili e maschili, anche a seconda che l’autore sia una donna o un uomo. Le differenze che emergono non sono poche.
I libri sono stati selezionati per rilevanza culturale, includendo i bestseller del New York Times, i nominati e i vincitori del premio Pulitzer, i libri e i vincitori di Man Booker, libri spesso insegnati nelle scuole superiori e nei college americani e libri che compaiono spesso nelle top list dei siti di vendita online.
Ogni libro è stato elaborato utilizzando il processore spaCy Natural Language. I soggetti delle frasi erano identificati come maschi o femmine in base ai nomi propri (ad esempio Harry, Hermione, Ron)e ai pronomi di genere (ad esempio lui, lei, zio, regina). Le parti del corpo sono state referenziate rispetto a un elenco compilato manualmente e conteggiate, a seconda del genere a cui erano attribuite. Risultato: come è prevedibile, parole come anca, pancia, vita e coscia sono quasi sempre attribuite a donne, mentre pugno, nocche, petto e mascella vengono usate per descrivere uomini, per sottolinearne la forza.
Il grafico qui sopra descrive le parole che gli autori usano per descrivere le parti del corpo dei personaggi e l’inclinazione di genere. Cliccando il link è possibile navigare il grafico selezionando la parte del corpo che ci interessa, differenziando fra autori uomini e donne.
Ogni parola è dimensionata in base al suo tasso di occorrenza: più grande è la parola, più spesso appare nei libri analizzati.
Un esempio. Se l’autrice del libro è una donna, la parola “heart” (cuore) è correlata ad aggettivi solo se il soggetto della frase è femminile. In altre parole una donna tende a descrivere il cuore di un’altra donna come cuore spezzato, batticuore, cuore di pietra, mentre non attribuisce nessun aggettivo al cuore di un uomo. Diversamente, gli autori uomini descrivono il proprio cuore (quello del soggetto maschile) con diverse caratteristiche, usando più aggettivi rispetto a quelli scelti per descrivere il cuore dei soggetti femminili. Rimane il fatto che il cuore maschile viene per lo più descritto con sfumature legate alla forza, mentre a quello delle donne vengono attribuiti aggettivi come “tender”, “soft”.
Un altro esempio interessante sono i capelli, sempre molto descritti, sia da autori maschi che da autrici. In questo caso però sia le donne che gli uomini descrivono molto di più i capelli delle prime, ma entrambi descrivono quelli maschili esattamente allo stesso modo: bianchi, grigi, sottili, grossi. Alcuni aggettivi hanno una forte connotazione di genere. La parola “folta” riferita a una chioma, per esempio, è molto più probabile che venga usata in relazione ai capelli degli uomini rispetto a quelli delle donne, che dà l’idea che avere capelli folti e ribelli è indesiderabile, in particolare per una donna.
“Fra i miei libri preferiti in assoluto c’è la serie di Harry Potter” racconta Erin Davis al sito Pudding. “Mi sono sempre identificata in particolare con Hermione Granger, una ragazza dai capelli folti, proprio come me.” Eppure, a rifletterci sopra, gli amici di Hermione non la consideravano bella fino al quarto libro della serie, quando riesce a domare i suoi capelli con prodotti magici. Ho immaginato una ragazza adolescente o preadolescente, target della serie di Harry Potter, che il più delle volte per ragioni legate allo sviluppo e agli ormoni ha proprio i capelli come Hermione, vergognarsi della propria chioma riccia e crespa. Io stessa anche se adulta avevo fatto mia l’idea che “folta” non fosse un modo attraente per essere descritto, specialmente per una donna.”