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economia

Il 13% degli studenti si laurea lontano da casa. Ecco dove vanno e perché

Un approccio interessante da cui è possibile osservare i dati di Alma Laurea parte dagli atenei è quello “geopolitico”. In generale chi si laurea in università del Nord tende ad avere risultati lavorativi migliori rispetto alle facoltà del meridione, con diversi casi d’interesse come il politecnico di Torino i cui studenti hanno trovato lavoro il 95% delle volte entro tre anni dalla laurea. Valori che scendono moltissimo, come quello degli stipendi, per chi invece ha studiato in atenei come Chieti-Pescara, Messina o all’università del Molise.

Parte dei risultati dipende, s’intende, dai corsi di laurea offerti. I politecnici fanno appunto bene sia a nord che a sud, e quello di Bari per esempio porta a esiti lavorativi migliori di tanti atenei settentrionali a causa della sua offerta formativa.

Nella visualizzazione che segue è possibile confrontare un certo numero di atenei italiani per controllare come sono andate le cose negli ultimi dieci anni per chi si è laureato con loro. Le differenze che emergono non sono sempre per forza relative alla qualità della loro offerta formativa, ma magari anche al tipo di corsi.

Se per esempio un ateneo forma sempre allo stesso modo i propri studenti e studentesse, ma sostituisce per ipotesi corsi che vanno meglio sul mercato del lavoro con altri meno appetibili è normale che gli esiti ne risentano benché dal punto di vista della qualità dell’istruzione in sé non sia cambiato nulla. Certo a quel punto potrebbe diventare necessario interrogarsi sulla ragione per cui alcuni atenei insistono su ambiti di laurea con conseguenze tanto negative sul futuro occupazionale di chi li studia.

L’indagine Alma Laurea ha coinvolto oltre 290mila laureati nel 2019 di cui, racconta l’ultimo rapporto del consorzio, quasi la metà “(45,6%) ha conseguito il titolo nella stessa provincia in cui ha ottenuto il diploma di scuola secondaria di secondo grado. Il 25,7% dei laureati ha sperimentato una mobilità limitata, conseguendo il titolo in una provincia limitrofa a quella di conseguimento del diploma. Il 12,9% ha sperimentato una mobilità di medio raggio, laureandosi in una provincia non limitrofa, ma rimanendo all’interno della stessa ripartizione geografica (Nord-Centro-Sud), mentre un altro 13,5% ha conseguito il titolo di laurea in una ripartizione geografica differente da quella in cui ha conseguito il diploma. Infine, il 2,4% ha completato il percorso universitario in un ateneo italiano, ma è in possesso di un diploma conseguito all’estero”.

La migliore qualità degli atenei settentrionali viene confermata anche dalla mobilità degli studenti stessi. Infatti “le migrazioni per ragioni di studio sono quasi sempre dal Mezzogiorno al Centro-Nord. La quasi totalità dei laureati che hanno ottenuto il titolo di scuola secondaria di secondo grado al Nord ha scelto un ateneo della medesima ripartizione geografica (97,0%). I laureati del Centro rimangono nella medesima ripartizione geografica nell’87,4% dei casi; del restante 12,6% la maggioranza (ossia il 9,9%) ha optato per atenei del Nord. È per i giovani del Sud e delle Isole che il fenomeno migratorio assume, invece, proporzioni considerevoli: il 26,5% decide di conseguire la laurea in atenei del Centro e del Nord, ripartendosi equamente tra le due destinazioni. Un altro aspetto interessante riguarda i laureati provenienti dall’estero: oltre il 90% sceglie un ateneo del Centro-Nord”. Questi ultimi risultano in crescita, ora al 3,7% del totale quand’erano il 2,7 nel 2009. I licei da soli contano per circa tre quarti dei futuri laureati, mentre appena il 2% arriva da un istituto professionale.

Segue…

Prima puntata: Perché le lauree scientifiche convengono? Alcuni numeri scelti bene (prima puntata)

Seconda puntata: Filosofia e ingegneria informatica: cosa hanno in comune? Confronta lauree, stipendio e lavoro