La classe media va in paradiso, ma solo in Cina. Anzi, solo nei Paesi asiatici. Secondo i dati della Banca mondiale e del FMI, le multinazionali asiatiche come la cinese Huawei e l’indiana Tata contribuiranno ad aumentare il Pil dei rispettivi Paesi spingendole a occupare nei prossimi due anni la top five delle economie top. La partita non è chiusa, le guerre commerciali di Trump contro i produttori cinesi non sembrano però in grado di cambiare il tassi di crescita. Una possibile seconda pandemia potrebbe però davvero rimettere tutto in discussione. Ma secondo i ricercatori l’emergenza Covid-19 non cambierà il futuro dei potenti del mondo. Sic stantibus rebus, stando così le cose, nei prossimi quattro anni gli equilibri saranno già cambiati. L’infografica di Statista rappresenta proprio questo cambio di passo.
Cosa è accaduto. La crescita economica della Cina è stata brusca a partire dagli anni ’90 in poi. A livello demografico la politica del figlio unico della Cina è stata attuata nel 1979 poi è stata abbandonata a partire dal 2016. Tuttavia ha avuto un impatto di lungo termine. I cinesi tra i 25 e 64 anni, cioè le persone in età lavorativa hanno raggiunto il loro picco storico mentre bambini e giovani adulti (15-24 anni) sono in declino da decenni. Questo è un cambiamento che ritroviamo nei Paesi più sviluppati, la riduzione delle nascite è propria delle economie più sviluppate, nel caso della Cina è accaduto per “motivi” politici. Come detto, il vero motore sarà la capacità di spesa della nuova classe media asiatica. Ma anche la stabilità politica dei nuovi borghesi e lo stato della campagne dove le condizioni economiche sono molto lontane in termini di benessere materiale da quello che si vive in città. Uno sguardo ma solo aneddotico lo possiamo riservare alla nicchia dei supericchi cinesi.
Per analizzare il quadro dei miliardari cinesi sono state utilizzate due diverse basi dati, sempre pertinenti all’anno 2019, ma che hanno un periodo di riferimento lievemente diverso, figlio soprattutto della frequenza con cui una delle due viene aggiornata.
Nel dettaglio, per avere una visione dei miliardari su scala mondiale è stata “scattata un’istantanea” dell’elenco in continuo aggiornamento stilato da Forbes, mentre il focus sulla Cina è stato basato sui numeri pubblicati da Hurun Report con riferimento al mese di agosto.
Non stupirà quindi trovare qualche disallineamento (di minima) tra le due fonti, specie se si considera con che rapidità può cambiare la lista di Forbes a fronte di oscillazioni anche solo passeggere.
Nell’infografica che segue sono riportate le 25 persone più ricche al mondo corredate dal dettaglio (visibile al click o al passaggio del cursore) di provenienza geografica, età e fonte principale di reddito.
In particolare, i due rappresentanti della Cina sono evidenziati dal colore rosso sia su scala mondiale, sia per quanto invece riguarda il dettaglio riferito al panorama nazionale che vede invece gli altri miliardari cinesi contraddistinti dal giallo.
In Italia? Come abbiamo raccontato anche qui in Italia la classe media si sta impoverendo e non fa più figli.
L’Indonesia, insieme alle Filippine e alla Malesia, dovrebbe aumentare significativamente le proprie forze di lavoro negli anni a venire, contribuendo a un aumento dei redditi disponibili medi, secondo il World Economic Forum.
Le multinazionali asiatiche, come la cinese Huawei e l’India Tata, sono già emerse in questo secolo e si prevede che altre appariranno sulla scena globale. Ma la rapida crescita in Asia comporta anche una serie di problemi, come una divisione in rapida crescita tra reddito rurale e urbano, degrado ambientale e nuove sfide per la governance e le istituzioni, secondo la FAO.