Certo, dovendosi limitare a guardare i numeri non lo si direbbe. Ma poiché occorre considerare anche il contesto, senza dimenticare quanto accaduto quattro anni fa, il rimbalzo registrato nelle previsioni elettorali da Donald Trump potrebbe essere l’inizio della rimonta. Anche se, per utilizzare un’abusata espressione giornalistica, il condizionale resta d’obbligo.
Prima dei numeri, è bene ricordare che oltre alla convention repubblicana, che al pari di quella democratica storicamente spinge nei sondaggi il candidato alla presidenza, la scorsa settimana è stata ricca di tensioni nel Paese. Attraversato dalle proteste del movimento Black Lives Matters, con scontri tra i manifestanti e i sostenitori di Trump a Portland culminati con una vittima. Mentre giovedì scorso un 17enne vicino ai movimenti di estrema destra è stato arrestato con l’accusa di aver ucciso due manifestanti e di averne ferito un terzo a Kenosha, nel Wisconsin.
Il tutto mentre i giocatori Nba fermavano i playoff in corso ad Orlando, in Florida, a sostegno delle proteste. E riprendevano a giocare solo dopo la mediazione di Michael Jordan, proprietario degli Charlotte Hornets, e con l’impegno da parte delle squadre di trasformare i palazzetti dello sport in seggi elettorali per permettere a più persone di votare il prossimo 3 novembre.
Tensioni che non hanno penalizzato Trump, che invece ha voluto sul palco virtuale della convention repubblicana Ann Dorn, vedova di David, ex poliziotto 77enne di colore ucciso nel giugno scorso da alcuni manifestanti che stavano saccheggiando un negozio durante le proteste per la morte di George Floyd. Un tentativo se non di ingraziarsi la comunità afroamericana, almeno di attirare i voti moderati.
Premessa lunga, ma necessaria per spiegare quanto sia significativo il rimbalzo del presidente uscente nei modelli di previsione del risultato elettorale. Intanto quelli elaborati da Nate Silver su FiveThirtyEight:
Il modello mostra un incremento significativo nelle probabilità di vittoria da parte di Trump. Il quale non solo ha ridotto di circa 8 punti il margine che lo separa dal candidato democratico Joe Biden, ma ha toccato il punto più alto mai visto finora. Certo, si tratta pur sempre del 30,94% di probabilità di vittoria. Ma quattro anni fa lo stesso modello, al 30 agosto, gli assegnava un 22,6% di possibilità di essere eletto presidente. Questo, invece, il modello dell’Economist:
Anche in questo caso si vede un rimbalzo, con Trump che in una settimana è passato dal 9,8 al 12,5% di probabilità di essere rieletto. Ma i due candidati sono molto più lontani di quanto non fossero nei mesi scorsi. Va detto che, a differenza di quello di Silver che parte da giugno, il modello elaborato per l’Economist da Andrew Gelman e Merlin Heidemanns, docenti della Columbia University, parte da inizio marzo. E quindi ha risentito in tempo reale degli effetti della pandemia. La cui gestione da parte di Trump, scrive FiveThirtyEight, è criticata dal 58,1% degli americani. Infine, ecco il modello di Jack Kersting, giovane studente dell’Università dell’Alabama:
Secondo questo modello, la risalita di Trump è iniziata addirittura prima della convention democratica. Utilizzando il filtro nella parte bassa, è possibile visualizzare la situazione nei singoli Stati. E se si guarda alla Florida, uno degli swing state il cui risultato sarà decisivo per la vittoria finale, si vede come il recupero di Trump sia iniziato addirittura all’inizio di agosto. La partita, insomma, resta aperta. O almeno, è ancora troppo presto per dichiararla chiusa. Questa invece la mappa che mostra la situazione nei singoli Stati e la corsa verso i 270 grandi elettori necessari per entrare alla Casa Bianca:
Appuntamento a lunedì prossimo con l’aggiornamento delle previsioni.
Metodologia
FiveThirtyEight utilizza i dati di sondaggi nazionali e locali, unendoli ad alcuni indicatori di natura economica, ed effettua 40mila simulazioni del risultato elettorale.
L’Economist affianca ai sondaggi quelli che le scienze politiche definiscono fattori strutturali, come ad esempio il maggior interesse verso le elezioni a mano a mano che ci si avvicina al voto.
Il JHK Forecast ai sondaggi e agli indicatori economici unisce la tendenza storica di un singolo Stato a votare democratico o repubblicano. I risultati sono simulati 20mila volte.