Per sapere quali interventi non farmaceutici contro la diffusione del coronavirus hanno funzionato meglio, i ricercatori e le autorità sanitarie hanno bisogno di dati, e non potendo pensare a un futuro di frontiere chiuse, con chi rimarrebbe più indietro di altri, la condivisione di questi dati è fondamentale ragionare a livello globale. A marzo, il Complexity Science Hub di Vienna ha avviato una raccolta a livello mondiale di tutte le misure governative che sono state messe in campo in questi mesi per contrastare la pandemia. I primi risultati sono stati pubblicati il 27 agosto 2020 in un articolo sulla rivista Nature Scientific Data e possono essere navigati liberamente sulla piattaforma CSH COVID-19 CONTROL STRATEGIES LIST (CCCSL)
Si tratta di informazioni su 6.068 interventi da 56 paesi: 33 europei, 12 asiatici, 5 sudamericani, 2 nordamericani, 3 africani (soltanto) e uno oceanico, più la nave da crociera Diamond Princess . Per gli Stati Uniti, i dati sono stati raccolti a livello statale per 24 stati degli Stati Uniti. Sono incluse anche le misure attuate a livello subnazionale (dettaglio di stato, regione, città). L’intenzione è quella di aggiornare ulteriormente questo set di dati fino alla fine di dicembre 2020.
I dati sono stati raccolti da fonti pubbliche, comprese fonti governative ufficiali, articoli scientifici, comunicati stampa, comunicazioni governative e social media. Tutti i record sono stati codificati a mano e vengono aggiornati regolarmente. Il CCCSL fornisce la data di implementazione dell’intervento, e quando questa manca, usa la data dell’annuncio dell’entrata in vigore di quell’intervento.
Come leggere la mappa interattiva
Gli scienziati hanno suddiviso le misure in 8 gruppi (L1, in verde):
– identificazione dei casi, tracciamento dei contatti e relative misure di isolamento;
– misure ambientali fra cui disinfezione e pulizia di superfici comuni (trasporti pubblici, mercati);
– capacità sanitaria e sanitaria (per esempio aumento della capacità ospedaliera o del personale sanitario);
– allocazione delle risorse (come le operazioni coinvolte nell’allocazione dei budget, nell’impiego delle risorse e nella distribuzione dei beni per il controllo dell’epidemia);
– comunicazione del rischio;
– riduzione dei contatti;
– limitazione nei viaggi;
– “ritorno alla vita normale”.
Ogni tipo di intervento negli otto gruppi è codificato su quattro livelli, a seconda di quanto l’azione è stata specifica. “Ad esempio per la categoria (L1) delle limitazioni di viaggio ci sono sette sotto categorie (L2), a loro volta ulteriormente suddivise in oltre 50 sottocategorie (L3).
Basta cliccare uno dei pallini verdi (L1) e la mappa interattiva mostrerà le sottocategorie tramite cui questo intervento è stato declinato e in quali paesi.
Una libreria aperta di fonti di informazione è disponibile tramite il software gratuito Zotero (work in progress) che contiene tutte le fonti utilizzate per raccogliere i dati: https://www.zotero.org/groups/2488884/cccsl_covid_measure_project.
Ma i risultati più interessanti devono ancora arrivare. “Abbiamo quantificato l’impatto delle politiche di controllo individuali e abbiamo stilato una classifica in base alla loro efficacia nel ridurre la diffusione del coronavirus”, spiega Amelie Desvars-Larrive, leader del progetto e prima autrice dell’articolo. Questi risultati sono attualmente in fase di revisione.
“Il valore speciale del nostro set di dati è la sua granularità”, afferma Amelie Desvars-Larrive. “A nostra conoscenza, è ad oggi la classificazione più dettagliata delle misure governative contro COVID-19”. Va precisato che durante la crisi anche altri gruppi di ricerca hanno provato a tracciare i dati sulle politiche dei governi. Questi dati si trovano integrati nel Tracking Public Health and Social Measures (PHSM) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, un database globale di misure sanitarie e sociali che sono state messe in campo durante la pandemia COVID-19 da parte di individui, istituzioni, comunità, governi locali e nazionali e organismi internazionali.