Il fatto che un evento sia statisticamente improbabile non lo rende impossibile. Diversamente, nessuno vincerebbe mai alla lotteria. Tocca ribadirlo prima di aggiornare i numeri delle previsioni sull’esito delle presidenziali americane, sempre più favorevoli a Joe Biden. Nel senso che anche i modelli più cauti lo accreditano di un 80% di possibilità di vittoria. Di sicuro si sa che ha un vantaggio consistente nel voto popolare, ma per come è organizzato il sistema elettorale americano questa non è una garanzia di vittoria. Citofonare Hillary Clinton per avere una conferma.
Se la scorsa settimana si apriva con le rivelazioni del New York Times sui versamenti fiscali di Donald Trump e viveva dell’attesa per il primo dibattito tra i due candidati, finito in una sorta di rissa verbale, la notizia della positività al Sars-CoV-2 del presidente ha cambiato tutto. Gli analisti la chiamano sorpresa d’ottobre, per definire quell’evento che si verifica nel mese antecedente le elezioni e che rischia di modificarne l’esito.
La realtà è che la malattia di Trump precipita tutto nell’incertezza e non solo per le sue condizioni di salute. Biden, ad esempio, ha ritirato gli spot elettorali che contengono attacchi diretti alla figura del presidente. Eppure la gestione della pandemia da parte della Casa Bianca era stato uno degli argomenti utilizzati dai democratici negli ultimi mesi.
La situazione è ben sintetizzata da una vignetta utilizzata da FiveThirtyEight.com per accompagnare un articolo sui possibili effetti della malattia di Trump sulle elezioni. Una vignetta in cui un uomo afferma «I don’t know». Appunto, «non lo so». Intanto però il modello ideato da Nate Silver per la prima volta vede le chance di vittoria di Biden superare l’80%.
Nel giro di un mese Trump ha visto ridursi di un terzo le possibilità di ottenere un secondo mandato. Probabilità che, lo ricordiamo ancora, per quanto basse rispetto a quelle di Biden sono comunque molto, molto più alte di quelle di vincere alla lotteria.
Il modello previsionale elaborato dall’Economist è invece quello più sbilanciato in favore di Biden, accreditato di un 89,5% di probabilità di vittoria finale.
Anche JHK Forecast, modello elaborato da un giovane studente dell’università dell’Alabama, accredita il candidato democratico di una possibilità di vittoria che supera l’80%. In questo grafico, bene ricordarlo, c’è un filtro che consente di visualizzare la situazione nei singoli Stati.
E sempre per valutare l’andamento a livello di singoli Stati, ecco una mappa costruita a partire dalle previsioni di FiveThirtyEight.com.
Interessante notare come, secondo il modello, Biden potrebbe perdere in Florida, in Ohio, in Arizona e in North Carolina, ovvero negli Stati più in bilico, e comunque raggiungere i 270 grandi elettori necessari per diventare presidente. Certo, vincere gli swing states darebbe ai democratici maggiori certezze. Proprio quelle che la diagnosi di positività al nuovo coronavirus del presidente ha contribuito a demolire.
Metodologia
FiveThirtyEight utilizza i dati di sondaggi nazionali e locali, unendoli ad alcuni indicatori di natura economica, ed effettua 40mila simulazioni del risultato elettorale.
L’Economist affianca ai sondaggi quelli che le scienze politiche definiscono fattori strutturali, come ad esempio il maggior interesse verso le elezioni a mano a mano che ci si avvicina al voto.
Il JHK Forecast ai sondaggi e agli indicatori economici unisce la tendenza storica di un singolo Stato a votare democratico o repubblicano. I risultati sono simulati 20mila volte.