Le misure di lockdown servono sì a contenere la diffusione del virus, ma si innescano nel momento in cui si rischia il collasso del sistema sanitario. Detto altrimenti, quando i numeri dicono che stiamo arrivando a non avere più posti nei reparti di terapia intensiva. Misurare il numero dei ricoverati rispetto ai letti a disposizione diventa quindi uno strumento più efficace di quello dei contagi per valutare la situazione. Senza contare che il numero delle persone in ospedale è certo, mentre quello dei contagiati dipende da quello dei tamponi effettuati. Nota bene, una terapia intensiva non è satura quando è fisicamente al 100%, ma quando si avvicina a essere piena e ha molti pazienti Covid, perché per il personale che ci lavora gestire un covid è molto più pesante. Una terapia intensiva piena oltre la metà è già un sovraccarico non da poco.
Per questo motivo Infodata ha realizzato l’infografica che apre questo pezzo. Il grafico è costruito incrociando i dati relativi ai posti letto disponibili, un’informazione resa nota dal commissario per l’emergenza coronavirus Domenico Arcuri, con quelli forniti dalla Protezione civile sui ricoveri.
I quadrati rossi rappresentano la percentuale dei posti letto occupati sul totale di quelli a disposizione. Nel riquadro in alto (in alto a sinistra per chi legge da desk) rimane fissa la situazione nazionale. In quello in basso (negli altri tre per chi legge da desk) sono “fotografate” le situazioni nelle tre regioni che, mentre scriviamo, hanno il tasso di occupazione più alto. I filtri consentono di visualizzare la situazione nelle altre regioni. Il grafico si aggiorna quotidianamente.
Oltre a consentire un monitoraggio costante della saturazione dei reparti di terapia intensiva, i dati forniti dalla Presidenza del Consiglio consentono anche di verificare come sia cambiata la disponibilità. Il decreto Rilancio prevedeva infatti che si arrivasse ad avere 14 posti letto ogni 100mila abitanti. Questi i risultati:
Con le sole positive eccezioni del Veneto e della Valle d’Aosta, che hanno allestito più posti letto di quanto richiesto, e del Friuli Venezia Giulia che ha centrato l’obiettivo, il resto delle regioni italiane ancora arranca. La situazione peggiore in Umbria, dove nessuno dei 57 posti letto da aggiungere è stato realizzato. La migliore nel già citato Veneto: qui la richiesta era di aggiungere 211 posti in terapia intensiva, ne sono stati realizzati 331. Non solo: un quarto dei posti letto in terapia intensiva aggiunti in questi mesi si trova negli ospedali veneti. Regione che, dopo aver gestito la prima ondata con uno dei più elevati rapporti tra tamponi e abitanti, si prepara ad affrontare la seconda con la quota più elevata di posti in terapia intensiva rispetto alla popolazione.
Nota bene: nel grafico sono esclusi i pazienti negativizzati ancora ricoverati in terapia intensiva (Ti), nonché i pazienti in Ti per altre ragioni