Nel 2020 sono comparsi 117 nuove emoji, vuole dire che ne circolano 3.136. Entro il 2021 questa cifra è destinata a crescere a 3.353. Si stima che 5 miliardi di emoji vengano utilizzati ogni giorno su Facebook e solo su Facebook Messenger.
A cosa servono gli emoji? Chi vi scrive non ama gli emoji e se ne scusa. Non c’è una ragione particolare. Sono scorciatoie, segnali di senso che aiutano a collocare nel contesto giusto quello che dite. Aiutano a risparmiare parole e quindi sono comode nella comunicazione via social. Il mio problema è che sono anonimi, tutti uguali. Io non sorrido come un emoji. E non faccio neanche l’occhiolino per dire che sto scherzando. Dovere utilizzare queste convenzioni mi irrita, anche perché non posso più farne a meno. In ogni caso le faccine sono rivelatrici e indici: l’emoji più utilizzata su Twitter e Facebook è il pianto con risata, mentre il cuore è il più popolare su Instagram.
Le novità. Il 2020 ha visto il rilascio di 117 nuove emoji tra cui il bubble tea, il cartello e la bandiera transgender, che hanno fatto crescere il numero dei pittogrammi popolari a 3.136. Già, 217 nuove emoji sono state annunciate per il rilascio nel 2021, che sarà il numero a 3.353. Il cuore fiammeggiante, la donna barbuta e gli uomini con i baffi che si amano arriveranno solo l’anno prossimo.
Un po’ di storia. Il creatore del noto segno grafico che ha fatto enorme fortuna sul web è Scott Fahlman, professore di informatica alla Carnegie Mellon University. La consacrazione arriva nel 2016 con l’’ingresso al MoMa. Poi gli Standards Manual – gli editori indipendenti newyorchesi ritenuti un punto di riferimento dalla community di graphic design mondiale –, lanciano su Kickstarter l’acquisto del primo manuale cartaceo interamente dedicato agli Emoji, i famosi caratteri originari per chattare col telefono. A questo punto, mentre già qualcuno parla di Nobel, il mondo prende definitivamente coscienza che gli Emoji sfondano un altro traguardo e diventano la nuova milestone del design 3.0, acclarati come lo strumento di comunicazione di massa più dirompente degli ultimi anni. Qui l’articolo integrale su Sole 24 Ore.
Qui trovate un divertente progetto di dataviz che mette insieme musica ed emoji. I dati sono di Spotify che hanno permesso di correlare gli artisti alle canzone e alle faccine. Noi ne avevamo parlato qui.