È la notte dell’8 novembre 2016. Si chiudono le urne negli Stati Uniti ed inizia il conteggio di un voto che, secondo tutti i sondaggi, porterà Hillary Clinton ad essere la prima presidentessa degli Usa. Poi Donald Trump ha iniziato a vincere in Ohio, quindi in Florida e in North Carolina. Continuando in Michigan, Wisconsin e New Hampshire, quindi in Pennsylvania e poi su fino ai 306 grandi elettori che lo hanno portato alla Casa Bianca.
Nel frattempo crollavano le borse, a cominciare da quelle asiatiche, e il prezzo dell’oro, bene rifugio per eccellenza, saliva. Nessuno o quasi avrebbe scommesso su una vittoria di Trump, nessun sondaggio lo indicava come vincente. Eppure vinse. Quattro anni più tardi non solo non si trovano sondaggi che lo diano vincente, ma il distacco da Joe Biden è più ampio di quello che lo separava da Clinton nel 2016. Eppure non è ancora detta l’ultima parola.
Il punto è che è ancora possibile un successo di Trump. Improbabile, certo, ma non impossibile. Nate Silver, lo statistico che quattro anni fa dava al candidato repubblicano le maggiori probabilità di vittoria, ha scritto su FiveThirtyEight.com un articolo dal titolo eloquente: “Sono qui per ricordarvi che Trump può ancora vincere”. Un titolo magari non proprio freddo, ma che fa capire come i democratici facciano bene a lasciare in ghiaccio lo spumante. E i repubblicani farebbero bene a mettercelo, perché non si sa mai.
Il primo punto riguarda la Pennsylvania. Come si vede dal grafico, vincendo qui (oltre, ovviamente, in tutti gli Stati in cui ha un vantaggio maggiore su Trump) Biden potrebbe perdere in tutti gli altri swing states e riuscire comunque ad essere eletto presidente. Dovesse perdere avrebbe comunque la possibilità di vittoria finale, ma dovrebbe aggiudicarsi Stati nei quali ad oggi il suo vantaggio è meno ampio di quello che i sondaggi gli attribuiscono in Pennsylvania. Insomma, la sua strada verso il civico 1600 di, appunto, Pennsylvania avenue a Washington si farebbe più accidentata.
Poi c’è il tema dei collegi elettorali. Come mostrò a proprie spese Clinton quattro anni fa, non basta aggiudicarsi il voto popolare, ovvero prendere un voto in più dell’avversario, per vincere. Come spiega Silver, se Biden dovesse vincere il voto popolare con un vantaggio compreso tra i due e i tre punti percentuali, avrebbe solo il 41% di probabilità di diventare presidente. Di più: con un vantaggio democratico inferiore al punto percentuale, Trump sarebbe rieletto all’89%. Una chance di vittoria paragonabile Biden l’avrebbe se vincesse il voto popolare con almeno 4 punti di vantaggio rispetto allo sfidante. Al momento, FiveThirtyEight.com lo dà avanti di 7,8 punti. Ma, appunto, si tratta di un sondaggio.
Sondaggi che possono sbagliare, è capitato anche in Italia. In queste settimane, negli Stati Uniti, si parla molto di shy voters, elettori timidi. Timidi nel senso che hanno scelto di votare Trump ma di fronte alla domanda del sondaggista preferiscono dire che votano Biden. Perché lo facciano è una domanda per gli psicologi. Agli statistici interessa di più il fatto che si tratta di un fenomeno probabilmente non così rilevante, ma che potrebbe incidere. Si è visto infatti come la variazione anche solo di un punto percentuale possa influenzare l’esito finale.
E non è mica finita. Conterà anche l’affluenza, intesa come capacità degli americani di andare a votare. Molti elettori, oltre 60 milioni, hanno già votato. Un numero più alto rispetto alle ultime elezioni, favorito anche dalla pandemia. Bisogna però intanto capire se i voti espressi via posta arriveranno per tempo: in alcuni Stati valgono solo se saranno consegnati entro oggi. E poi bisogna capire se sono stati compilati correttamente.
Gli americani definiscono il fenomeno come naked ballots. In pratica, la scheda compilata deve essere inserita in una busta anonima, che a sua volta deve essere inserita nella busta affrancata con il mittente. In questo modo le autorità elettorali sanno che chi ha chiesto di votare per posta lo ha effettivamente fatto. E, una volta che la busta anonima finisce insieme a quelle delle altre persone che hanno votato per posta, viene garantita la segretezza del voto. Una procedura farraginosa, che potrebbe indurre in errore chi si trova ad eseguirla per la prima volta. E quest’anno saranno in molti ad eseguirla per la prima volta.
Insomma, sono diversi i modi in cui le cose possano mettersi male per Biden e bene per Trump, sovvertendo sondaggi e modelli previsionali che indicano il democratico come chiaramente favorito per la vittoria finale. E per chi avesse qualche dubbio sul fatto che sia possibile ribaltare sondaggi e modelli previsionali, basti ricordare che quattro anni fa, il giorno dopo le elezioni, una signora nata a Chicago fu costretta a pronunciare queste parole: