Come abbiamo visto nella prima parte di questo articolo l’accettazione dell’omosessualità nel mondo appare in aumento, ma con importanti differenze nella nazioni fra cui proprio il modo in cui si è evoluta l’opinione degli italiani. Secondo l’ultima analisi del Pew Research Center, un centro di analisi indipendente che analizza le attitudini delle persone su un gran numero di temi diversi, in molte nazioni il numero di persone secondo cui l’omosessualità dovrebbe essere accettata dalla società è in aumento.
“In 22 delle 34 nazioni censite i giovani sono ben più propensi a sostenere che l’omosessualità dovrebbe essere accettata rispetto agli anziani”, con enormi differenze generazionali in particolare in Corea del Sud (56 punti di distacco fra i 18-29enni e gli ultra-50enni) e meno in Giappone (36 punti).
In diverse fra i paesi analizzati poi non sono risultate particolari differenze di opinione fra uomini e donne, ma dove invece esse comparivano erano tutte nella stessa direzione: ovvero che in generale le secondo tendevano a essere più tolleranti dei primi. Questo è risultato particolarmente vero tra l’altro in Corea del Sud, Giappone o Canada, dove l’accettazione dichiarata da parte delle donne appare 12-14 punti percentuale maggiore rispetto agli uomini.
Altro grande punto di divario è il livello di istruzione. Le persone con un percorso di studi più lungo tendono spesso ad avere un’opinione più tollerante dell’omosessualità. “Per esempio in Grecia”, si legge, “il 72% di coloro che hanno un diploma o titolo di studio più avanzato dice che l’omosessualità dovrebbe essere accettata, contro il 42% di chi ha studiato fino alle scuole medie o meno”. Lo stesso distacco può essere trovato sia in nazioni come l’Italia, dove l’accettazione cala dall’89 al 73%, che in Ucraina dove è già bassa per gli istruiti (25%) ma scende ancora di più (11%) per gli altri.
Quanto alla religione, in 25 dei 34 paesi analizzati coloro che non la ritengono particolarmente importante nella propria vita sono anche i più propensi a dirsi tolleranti dell’omosessualità, e viceversa. In maniera simile, mostrano le analisi del centro di ricerca, le persone che non hanno alcuna affiliazione religiosa (ovvero coloro che si auto-identificano come “atei”, “agnostici” o simili) tendono a mostrare maggiore accettazione. In maniera più specifica, i risultati mostrano maggiore accettazione dei cattolici rispetto a protestanti o evangelicali, e risultati particolarmente bassi nel caso dei musulmani.
Oltre a questo a incidere molto è anche il livello di sviluppo economico, con le nazioni più ricche che in generale tendono ad avere un atteggiamento di maggior tolleranza rispetto alle altre. Il rapporto cita il caso di Svezia, Olanda e Germania, nazioni dove il PIL pro capite supera i 50mila dollari annui, e in cui la percentuale di abitanti secondo cui l’omosessualità dovrebbe essere accettata dalla società è fra le maggiori misurate. Al contrario in paesi come Nigeria, Kenya o Ucraina, dove il PIL per abitante è inferiore a 10mila dollari, la fetta di coloro che si dicono più tolleranti non arriva al 15% del totale.
Dal 2002, ovvero il primo anno in cui il Pew Research ha iniziato a condurre ricerche mondiali su questo tema, molte nazioni hanno visto aumentare molto la tolleranza espressa verso l’omosessualità. Negli Stati Uniti per esempio il 72% dice oggi che dovrebbe essere accettata dalla società, contro appena il 47% ancora nel 2007.
“Molti dei paesi analizzati”, ricorda il documento, “hanno visto un incremento dell’accettazione a doppia cifra” come un aumento di 21 punti in Sud Africa e 19 in Corea del Sud. In India, nei soli cinque anni intercorsi dal 2014 al 2019 l’aumento è stato di 22 punti, con ampi miglioramenti anche in Messico e in Giappone.
Fra le eccezioni a questo genere di cambiamento c’è però proprio l’Italia, dove i valori hanno fluttuato leggermente in su e in giù, ma grosso modo sono rimasti stabili intorno a dov’erano nel 2002.