Nuova mappa dei social network e nuova metodologia. Vincenzo Cosenza ha deciso di considerare non solo i social media più utilizzati da desktop, ma anche quelli da app. Ne esce ridimensionato la “zona” di influenza di Qzone per il resto però la balcanizzazione dei social resta confermata. Facebook, per esempio, è il social network preferito in 154 dei 167 paesi analizzati, pari al 92% di copertura del globo terrestre. Siamo sopra i 2,7 miliardi di utenti di cui 1,8 si connettono almeno una volta al giorno. Per Zuckerberg come peraltro per tutti i social che aspirano a una leadership globale il territorio su cui puntate, per usare una metafora alla Risiko, è la Cina. Là risiede la metà della popolazione attiva dei social e presenta ancora margini di crescita a differenza di quanto avviene per esempio in Europa dove, scrive Cosenza, è stata “raggiunta la saturazione (413 milioni di utenti attivi al mese), mentre Stati Uniti e Canada (255 milioni di utenti attivi mensili), hanno anche perso due milioni di utenti giornalieri (ora 196 milioni)”.
Per ragioni culturali e politiche, per esempio, in Russia e nei territori dell’ex Unione Sovietica domina V Kontakte che se la gioca in casa con Odnoklassniki, altro storico social nato in Russia. Negli ultimi dodici mesi sono capitolati Armenia, Kirghizistan, Moldavia, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan.
Nessuna novità invece dalla Cina dove si conferma WeChat la piattaforma più popolare con 1,2 miliardi di utenti. Molto governativa e posseduta dal colosso Tencent WeChat è oggi il principale luogo di sperimentazione che in qualche modo tiene traccia dei gusti e delle novità che arrivano dall’Occidente. Infine, da segnalare il Giappone dove Twitter viene preferito a Facebook, anche se si registra un interesse crescente per Instagram.
Vista dall’alto la mappa di Vincenzo Cosenza descrive quello che è stato ribattezzato le “splinternet” delle piattaforme, un processo che prelude a una balcanizzazione dei social. La frammentazione a cui assistiamo certamente risponde più a logiche politiche e culturali che a reali esigenze di servizio. Il caso della guerra a TikTok è forse l’esempio più chiaro per capire il contesto all’interno del quale queste piattaforme si muovono. In discussione, come sappiam,o, ci sono le proposte di riforma del digitale avanzate dalla Commissione Ue nel Digital Services Act e nel Digital Markets Act che andranno a disciplinare anche i social network
“Come alleati del mondo libero, l’Unione Europea e gli Stati Uniti dovrebbero lavorare a stretto contatto per un approccio internazionale coerente” per stabilire le nuove regole dello spazio digitale, ha detto nei giorni scorsi il commissario Ue per il Mercato interno, Thierry Breton, nel corso di un’intervista alla Cnn. Dopo la decisione di bandire il presidente americano Donald Trump dalle proprie piattaforme, “i social media dovranno occuparsi di ciò che accade sulle loro piattaforme“. E per i social potrebbe davvero essere una rivoluzione copernicana che spingerebbe ancora di più a una frammentazione di questo spazio digitale.