A quanto pare il nuovo piano vaccinale stravolge completamente la logica del primo, quello che vedeva quattro fasi da completarsi una dopo l’altra, con la precedenza a personale sanitario e anziani, poi agli over 65 e ai fragili e via via agli altri, senza distinzione netta fra le professioni svolte. Stavolta ci sono sempre 4 fasi ma con una prima novità: la Fase 1 (i prioritari fra gli elegibili per vaccino Pfizer e Moderna) e la Fase 3 (i prioritari per vaccino AstraZeneca) procederanno contemporaneamente. I vaccini di Pfizer/Moderna serviranno per abbassare la letalità e quello di AstraZeneca per limitare la diffusione del virus.
Da quello che si evince adesso continueremo con la Fase 1 (meglio dire Platea 1) e inizieremo con la Fase 3 (Platea 3). Appena finisce la Fase 1 ogni regione parte con la 2 a seconda delle dosi che arrivano dei due vaccini a RNA, e nel frattempo si somministrano anche quelli di AstraZeneca per le persone della fase 3. Dalle slides diffuse dal Ministero non è però così chiaro a che punto saremo a fine marzo rispetto alla vaccinazione della fase 2.
Le fasi sono queste:
- Fase 1 (vaccini Pfizer e Moderna) operatori sanitari e socio-sanitari, ospiti Rsa e over 80.
- Fase 2 (vaccini Pfizer e Moderna): persone estremamente vulnerabili indipendentemente dall’età, persone vulnerabili over 70 (con classificazione delle malattie incluse), anziani 75-80 anni, anziani 70-75 anni, 60-69 enni senza rischi specifici, 55-60 enni senza rischi specifici.
- Fase 3 (vaccino di AstraZeneca): tutte le seguenti categorie contemporaneamente: personale scolastico, lavoratori di servizi essenziali e dei setting a rischio, penitenziari e luoghi di comunità, altri servizi essenziali. Chiaramente under 55.
- Fase 4 (si vedrà in base alle forniture e alle novità): popolazione rimanente.
Ma perché abbiamo dovuto cambiare tutto? Perché AIFA ha approvato il vaccino per chiunque abbia più di 18 anni, così come aveva fatto l’EMA qualche giorno prima, ma in una nota del CTS datata 30 gennaio, ha aggiunto una parolina magica, evidenziata in grassetto nel documento: preferenziale. Lo mettiamo in bold anche noi.
Leggiamo:
- in virtù della maggiore robustezza delle evidenze di efficacia si suggerisce un utilizzo preferenziale dei vaccini a RNA messaggero nei soggetti anziani e/o a più alto rischio di sviluppare una malattia grave.
- In attesa di acquisire ulteriori dati, anche dagli studi attualmente in corso, al momento per il vaccino Astra Zeneca si suggerisce un utilizzo preferenziale nelle popolazioni per le quali sono disponibili evidenze maggiormente solide, e cioè soggetti giovani tra i 18 e 55 anni.
Al di là di chiederci operativamente come si tradurrà questa semantica fuzzy, la domanda che abbiamo sulla lingua da alcuni giorni è la seguente: come è possibile che non abbiamo previsto che il vaccino di AstraZeneca sarebbe stato consigliato solo per gli under 55? Nessuno fra gli esperti di farmacovogilanza nelle istituzioni aveva visto i dati sui trial di sperimentazione del farmaco notando che il campione di over 55 testati era troppo esiguo per darci la sicurezza di un vaccino per i più fragili, prevedendo che AIFA avrebbe posto dei caveat?
Lo abbiamo chiesto a Gianni Sava, già docente di Farmacologia presso l’Università di Trieste.
“La fascia di popolazione più fragile è la più delicata per avere risultati solidi e immediati, perché le persone più fragili con comorbilità hanno più facilmente un sistema immunitario non ottimale. Quindi serve un grane campione. La differenza è che Pfizer e Moderna avevano già da prima un campione molto più ampio per i loro trials: circa 40 mila persone contro le circa 20 mila di AstraZeneca”. Si legge nel documento AIFA , che il 13% del campione era di età pari o superiore a 65 anni e il 2,8% era di età pari o superiore a 75 anni.
Potevamo prevederlo? “Questa emergenza ha modificato gli schemi con cui le aziende farmaceutiche interloquiscono con le agenzie regolatorie” continua Sava. “Prima l’azienda faceva le sue ricerche in segreto e una volta ottenuti i risultati attesi presentava il malloppo all’agenzia regolatoria. Chiaramente questi tempi molto lunghi non sono compatibili per l’emergenza. Quindi per quanto riguarda i vaccini si è deciso che man mano le aziende avrebbero comunicato ad EMA i propri dati. La mia impressione è che le autorità siano state spiazzate da questi risultati.”
In una situazione drammatica come questa il Ministero a oggi 5 febbraio 2021 ore 14 non ha ancora pubblicato alcun documento sul proprio sito web disponibile per tutta la cittadinanza che spieghi bene come andranno le cose. Sono solo state presentate delle slides con delle tabelle la sera del 3 febbraio, a un gruppo di giornalisti parlamentari. Potrà sembrare voler vedere il pelo nell’uovo, ma non è così. A un anno dall’inizio della pandemia la comunicazione istituzionale su un tema così pregnante dovrebbe forse essere più aperta e trasparente. Anche perché dalle slides condivise fino a oggi con la stampa non è chiaro per esempio chi verrà effettivamente vaccinato prima e chi dopo all’interno della stessa fase, per esempio nella fase 2, e come sono state effettuate le stime numeriche, peraltro dettagliatissime, delle persone incluse in ogni fase.
Attendiamo fiduciosi maggiori informazioni.