L’attività del Parlamento legate alla pandemia è stata finora marginale. Secondo l’ultimo aggiornamento al 22 gennaio dell’associazione Open Polis, che aggrega in una pagina quanto le istituzioni pubbliche hanno fatto per rispondere all’emergenza sanitaria, gli atti legati al Covid sono in tutto 490 e fanno capo soprattutto al Ministero della Salute e alla Protezione civile. Nel primo caso sono stati 149, nel secondo 88. Altre istituzioni fra le più attive sono state il ministero dell’interno, la presidenza del consiglio, il commissario straordinario per l’emergenza presieduto da Domenico Arcuri e il governo, con un numero di atti che si è aggirato fra i 30 e i 40.
Tutte le altre istituzioni pubbliche sembrano invece aver rivestito una funzione meno di primo piano, a cominciare dal Parlamento che in un anno dall’inizio dello stato di emergenza ha approvato 14 atti. Queste, s’intende, sono solo indicazioni quantitative che non possono entrare nel merito di quanto poi tali atti contengono effettivamente.
Fonte: Open Polis
Come ricorda l’associazione stessa, con la dichiarazione dello stato di emergenza il 31 gennaio 2020 viene introdotto il “potere di ordinanza, conferendo al consiglio dei ministri una competenza attributiva di tale potere. Il potere di ordinanza permette al soggetto individuato di agire in deroga alla normativa vigente, ma sempre nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico” mentre “la delibera del 31 gennaio è composta da 3 articoli. Il primo dichiara l’istituzione dello stato di emergenza per un periodo di 6 mesi (fino al 31 luglio), individuando con l’articolo 2 nel capo della protezione civile il soggetto responsabile per l’attuazione degli interventi normativi necessari”.
Allo stesso tempo, sottolinea ancora Open Polis, “un aspetto che sembra centrale in tutta questa fase è che l’emergenza sta riducendo lo spazio per il dibattito sulle decisioni che vengono prese. Decisioni che hanno serie implicazioni su alcune delle libertà fondamentali dei cittadini, tra cui la libertà di spostamento. Gli atti emanati da protezione civile, ministero della salute, regioni e governo sono prese in deroga all’attuale normativa, con un coinvolgimento del parlamento che fino ad oggi è stato minimo. Trattandosi principalmente di provvedimenti “amministrativi” vengono presi senza quel duplice controllo che generalmente viene assicurato con l’approvazione di leggi e decreti legge. Quello cioè del presidente della repubblica e del parlamento”.
La combinazione di questi elementi rende ancora più importante il monitoraggio di quanto viene fatto, da parte di giornalisti, attivisti, esperti, cittadini, perché appunto in una fase di emergenza diversi fra i meccanismi di controllo del potere vengono allentati quando non scavalcati del tutto.
Uno di questi casi è il ricorso ai decreti attuativi, “norme secondarie (solitamente decreti ministeriali) che regolano contenuti di dettaglio e che sono indispensabili per la piena applicazione di leggi e decreti legge” e insieme “di fondamentale importanza visto che spesso dettano le regole per la distribuzione delle risorse economiche stanziate dal governo a favore di cittadini ed imprese”.
Eppure, conclude Open Polis, “negli ultimi giorni del 2020 l’ufficio per il programma di governo (Upg) ha pubblicato uno studio riguardante i decreti legge Rilancio e Cura Italia. Secondo tale ricerca circa il 99% delle norme contenute in questi due decreti sarebbero auto applicative o comunque dipendenti da atti già pubblicati. Si tratta tuttavia di un’analisi parziale e non soddisfacente in termini di trasparenza. Ci sono infatti molte altre misure che richiedono atti di secondo livello. Per citarne una, la legge di bilancio per il 2021 che, secondo alcuni conteggi, richiederebbe ben 176 decreti attuativi. In questo scenario diventa quindi fondamentale poter monitorare la stato di implementazione di questi atti dato che la loro mancata pubblicazione può bloccare l’erogazione delle risorse. Ciò era possibile grazie ad uno strumento realizzato dall’Upg che rispondeva perfettamente a questo fine. Tuttavia, da qualche mese tale servizio non è più disponibile e, nonostante le nostre sollecitazioni, non è ancora stato ripristinato”.