Per applaudire si accende e spegne il microfono, appena qualcuno inizia a parlare è automatico dedicarsi ad altro e se ti distrai un attimo scatta un “soliloquio collettivo” che rischia di essere mortale per chi vi ascolta. Parliamo di Clubhouse, il nuovo social network più discusso sulle reti social. Per chi non ne avesse mai sentito parlare di una applicazione che permette di comunicare solo utilizzando la voce, in modalità sincrona. Cioè, a differenza degli altri social più popolari non si scrive non si pubblicano foto o video e nemmeno si postano “vocali”. Si parla o si ascolta in diretta. Come durante una “call” in videoconferenza ma senza video. Un tributo alla cultura vocale, alla radio e ai più moderni podcast. Chi c’è su Clubhouse? I soliti dell’avanguardia di internet, la vecchia scuola di chi frequenta i social, poi professori universitari, giornalisti, qualche calciatore, qualche vip della tv e moltissimi professionisti che tengono non brevi pitch su loro stessi per accreditarsi e presentarsi alla comunità. Nella realtà in questa primissima fase Clubhouse è un insieme di bolle audio, affascinanti ma con giganteschi problemi sotto il profilo della privacy. Su 24+ l’articolo in versione integrale.
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