La campagna vaccinale partita ormai da due mesi (27 dicembre 2020 per Italia ed Europa) sta tenendo banco sul fronte mediatico e al contempo sotto i riflettori le varie aziende produttrici dei vaccini, specialmente in funzione delle dosi e della loro disponibilità.
E’ notizia di qualche giorno fa che alcune realtà produttrici di vaccini hanno visto migliorare il loro corporate rating rilasciato da Standard Ethics.
Per contestualizzare meglio questo annuncio, occorre sapere che Standard Ethics è un’agenzia di rating indipendente con sede a Londra che si occupa di sostenibilità etica e si autodefinisce come “self-regulated sustainability rating agency” avendo adottato – in assenza di regole sui rating ESG (Environmental, Social, and Corporate Governance) – il modello e i vincoli delle agenzie di rating di merito creditizio.
Il rating – effettuato per le imprese che ne fanno richiesta e, di conseguenza, non omnicomprensivo – che prende il nome dall’agenzia, Standard Ethics Rating (SER) appunto, è uno strumento che misura la sostenibilità e la governance fondate sulla “compliance” ai principi e alle indicazioni volontarie delle Nazioni Unite, dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) e dell’Unione europea.
Appartenente alla categoria dei rating extra finanziari richiesti dall’impresa, lo Standard Ethics Rating, oltre a misurare l’adesione alle maggiori indicazioni internazionali di sostenibilità, fornisce anche una stima qualitativa e quantitativa sul rischio reputazionale delle società e prevede una scala gerarchica costituita da nove livelli.
Nello specifico i valori possibili sono EEE, EEE-, EE+, EE, EE-, E+, E, E- e F dove “EEE” rappresenta il modello ottimale, “EE” una situazione media, mentre “E” corrisponde ad uno scenario sotto la media per poi proseguire con gli ultimi di step della scala.
Facendo quindi seguito alla notizia, noi di Infodata abbiamo esaminato i dati resi disponibili da Standard Ethics per valutare quale sia il quadro attuale delle aziende censite, mostrando anche – se disponibile – il pregresso di valutazioni precedenti.
Nella visualizzazione che segue sono le 447 aziende censite relativamente alla loro ultima valutazione, raggruppate in ordine decrescente per rating (da sinistra a destra, da EEE- a E-), colorate in rosso per le tre della notizia e di blu per le altre appartenenti al settore Biotech & Pharma.
Oltre allo “spaccato” sulle tre realtà esaminate, per ogni azienda è possibile ottenere i dettagli su settore di appartenenza ed eventuale “storico” presente negli archivi Standard Ethics.
Stando a quanto riportato dagli analisti di Standard Ethics, in riferimento a AstraZeneca, Pfizer e Johnson & Johnson, emerge che “il contributo vaccinale fornito da alcune aziende farmaceutiche per contrastare l’epidemia da Covid-19 ha elevato l’impatto positivo che il settore pharma ha per la sostenibilità del sistema attuale, anche nell’interesse delle future generazioni“.
In particolare, AstraZeneca ha visto innalzare il proprio rating a “EE-“ rispetto al precedente “E+” conferitole ad ottobre del 2016, analogamente a quanto accaduto per Pfizer che aveva invece ottenuto il valore di “E+” nel corso del 2019, come evoluzione rispetto alla prima valutazione rilasciata nel 2017 che l’aveva categorizzata tra le azienda in stato “pending”.
La terza azienda per cui è stato ri-esaminato il rating è Johnson & Johnson, che punta a produrre un miliardo di dosi del proprio vaccino nell’arco del 2021, alla quale è stata una confermato il grado di “E” ottenuto anche nell’ultima valutazione datata 2018.
Tra tutte le “company” presenti nei dati di Standard Ethics, compaiono complessivamente 22 realtà del settore “Boitech & Pharma”, distribuite in due per la classificazione “EE” (Shire e Takeda Pharmaceutical), otto per “EE-“ (tra cui Novartis), sei in “E+” (Bayer e Roche tra le più note) e le restanti cinque in “E”.
Ad ogni modo, al netto dell’innalzamento di alcune aziende farmaceutiche, Standard Ethics ha anche aggiunto che le strategie in merito ai temi ESG potrebbero essere più allineate alle indicazioni di sostenibilità provenienti da Onu, Ocse e UE, aggiungendo che rimarranno sotto osservazione le capacità di riuscire ad adempiere agli obblighi contrattuali assunti.