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Il primo medico morto per Covid-19 se ne è andato l’11 marzo 2020 …

Il primo medico morto per COVID19 se ne è andato l’11 marzo 2020. Si chiamava Roberto Stella ed era il Presidente dell’Ordine dei Medici di Varese,.

In un anno la pandemia ci ha portato via  340 medici, per la maggior parte Medici di Medicina Generale, precisamente 112 (dato al 18 marzo 2021). E no: non sono morti tutti nella prima fase, che ci ha colto quasi completamente impreparati. Il personale sanitario continua a morire per il COVID19. Gli ultimi sono Massimo Iacouzzi e Giorgio Guidetti, deceduti il 12 e 13 marzo 2021.  Dal 1 ottobre 2020 a oggi sono morti 158 medici, e oltre la metà di loro erano Medici di Medicina Generale. Da Natale a oggi sono 44. Molti di loro erano anziani: attualmente su 340 medici caduti, 68 erano in pensione. Personale che si è reso disponibile volontariamente per rientrare, data l’emergenza, in un sistema ospedaliero in ginocchio. In Italia c’è un grande bisogno di specialisti, che mancano anche per colpa di un collo di bottiglia decennale nell’accesso alle scuole di specializzazione.

 

Sono i numeri che abbiamo elaborato dal sito web di FNOMCEO,  Federazione degli Ordini dei Medici italiani, che aggiorna la lista segnata a lutto ogni giorno, accompagnata dalla dolorosa poesia Non gridate più, di Giuseppe Ungaretti. Serve della poesia per condurci lungo questi numeri.

 

Cessate d’uccidere i morti,
Non gridate più, non gridate
Se li volete ancora udire,
Se sperate di non perire.

Hanno l’impercettibile sussurro,
Non fanno più rumore
Del crescere dell’erba,
Lieta dove non passa l’uomo.

 

 

Ai dati sui medici deceduti bisognerebbe aggiungere quelli sugli infermieri e gli operatori sanitari deceduti, ma non abbiamo un database nazionale e aggiornato con la stessa frequenza. Nei giorni scorsi comunque la FNOPI (Federazione Ordini Infermieri) ha riportato che il Covid-19 ha ucciso 80 Infermieri. Sono 90 mila invece quelli che sono stati contagiati, sui circa 270mila infermieri solo fra i dipendenti del Servizio Sanitario Nazionale.

 

Il punto non è quanti medici sono morti rispetto al totale. Il punto è che siano morti, in tanti, facendo il proprio lavoro in un contesto forse non sempre sicuro, con turni massacranti per scarsità di personale.

Nell’ultimo anno abbiamo perso 14 anestesisti, 11 cardiologi, 2 dermatologi, 4 diabetologi, 5 ematologi, 3 endocrinologi, 8 fra epidemiologi ed infettivologi, 3 fisiatri, 4 gastroenterologi, 4 geriatri, 12 ginecologi, 8 neurologi, 4 ortopedici, 5 otorinolaringoiatri, 13 pediatri, 6 pneumologi, 4 psichiatri, 3 radiologi, 4 urologi.

E ben 29 odontoiatri (la metà nella seconda ondata).

Nell’infografica abbiamo riportato i loro nomi, uno per uno, ma non perché sono eroi.

Grossa parte dei deceduti erano medici in pensione e questo non è un tema secondario. Sarà importante capire se ci sono state irresponsabilità da parte delle istituzioni che dovevano predisporre una prima risposta alla pandemia che mettesse in sicurezza prima di tutto il suo personale, con i Dispositivi di Protezione Individuale idonei, e sarà importante anche chiarire perché durante la seconda ondata sono morti quasi tanti medici quanto nella prima ondata.

Ma sarà anche occasione per affrontare seriamente il problema della carenza di specialisti in alcune categorie, che ha fatto sì che molti anziani siano dovuti rientrare. Prendiamo per esempio gli anestesisti. Il numero chiuso alla specialità ne ha fatti uscire pochi, che allo scoppiare della pandemia un lavoro già ce l’avevano, qui o all’estero.

 

A settembre 2020, per l’anno accademico in corso, 2019/2020, il Ministero dell’Università e della Ricerca metteva a disposizione  14.455 borse di specializzazione, 5mila in più rispetto alle 8.920 del 2018-19 fra cui ben 1.649 borse per Anestesia, Rianimazione e Terapia intensiva e del dolore. Nel 2018-19 le borse per questa specialità erano state 744. Qualche anno prima, nel 2014-15  le borse di specialità per  Anestesia, Rianimazione e Terapia intensiva e del dolore erano state 646.

Non è certo finita. Gli ospedali sono ancora sotto forte stress, perché di fatto da inizio dicembre a oggi il numero degli ospedalizzati non è mai sensibilmente diminuito come è accaduto la scorsa primavera.

E oggi siamo – per citare Montale – sul filo di lama. Sono arrivate le varianti, Il tunnel è ancora lungo.